Scalia: “La situazione della Videocon di Anagni (Fr) non mi convince”

19 Giugno 2009 0 Di redazione

Rubrica aperta ai commenti (legittimi) dei lettori
L’assessore regionale del Lazio Francesco Scalia preoccupato per la vicenda della Videocon di Anagni.
“L’evoluzione della vicenda Videocon – Scrive Scalia – desta qualche perplessità e molta preoccupazione.
In questi mesi sono stati presentati al Ministero delle attività produttive quattro progetti industriali incentrati sulla produzione di fotovoltaico. Uno di questi era stato promosso dalla Provincia di Frosinone e dalla Regione Lazio.
Si tratta di progetti che avrebbero garantito una riconversione vera del sito di Anagni, coerente con le capacità professionali del personale lì impiegato, ed una produzione ad altissimo contenuto di innovazione tecnologica, in un settore in grandissima espansione e che ancora non conosce una presenza industriale in Italia.
Ebbene, di fronte a tutto ciò, la proprietà indiana ha scelto di cedere il sito industriale ad un consorzio di imprese attivo nel settore del tessile. Aspettiamo di conoscere il piano industriale per esprimere un giudizio compiuto. Sia consentita, intanto, una sola considerazione. Il tessile in Italia sta attraversando una profonda crisi, anche per la concorrenza con realtà produttive di alcuni paesi (Cina, India), nei quali vengono praticati costi della mano d’opera notevolmente inferiori a quelli italiani e che hanno minori garanzie sotto il profilo della tutela dell’ambiente e del lavoro. Immaginare di produrre pelletteria in Italia ed esportarla in India mi sembrerebbe, a primo acchito, un controsenso. E comunque: la proprietà indiana e il consorzio consegnino immediatamente il piano industriale alle istituzioni territoriali ed al sindacato. Invito tutti – conclude l’assessore regionale del Lazio – a vigilare con attenzione; in particolare il Governo nazionale, che con la proprietà indiana ha stipulato un contratto di programma dalla stessa non rispettato e che in questo anno si è fatto notare solo per la sua assenza. Non si può giocare sulla pelle di mille e quattrocento famiglie e sulle prospettive di sviluppo di un territorio”.