Isola Liri, le cascate, i fiumi e … i pioppi ultracentenari

8 Febbraio 2010 0 Di Felice Pensabene

Isola del Liri si sa è città unica:  nessuna città europea  è stata dotata dalla natura  di due cascate così suggestive e maestose. Nei secoli passati richiamavano numerosi artisti a ritrarle. Si pensi che i massimi pittori le hanno immortalate già dalla fine del 1700 a partire da Ducros, da Hackert, da Bidauld, da Fries e poi agli inizi del 1800 da tutti i più grandi artisti napoletani primi fra tutti Raffaele Carelli, i fratelli Fergola e lo Smargiassi, poi ancora sempre nel corso del 1800 da altre schiere di pittori di tutta Europa, specie, incredibile, da scandinavi e danesi.  Ma non è di questa eredità delle due cascate di Isola del Liri che vogliamo parlare che, tra l’altro, la città nella sua storia non è stata in grado non dico di valorizzare ma quanto nemmeno di capirne l’altissimo significato tanto che una delle due eccezionali cascate, quella cosiddetta del Valcatoio, sono  ormai parecchi anni che è stata ammutolita: gli hanno messo la mordacchia, l’hanno perfino ridimensionata e ridotta, e non per un bene pubblico superiore o meglio valorizzarla a gratificazione dei visitatori, bensì a vantaggio esclusivo del solito furbacchione e intraprendente privato imprenditore che sa come tenere la situazione sotto controllo. E dire che la segnaletica stradale ancora oggi parla di “cascate di Isola del Liri”, al plurale! La nota più triste è che i cittadini non reagiscono, non si scuotono a tale spoliazione. Ma veniamo a note più liete. Questa fortunata città solcata ancora da due antichi bellissimi  fiumi  evidenzia, anche oggi, un altro primato anche esso unico, almeno in tutto il Basso Lazio e cioè la presenza sul suo suolo di un patrimonio arboreo possiamo usare il termine: eccezionale.  Stiamo parlando dei pioppi giganteschi che ancora si levano nell’area della ex cartiera Lefebure, che vediamo rivolti al cielo maestosi quando ci passiamo davanti in macchina, dove oggi è insediato un dopolavoro ricreativo. E’ un patrimonio, quello scampato e salvato, forse venti/trenta giganti, risalente sicuramente agli impianti  industriali sorti nella prima metà del 1800, quindi stiamo parlando di un patrimonio arboreo che ha oltre centocinquanta anni di età. Uno di questi esemplari, vicino al piccolo campo sportivo, misura 7 metri di circonferenza cioè oltre due metri di diametro! Una dimensione di cui si trova l’eguale nei grandi antichi parchi americani o nelle foreste africane. Si pensi che la circonferenza dei pioppi o platani nel parco intorno al Castello Boncompagni-Viscogliosi non supera i 5,20 m. L’eccezionalità di queste piante regali di Isola del Liri, che possono costituire un autentico ed appetito motivo di richiamo nonché di educazione e di istruzione se si togliessero gli occhi dalla cementificazione che tiene occupati e abbagliati tutti gli amministratori da sempre, la si deduce anche dal fatto che nei boschi di Fiuggi e nei castagneti  che arricchiscono le due fonti specie quella più antica Bonifacio VIII, da una verifica sui luoghi scaturisce  che nessuna pianta si avvicina nemmeno lontanamente  alla maestosità delle piante di Isola del Liri. Inutile dire che al Comune di Fiuggi nemmeno sanno di che cosa si parla quando si accenna alla dimensione di una pianta. La rarità dei pioppi giganteschi di Isola del Liri si evidenzia anche dal raffronto con un pioppo anche esso maestoso che si leva nel centro del cortile  della cosiddetta  Ferriera a Ponte Melfa in Atina che fu piantato dalle maestranze del re di Napoli in occasione della costruzione dell’impianto per la lavorazione del ferro cioè verso il 1850: anche esso maestoso e curatissimo:  la circonferenza è di 5,80 m. Un esemplare della stessa famiglia arborea è uscito miracolosamente indenne dalla distruzione  di Cassino che, dice una tabellina affianco, fu piantato in occasione della costruzione della Reggia di Caserta e cioè verso la metà del 1700. E’ possibile ma questa creatura o per ragioni belliche o per ragioni naturali purtroppo conserva solo uno spicchio di tutta la struttura cioè il tronco è scomparso, resta una grossa buccia magnificamente vitale. Ma le proporzioni gigantesche immaginabili fanno intuire che siamo  in quelle di Isola del Liri. Questo cimelio naturale di Cassino si trova in un angolo, a sinistra, del primo incrocio arrivando da Atina-Sora: il Comune qualche anno fa si accorse di questa presenza e fece collocare una recinzione a protezione con un paio di tabelle esplicative, azione meritoria pur se la maestosa creatura è soffocata dai palazzoni circostanti.  E’ auspicabile che anche il Comune di Isola del Liri si avveda una buona volta di questo patrimonio unico che ha ereditato miracolosamente ancora in piedi e sappia trovare i modi intelligenti e pragmatici per valorizzarlo al meglio e soprattutto per conservarlo e proteggerlo: a quello da noi misurato e illustrato come si vede hanno fatto una aiuola attorno e  quindi interrato insulsamente e scriteriatamente una parte del maestoso tronco, mettendone dunque in pericolo la  esistenza. Siamo convinti che l’appassionata compagine amministrativa, quale primo atto, intervenga immediatamente a rimuovere detta pericolosa aiuola.

Michele Santulli