E’ l’individuo da porre al centro dell’impegno politico

29 Settembre 2010 0 Di redazione

Nell’ambito della manifestazione “Talenti” organizzata dalla Fondazione Exodus e dalla Diocesi di Montecassino, è stato particolarmente stimolante il dibattito nell’ambito della tavola rotonda “Si fa presto a dire famiglia” cui il sottoscritto è stato invitato per discutere dei problemi e delle politiche a sostegno della famiglia a partire da quello che fino ad ora si è fatto, o meglio non si è fatto, per passare alla proposta del c.d. quoziente familiare che dovrebbe avere il fine di suddividere il reddito familiare in relazione al numero dei componenti il nucleo, in modo da ridurre il peso fiscale sul singolo quoziente spettante a ciascun componente, così da recuperare una seppur minima potenzialità di spesa che, nelle intenzioni dei promotori, dovrebbe dare un po’ di respiro alla produzione ed all’economia.
Una proposta certamente interessante e da considerare ma che deve rappresentare a mio giudizio solo un primo passo verso un deciso cambiamento di rotta nell’approccio alle politiche di sostegno alla famiglia.
Difatti l’errore che si continua a fare quando si parla di politica e famiglia è quello di fare sempre e solo riferimento ai problemi economici che attanagliano le famiglie italiane, problemi che indubbiamente hanno la loro importanza, ma non si può banalizzare tutto con un mero calcolo di entrate e uscite risolto il quale a favore delle entrate tutto è sistemato.
Non si penseranno mai politiche sociali a sostegno della famiglia se non si riporta al centro del dibattito politico l’individuo quale parte integrante del nucleo fondante della società che è la famiglia con tutte le sue esigenze sia di carattere materiale che morale.
E’ giusto ragionare di quoziente familiare quando c’è un reddito da dividere, ma prima di questo bisogna creare un sistema che assicuri a ciascuno il diritto costituzionale al lavoro da cui trarre il reddito con il quale soddisfare in modo decoroso le esigenze della famiglia o per potersi creare una famiglia.
Un sistema che assicuri a tutti il diritto alla casa, il diritto per le lavoratrici madri di avere asili adeguati che assistano i loro figli durante l’orario di lavoro, il diritto all’istruzione gratuita per chi è meritevole e non può permettersi di pagarsi gli studi.
Un sistema che garantisca l’assistenza le cure e, per quanto possibile, l’integrazione sociale dei membri della famiglia diversamente abili o comunque inabili al lavoro.
Un sistema nel quale la terza età sia garantita da una previdenza adeguata che consenta un’esistenza dignitosa non rappresentando più il peso da “scaricare” alla badante di turno ma sia invece, grazie al suo bagaglio di esperienze, protagonista della vita e delle scelte della famiglia e della società, non dovendoci mai dimenticare che il tempo passa per tutti e che prima o poi tutti diventeremo “anziani” da collocare in qualche pensionato.
Un sistema che preveda una sanità efficiente, eccellente e senza sprechi e che tuteli veramente i diritti costituzionali della salute e della vita dei cittadini.
Un sistema che garantisca l’efficienza e l’economicità dei servizi pubblici forniti dalle pubbliche amministrazioni in quanto posti a garanzia dell’esercizio od a tutela di diritti costituzionali quali la mobilità, la salubrità dell’ambiente, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico ed artistico, la sicurezza pubblica.
Ci sarebbe molto altro da dire ma motivi di spazio ci impongono di tagliare: già da quel poco che si è detto però si capisce che parlare di famiglia significa parlare della società e del complesso universo di cui si compone e che il sostegno alle famiglie parte dai grandi temi dello sviluppo economico, passa attraverso la sicurezza e la tutela dell’ambiente e del territorio, e via via in applicazione del principio di sussidiarietà si avvicina alle quotidiane esigenze di ciascun individuo, quell’individuo che deve essere al centro dell’attenzione se si vuole dare un senso all’impegno politico evitando che la politica si trovi, come attualmente avviene, sempre in ritardo rispetto alle evoluzioni di una società che ormai non rappresenta più.
Paolo Andrea Taviano
Magistrato