La storia di Victoria

7 Febbraio 2009 3 Di redazione

Salve a tutti,
mi chiamo Victoria, ho 39 anni e da dieci vivo in Italia, dove fin da subito ho lavorato con grande impegno ed umiltà, ho pagato regolarmente le tasse e mi sono sempre comportata onestamente nel pieno rispetto delle leggi e delle persone.
Io e il mio fidanzato, dopo alcuni anni di duri sacrifici, abbiamo pensato alla possibilità di aprire una nostra attività. Siccome lui lavorava e rimettendosi a studiare avrebbe sottratto tempo al lavoro, decidemmo che il corso presso la camera di commercio lo avrei fatto io.
A tanti anni dalla laurea, sapevo che per me non sarebbe stato facile rimettermi sui libri, ma credevo che sarebbe bastata una buona dose di volontà per riuscirci. Allora mi misi a studiare, nonostante le notevoli difficoltà nel comprendere i significati più tecnici, più specifici.
Per mesi, rimasi chiusa in casa tra i libri e i fogli degli appunti più difficili da memorizzare, e che avevo appeso con lo scotch tra i pensili della cucina ed il camino. Ripetevo le nozioni da mattino a sera, incessantemente. Nella mia mente c’era solo quel fondamentale obiettivo, e nei discorsi col mio compagno il progetto di un lavoro assieme, sognando il quale ci consolavamo nei momenti difficili che continuavamo a vivere.
A dicembre iniziò il periodo degli esami, e io andavo ogni volta a seguirli, per capire che tipi di domande facessero più frequentemente e anche per prendere familiarità con l’ambiente, in vista della mia prova. In quei giorni, ebbi modo di ammirare un’esaminatrice, una donna molto affascinante e dolce, e che metteva a proprio agio gli esaminandi che, a turno, si avvicendavano e più di una volta mi capitò di chiedere nelle mie preghiere che potesse essere lei ad esaminarmi.
Qualche giorno prima di Natale arrivò il mio momento; quella mattina ero estremamente serena, tranquilla, e quando mi accorsi che mi avrebbe interrogata lei ne fui entusiasta!
Chiamarono il mio nome, e io andai a sedermi davanti alla commissione. Lei mi sorrise. Poi, io le porsi il documento, e lei smise di sorridere; smise di sorridere non appena lesse la mia nazionalità: rumena. La sua espressione si fece tesa, cupa, direi cattiva; cercò di mettermi in difficoltà, e non aveva più niente della donna rassicurante che avevo visto con i miei compagni. Finché, con tono carico di disprezzo, mi disse che non mi avrebbe dato neppure la sufficienza e che avrei dovuto rifare l’esame almeno dopo sei mesi. Dopo l’esame, fui stata chiamata per firmare un foglio… e la delusione fu più che inimmaginabile… quando scoprii che per le prove scritte sostenute prima della prova orale con quella donna avevo, addirittura, preso il massimo possibile!!!!
Non riuscivo a crederci: guardavo immobile il mondo attorno a me e aspettavo di svegliarmi, credendo che quello che stavo vivendo fosse un incubo. Invece era tutto vero!!!
Nel percorso per tornare a casa gridai piangendo, pensando sia a tutto l’impegno che ci avevo messo, sia con quanta fatica avevo riunito tutti i certificati degli studi fatti in Romania: giornate e giornate perse tra infiniti gomitoli di burocrazia, e un sacco di soldi spesi. Ma credendo che le fatiche sarebbero state ripagate con la realizzazione di un sogno, avevo superato tenacemente ogni scoglio. L’amarezza che mi aveva assalita mi ha fatto vivere il Natale più brutto che io ricordi.
Mai avrei immaginato che il problema sarebbero state solo le mie origini: quella donna non aveva neppure sentito il tono della mia voce, che già aveva cancellato il sorriso dal suo volto e si era disposta negativamente verso me.
Io non voglio giudicare quella donna, né posso sapere per quale motivo abbia reagito così. Tanto, anche se la riempissi di insulti, la situazione non cambierebbe.
Tra qualche mese dovrò rifare l’esame, e questa volta mi farò accompagnare da un legale, il tutto, ovviamente, a mie spese. Ma l’unica domanda che continua a martellarmi la testa è cosa mai io possa aver fatto di sbagliato da quando sono qui in Italia per aver meritato una simile discriminazione. Non chiedo risposte, ma solo un po’ di riflessione per tutte le volte in cui pensiamo di poter giudicare una persona solo in base al colore della sua bandiera e, purtroppo, la cronaca ci dice che ciò accade più spesso di quanto si pensi.

Un particolare ringraziamento a tutti voi per il tempo che mi avete dedicato

Victoria

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