Contro il diluviare delle firme una diga di sciocchezze

21 Maggio 2010 0 Di redazione

di Fulvio Pica
E’ evidente come il diluvio di firme che i cittadini della provincia di Frosinone stanno apponendo sui tre quesiti referendari per la ripubblicizzione dell’acqua (superate le 12.000 firme in 24 giorni), anche come una sorta di plebiscito contro la gestione privata di ACEA ATO5 S.p.A., stia generando in molti un nervosismo che si materializza in dichiarazioni e prese di posizione quantomeno estemporanee.
Quello che risulta assolutamente intollerabile ed insopportabile è la disinformazione che viene fatta attraverso un cumulo di sciocchezze presentate senza alcun contraddittorio.
Grida ad esempio vendetta, non tanto il fatto che il gestore faccia trapelare la possibilità di un suo disimpegno dalla gestione, quanto il fatto che nessuno si prenda la briga di leggersi il contratto.
Si, perché basterebbe leggere quel documento pubblico per sapere che non è nella facoltà del gestore rescindere il contratto: è solo la parte pubblica che, in ogni momento (e sarà sempre troppo tardi!), può dare il ben servito al gestore privato.
Il gestore, per “andarsene” (comunque indesiderato ospite) senza il viatico della parte pubblica potrebbe solo “portare i libri in tribunale”. Ma questa è una questione che rientra nella capacità di gestione del privato e nel suo rischio di’impresa e nulla interessa ai cittadini.
Grida vendetta il fatto che il contratto non se lo siano letto i sindacati che, silenti e totalmente assenti di fronte ad una malagestione che così pesantemente ha danneggiato la qualità della vita ed il portafoglio dei cittadini, si mobilitano, ora, per scongiurare l’abbandono della provincia di un così fulgido esempio di capacità imprenditoriale … Ma dove vivono? Sulla luna?! Probabilmente le ragioni di un simile comportamento devono essere ricercate nell’organigramma delle assunzioni della società e sicuramente non nella difesa dei lavoratori che – come dovrebbero ben sapere i signori sindacalisti (si spera che conoscano almeno le norme sul lavoro) – non rischiano assolutamente nulla – anzi! – da un eventuale cambio di gestore.
Non meno demoralizzanti sono poi le dichiarazioni di quanti, con diverso accento, pretendono di disquisire in ordine alla correttezza e all’opportunità dei quesiti referendari.
Vorremmo pregare sia il Presidente Iannarilli, De Angelis e Roma di fornire le coordinate che suffragano le loro dichiarazioni. In particolare vorremmo sapere quale sarebbe la direttiva europea, o comunque la norma della legislazione comunitaria che avrebbe imposto in particolare l’adozione dell’articolo 15 del decreto Ronchi (quello che impone entro il 31/12/2011 l’ingresso dei privati in tutte le gestioni d’Italia).
Vorremmo sapere dall’onorevole Iannarilli, da De Angelis e da Roma come spiegano il fatto che non c’è traccia in tutti gli altri stati d’Europa (tutti!) di una simile norma, tant’è che in tutta Europa ogni municipalità o comunque ogni entità pubblica che governa il servizio idrico sceglie liberamente il tipo di gestore cui affidare il servizio.
Chiediamo loro un pubblico confronto.
Vorremmo sapere se sanno che una delle forme di gestione espressamente contemplata nel diritto comunitario è quella in “house” (che nulla ha a che spartire con il finto “in house” dell’articolo 150 del decreto ambientale italiano), ovvero attraverso gestori pubblici, diretta espressione dell’ente.
Vorremmo poi sapere da tutti coloro che parlano per sentito dire se sanno i dati relativi alla favola dei capitali che sarebbero assicurati dai privati (con l’ingresso dei privati gli investimenti in Italia si sono ridotti del 70%!) e se considerano un male se i prestiti per gli investimenti fossero fatti dalla Cassa depositi e Prestiti (che scoppia di soldi) a tassi agevolati e se invece considerano un bene se quegli stessi soldi (che in base al “full ricovery cost” saranno comunque pagati dai cittadini con le bollette) siano ottenuti attraverso le banche e la speculazione finanziaria. Perché è questo quello che si è verificato in Italia (anche ad esempio a Latina) con la tragica conclusione che le banche hanno preteso a garanzia del prestito l’incasso delle fatture.
Vorremmo poi che si leggessero le parole dell’Unità di Ricerca Internazionale sui Servizi Pubblici (Psiru) dell’università inglese di Greenwich, “patria” delle privatizzazioni, che «L’esperimento con la privatizzazione dell’acqua è fallito» e che il nostro Servizio segreto civile Sisde ha espresso un richiamo nella 54esima Relazione al Parlamento, parlando di «minacce alla sicurezza economica nazionale» per via del crescente controllo di società estere sull’acqua.
Vorremo insomma che quantomeno chi interviene e pubblica su un tema così sentito lo facesse con un minimo di onestà intellettuale e di decenza e, magari, con il contraddittorio di chi queste cose ha preso la briga di studiarsele prima di aprire bocca e dargli fiato.
Da parte nostra continueremo a lavorare per dare alla voce dei cittadini gli strumenti concreti per divenire arbitri della loro vita e del loro territorio.
di Fulvio Pica
Coordinamento per l’acqua pubblica della Provincia di Frosinone
Comitato provinciale per i tre referendum per l’acqua pubblica