Cani da salvataggio meglio dei baywatch

23 Agosto 2010 0 Di redazione

Sembrano essere diventate le star delle spiagge. Dal Tirreno all’Adriatico, passando per lo Jonio, quest’anno, sembra che i cani di salvataggio abbiano surclassato il mito dei baywatch. Non hanno i muscoli, non sono abbronzati come David Hasselhoff, ma sono ugualmente belli e, non si offenda l’attore americano, probabilmente anche più efficaci. Sono Terranova, Labrador, Golden oppure meticci ma che abbiano precise qualità: un peso superiore ai 25 chili, un carattere docile e non aggressivo, ma soprattutto, devono amare l’acqua. Sono le caratteristiche dei cani da salvataggio ed in particolare quelli preparati dalla Scuola Italiana Cani Salvataggio (Sics), circa 300 in servizio sulle coste italiane con altrettanti conduttori che prestano un servizio volontario nella Guardia Costiera. Animali che si lanciano in mare dall’elicottero o che arrivano sul posto dell’intervento a bordo delle motovedette della capitaneria di Porto. Tre anni per prepararne uno e insegnargli come mettere a disposizione della gente la sua l’incredibile efficacia nel mare. “L’incredibile potenza di un cane in acqua gli permette di trainare a nuoto ben dodici persone, ininterrottamente, per circa mezzora”. Lo afferma Ferruccio Pilenga presidente della Sics in una intervista rilasciata al settimanale Stop. Per i soccorritori, il supporto del cane è impareggiabile; oltre alla sua forza il cane offre affidabilità e infonde fiducia, che in acqua sono aspetti fondamentali”. Insomma un vero rimorchiatore con un cuore e quattro potenti zampe, che indossa delle imbragature munite di maniglia a cui le persone in difficoltà si attaccano e si lasciano trainare a riva. Non mancano, in questi giorni, gli esempi di quanto siano stati efficaci i cani della Sics sulle spiagge italiane. Sul litorale laziale, in pochi giorni, i cani di salvataggio hanno portato in salvo ben cinque persone, tra cui bambini, in tre diversi interventi.
Sulla spiaggia di Sant’Agostino, a nord di Civitavecchia, la mattina del sette agosto, due bambine di circa 10 anni sono cadute in una buca scavata dal mare mosso. La corrente, in quel punto, era tale che anche esperti nuotatori avrebbero trovato difficoltà a rientrare a riva. La situazione di emergenza era evidente e ai primi richiami di soccorso delle bimbe è intervenuta una Unità Cinofila della Sics, condotta dall’addestratrice Chiara Sugamosto. Grazie alla sinergia tra gli operatori ed alla grande capacità di traino del cane da salvataggio, le due bimbe sono state portate a riva senza conseguenze.
Ma appena 15 minuti dopo, un’altra unità era nuovamente in acqua. A causa del forte vento che spingeva verso il largo altre due bambine di circa 12 anni si sono trovate in grave difficoltà dopo che il vento le aveva strappato via il materassino con il quale si erano spinte a più di 50
metri dalla riva. Lontane dal materassino, le bimbe sono state prese dal panico e hanno cominciato a gridare. A correre in loro aiuto è stata una Unità Cinofila Sics condotta da Luigi Campanile.
Il contributo del cane da salvataggio é stato determinante in questo secondo intervento che, data la distanza e il forte vento contrario, presentava grosse difficoltà nel rientro a riva anche per il personale della sicurezza bagnanti. Ma l’azione di traino, svolta incessantemente delle quattro zampe del cane, è stata determinante, permettendo un minor dispendio di energie e soprattutto un rapido avvicinamento alla costa. Alcuni giorni dopo, sempre nella zona di Civitavecchia, un altro bagnante, questa volta un cittadino rumeno, con le stesse modalità è stato tratto in salvo da Tequila, un Labrador condotto da Giancarlo Modesti.
“Non è detto che tutti i cani sanno nuotare. Nella fase dell’addestramento adoperiamo molto il metodo dell’emulazione. Facciamo in modo che il cane in fase di addestramento, guardi ed assimili il comportamento di un altro più esperto. Il sistema di fingere un annegamento del padrone è quello che funziona meglio. Quando il cane vede il proprio padrone soccorso da un altro cane, sente quasi un pizzico all’orgoglio e la volta successiva, seppure non è mai entrato in acqua, difficilmente rimarrà a iva a guardare”.
Ermanno Amedei