Opinioni: “bamboccioni” per voi cosa significa?

23 Gennaio 2010 1 Di redazione

Per Voi, a prescindere dalla Vostra età anagrafica, il termine “bamboccioni” che significato ricopre?
Secondo Voi é appropriato impiegare tale vocabolo nel nostro linguaggio? E a che proposito?
Una legge potrebbe promuovere le responsabilità, i diritti e i doveri di molti? E in che modo? Andando via di casa o …?
Le tematiche giovanili sono un argomento molto interessante, in quanto i giovani hanno una capacità formidabile nello sfornare idee, anche sulle problematiche che li riguardano. I giovani per la loro età e non solo, si mettono anche in discussione, vogliono crescere, sono avidi di sapere, non sempre appaiono ai genitori come sono, abili nell’usare internet per facilitare la loro condizione, cercano una loro autonomia e spesso la conquistano, ma non sempre questa coincide con “l’andar via di casa”.
Così la penso io, è un’opinione, e non è solo la mia. Parlo di migliaia di giovani, di quell’età che considero la “seconda adolescenza”, ossia il passaggio da “figli del nido” a “padri” di questo. Arriva un po’ per tutti, non c’è un’età precisa, ma c’è comunque in ognuno di noi, un momento in cui a reggere la casa sei tu e non più i tuoi. Purtroppo, con rammarico del tempo in cui potevi dormitela fino alle 11.00 nel letto, ma c’è per la maggior parte degli esseri umani, un momento in cui a pagare le bollette, a portare i vestiti al lavasecco, ad occuparti del canone Rai tocca a te e non più ai cari genitori. Un’inversione di ruoli, in cui sei tu ad occuparti di mamma e papà e non più il contrario.
L’indipendenza viene cercata dai 15 anni in poi, in media, chi prima chi dopo, ed è marcatamente segnata dal compimento del 18° anno di età. Da lì, sembra che il mondo sia nelle tue mani, che tu possa tornare pure alle 6.00 del mattino senza dare spiegazioni, che possa andare in vacanza con il ragazzo/a evitando le solite polemiche, che possa, per dirla in termini semplici, “far ciò che ti pare”. Questa è una convinzione comune che non condivido. Uno, per tutti i giovani non è così, due, non è così nella maggior parte dei casi, tre, indipendenza e autonomia non sempre coincidono con egoismo, felicità e menefreghismo. A far la parte del leone, è sicuramente la componente familiare, economica e culturale, tua e della tua famiglia. Riguardo a quanto affermato dal ministro R. Brunetta, non mi pare che farsi il letto o vivere sotto lo stesso tetto, costituisca una discriminante per poter classificare chi ancora non è “uscito di casa” come un “bamboccione”. L’idea di una legge “ad hoc” che obblighi i maggiorenni a prender la porta si imbatte inevitabilmente in quelle che sono le tematiche oggi più discusse in parlamento: disoccupazione, lavoro precario, cara vita ecc…
Penso che in un famiglia le regole siano chiare da tempo, e non dal 18° anno di età. Le regole familiari, per usare un linguaggio universitario, appartengono a quella fascia di studio a me molto nota: la comunicazione. “Comunicare” significa rendere partecipi gli altri dei propri pensieri mediante la trasmissione di un messaggio. Il messaggio traduce l’idea che si ha nella mente in un insieme di segni (gesti, suoni, parole, immagini, oggetti), quindi può essere inviato attraverso vari linguaggi. Ad ogni famiglia o più in generale ambiente, il suo, ma sul fatto che all’autonomia abitativa e all’indipendenza economica non corrisponda inevitabilmente l’indipendenza di sapersi gestire e la possibilità di farlo, penso di poter trovare più di un lettore che possa testimoniare con fatti ciò che scrivo su carta.
La comunicazione non passa sempre attraverso regole esplicite e scritte e queste caratteristiche non determinano il rispetto delle stesse.
Inoltre mi sembra interessante riflettere sul fatto che la comunicazione non sia solo a senso unico e implichi un’ interazione (o l’assenza di questa) di più soggetti.
Per il resto lascio a Voi la parola e inauguro con questo articolo un invito che al tempo mi fu rivolto dal mio carissimo relatore di tesi il Prof.re Piero Romei, purtroppo ora defunto. “Dite la Vostra”, anche se le parole non sono le stesse, il concetto è quello.