Due chiacchiere con Gaetano Curreri degli Stadio

1 Agosto 2009 2 Di redazione

Grande successo giovedì 30 luglio ad Arpino per il concerto degli Stadio, che si è tenuto all’acropoli di Civitavecchia nell’ambito di “Arpino città aperta alla musica”, iniziativa promossa dal Comune di Arpino e dalla Pro Loco presieduta da Serena Sciucca con il patrocinio della Regione Lazio e della Provincia di Frosinone. Il famoso gruppo ha presentato i grandi successi di sempre e i brani del nuovo cd “Diluvio Universale” davanti a quasi 5mila spettatori.
In questa occasione Luciano Rea di Ciociariaturismo ha intervistato il leader Gaetano Curreri:
Gaetano ma qui in Ciociaria sei quasi di casa
Io sono in casa, perché questa è una terra che ci ha sempre voluto bene dall’inizio, quando dai primi anni 80, qui avevamo tanti amici, avevamo delle persone che ci venivano a sentire. Anche molto giovani come Daniele Mignardi, che poi è diventato il responsabile della nostra comunicazione, l’uomo che si occupa di tenere i rapporti con la radio, televisioni, giornali, per cui qui è cresciuta proprio anche la nostra credibilità, è cominciata la nostra storia perché poi con gli anni abbiamo lavorato con Verdone, c’è stato subito un grande rapporto con questa terra per cui siamo molto affezionati alla Ciociaria in generale.
E questa sera siete ad Arpino in occasione di “Arpino città aperta alla musica”. Un segno del destino, l’anno scorso Lucio Dalla e quest’anno voi

Ah, sai è anche giusto che sia così, prima il maestro poi dopo arriviamo noi. Con Lucio c’è un grande rapporto di affetto, di amicizia, di rispetto, perché io non avrei cantato e scritto canzoni se non avessi incontrato lui, che è stato il mio maestro. Lui è stato importante perché come gli artigiani che ti insegnano un mestiere, ti insegnano le cose che non devi fare, e le cose che devi fare te le fanno capire senza insegnartele troppo in maniera oppressiva, e questo è stato importante per noi, per me soprattutto.
Il concerto di questa sera ha 2 sezioni ben distinte: il nuovo album molto riflessivo e un finale esplosivo

Sì ma perché è un po’ la storia degli Stadio, gli Stadio hanno tanti anni di carriera, questo altro anno festeggiamo quasi 30 anni, che sono tanti anni.
Negli anni ‘80 abbiamo cominciato a scrivere le prime canzoni e nell’81 viene fuori il nostro primo album, la produzione del nostro primo disco cominciò all’indomani della tournée Banana Republic
dove c’erano canzoni che avevano idee, che avevamo racimolato durante quella tournée, che provavamo in uno studio, che allora era poco più di uno sgabuzzino, quella che poi è diventata la Fonoprint, uno degli studi più importanti d’Italia e li è cominciato tutto, tante cose sono cominciate con gli Stadio. Così ci sentiamo molto fortunati, soprattutto abbiamo una bella storia che ci piace raccontare nei concerti, in questo modo raccontiamo l’intero album al quale teniamo moltissimo che è “Diluvio Universale”. E’ un album serio in un momento forse in cui le cose serie fanno più fatica, ecco noi non siamo mai alla moda, cerchiamo sempre di essere noi stessi, in questo momento ci andava di fare un disco molto serio, lo abbiamo fatto, però raccontiamo anche tutte le nostre canzoni, raccontiamo la nostra storia che è sempre stata molto rigorosa, molto coerente, la coerenza è stata sempre la caratteristica che ha accomunato tutti questi anni di carriera.
Hai parlato anche dell’uso della tecnologia, degli sms, oggi non si vendono tanti dischi, si scaricano eccetera, com’è questo rapporto

Non è tanto questo, noi la tecnologia la facciamo diventare più importante di noi, io credo che la tecnologia è importante, però deve essere sempre limitata all’uso che ne fai in quel momento, non deve diventare una ragione di vita, c’è gente che ormai della tecnologia ne ha fatto una ragione di vita, addirittura combatte la solitudine, la solitudine si combatte andando a parlare con la gente, poi è bello anche Facebook, sono belli questi momenti di socializzazione attraverso questi mezzi, però poi bisogna anche riuscire ad usare il contatto, il contatto vero, quello vero che diciamo alla fine del concerto “teniamoci in contatto”, il contatto quello, la fisicità, vivere la vita non solo in maniera virtuale, viverla in maniera reale, questa è la cosa importante solo che noi confondiamo tutto, il reale con il virtuale. Quando io stasera sono arrivato in questo posto, ne ho visto la bellezza, dentro di me si è scatenata un’energia che se l’avessi visto sul computer non mi avrebbe dato tutta questa energia. Essere qui in questo momento, in questo posto così magico mi ha fatto fare un concerto bello, è questo che la gente capisce, le persone capiscono che mettendosi in gioco, si esce dal “diluvio universale”.
Ti sei divertito?
Molto, si è anche sentito, quando io mi diverto comincio a cambiare le cose, cambio i testi, trovo delle soluzioni originali perché voglio costruire proprio qualcosa di irripetibile in quel momento, purtroppo, la tecnologia tende a omologare tutto a fari diventare tutto uguale, appiattire tutto, e poi questo la paghiamo alla lunga, diventiamo sempre più tristi, sempre più soli …..pensateci!
Ho detto 2 o 3 cose anche intelligenti.
Luciano Rea ha rivolto alcune domande anche a Daniele Mignardi, storico ufficio stampa degli Stadio.
Daniele è appena finito il concerto degli Stadio, come è nato questo tuo rapporto con loro e soprattutto quanti anni fa?
Prima di tutto mi fai raccontare una cosa che non ho mai raccontato, per cui lo faccio vista dell’amicizia che ci lega, è iniziato ormai più di 20 anni fa, se io faccio il lavoro che faccio oggi, quello di occuparmi di comunicazione nello spettacolo, è proprio per colpa loro perché 20 anni fa avevo delle idee su di loro, sugli Stadio, avevo più o meno 15 anni, ho scritto una lettera a Gaetano e lui mi ha chiamato a casa dopo un po’ di tempo, abbiamo parlato di quello che volevo fare, insomma questo è stato un primo approccio, poi è diventata un’amicizia, ora anche per lavoro mi occupo di tanti artisti ma con loro c’è questo rapporto che ci lega di vecchia data.
Il momento più bello e quello più brutto

Momenti belli tanti, perché abbiamo fatto tante belle cose insieme e soprattutto quello nato da una mia idea che li ha portati a fare un concerto a Napoli davanti a 100 mila persone, momento brutto qualche incomprensione venuta fuori nel tempo ma che è servita solo a rinsaldare quell’amicizia con Gaetano ma non solo, anche con tutti gli altri del gruppo e con tutto il gruppo di lavoro degli Stadio
Questa sera hai preso un applauso di ringraziamento, è stata la prima volta?

No, Gaetano lo fa sempre, devo dirti che ormai c’è questo tacito accordo che non me lo aspetto però mi fa molto piacere, è gratificante, siamo molto amici al di là del lavoro
Quanto c’è di Ciociaria , di sentirsi orgogliosi di questa terra in questo lavoro di comunicatori visto che siamo ad Arpino, terra di Cicerone che era un grande comunicatore
Quanto c’è non lo so, sicuramente ci sono la determinazione e la passione.