La camorra utilizzava la droga per ramificarsi in Ciociaria, sette arresti

28 Giugno 2010 0 Di redazione

I militari della compagnia di Cassino, nell’ambito delle istituzionali attività di polizia giudiziaria in materia di lotta al traffico ed allo spaccio di stupefacenti, hanno eseguito nella mattinata odierna sette ordinanze di misura cautelare, delle quali cinque di custodia in carcere e due di arresti domiciliari, nei confronti di altrettanti soggetti accusati di spaccio di sostanze stupefacenti.
Dei sette arrestati, cinque sono residenti nella provincia di Frosinone (area cassinate) e due a Napoli (quartiere Ponticelli e Pollena Trocchia).
Sono complessivamente otto le persone denunciate, che subiranno un processo rischiando una pena da otto a venti anni. Altre tre erano state arrestate in flagranza di reato nel corso dell’indagine.
Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza comandata dal capitano Vincenzo Ciccarelli e coordinata dal colonnello Giancostabile Salato alle dipendenze della Procura della Repubblica di Cassino, ed in particolare del P.M. Dott. Antonio Verdi. Le misure cautelari personali sono state ordinate dal GIP Dott. Francesco Mancini.
L’indagine nasce dall’osservazione del flusso di stupefacenti su quella che gli inquirenti delle Fiamme Gialle definiscono “la rotta napoletana”, ovvero il percorso che quotidianamente compiono i corrieri ed i consumatori di droga per approvvigionarsi, a prezzi bassissimi, sui grandi e convenienti mercati dello spaccio di droga della metropoli partenopea: Scampìa, Secondigliano, Pianura, Fuorigrotta, Ponticelli.
Dalle risultanze di analisi statistica, investigativa e d’intelligence svolta dai militari delle fiamme gialle di Cassino, è emerso che soltanto in casi rarissimi gli spacciatori del frusinate investono in grandi quantità di stupefacenti: è invece diffusissima la prassi di recarsi, con frequenza quasi giornaliera, a Napoli, acquistando soltanto piccole quantità di droga, al massimo una decina di grammi, da rivendere o consumare nel giro di poche ore. Così facendo, gli spacciatori minimizzano i rischi, in quanto riescono ad occultare più facilmente la droga (talvolta utilizzando le tecniche degli ovulatori, nascondendola nelle parti intime del corpo), possono eludere l’arresto in flagranza (in quanto le esigue quantità possono essere giustificate per uso personale e non per spaccio), ed evitano anche, in caso di sequestro della droga, di perdere grandi quantità di denaro investite nell’acquisto, spendendo non più di settecento euro per viaggio.
Partendo da queste evidenze, le Fiamme Gialle hanno individuato alcuni soggetti della provincia di Frosinone, considerati a rischio perché gravati da precedenti penali specifici e perché avevano un tenore di vita molto superiore a quello che gli permetteva il loro esiguo o inesistente reddito, e li hanno seguiti e monitorati attentamente per circa sei mesi, ricostruendo le loro abitudini, le loro frequentazioni, i loro contatti e la loro dedizione al commercio di droga.
Nel corso delle investigazioni sono emersi elementi inquietanti sulle dimensioni e l’organizzazione della rete di approvvigionamento e di spaccio.
Infatti, è stato accertato che i fornitori erano residenti nel napoletano, ed erano organici o fortemente contigui a pericolosi clan camorristici operanti nelle zone di Ponticelli, Cercola e Pollena Trocchia: si tratta, in particolare, di elementi riconducibili alla famiglia Sarno ed al gruppo Orefice-Arlistico-Terracciano, quest’ultimo recentemente inglobato nel clan Sarno.
Il clan Sarno, seppure fortemente indebolito dall’offensiva anticamorra degli ultimi mesi, era fino a poco più di un anno fa una delle organizzazioni più potenti dell’intera Campania, e gestiva in maniera dominante il mercato degli stupefacenti. A seguito di alcuni pentimenti, si stanno ora creando nuovi equilibri di potere nei quartieri controllati, con un continuo fiorire di nuove alleanze e nuovi conflitti.
Per procedere all’arresto dei due catturandi napoletani, una donna ed un uomo, i militari del Comando Provinciale Frosinone, con il supporto di sicurezza dei colleghi del Comando Provinciale di Napoli, hanno dovuto effettuare un ardito blitz presso un isolato che, dagli anni ottanta, costituisce l’impenetrabile roccaforte del clan Sarno.
La droga, acquistata nel “parco” di Ponticelli, veniva poi trasportata, su itinerari variabili, nel Basso Lazio, per essere destinata allo spaccio ad opera di alcuni soggetti gravitanti principalmente nel Comune di Piedimonte San Germano: si tratta, principalmente, di un ventiduenne albanese e di altre persone perlopiù di etnìa rom.
Uno dei risultati più importanti dell’indagine conclusa consiste proprio nell’aver reciso il pericolosissimo legame, una vera e propria alleanza stabile, che si era creata tra i soggetti inseriti nella malavita campana e quelli operanti nell’ambito dei clan rom con base nella provincia di Frosinone. Gli arresti effettuati, infatti, hanno evitato una pericolosa infiltrazione camorristica nel territorio frusinate, che si sarebbe fusa con la malavita locale generando il rischio del radicamento di esponenti della criminalità organizzata, attratti dalla fiorente domanda di droga proveniente dalla Ciociaria.
L’aspetto più esecrabile emerso dall’indagine, è l’utilizzo strumentale e costante di minorenni come supporto al commercio di morte posto in essere dagli arrestati.
In particolare, uno dei figli minori di un soggetto ristretto, era incaricato dell’attività di fornitura di stupefacenti e di riscossione dei crediti dello spaccio, nonché per accompagnare madre o nonni a Napoli ove prelevare lo stupefacente da rivendere nel cassinate. Ciò con l’evidente intenzione di simulare una situazione di apparente normalità in occasione di eventuali controlli delle forze dell’ordine.
Addirittura, uno degli arrestati, padre di un bimbo di pochi mesi, suggeriva alla moglie di nascondere la droga nel pannolino del neonato per evitare controlli di polizia.
Da tali circostanze deriva il nome dell’indagine, “Operazione Baby Pusher”.
Gli elementi acquisiti, peraltro, daranno luogo a segnalazione agli organi di assistenza sociale per i dovuti ed opportuni provvedimenti in merito all’educazione ed al supporto psicologico ai minori coinvolti.