Conferenza a Montecassino, l’educazione dei giovani alla Bellezza. Il desiderio di Dio

30 Marzo 2011 0 Di redazione

Martedì 29 marzo a Montecassino, nella sala San Benedetto Patrono Primario d’Europa, un interessante convegno ha visto un pubblico numeroso e attento. Il moderatore, prof. Fabio Miele, ha porto il saluto a tutti i presenti, alle studentesse che facevano da hostess, al relatore, e ha introdotto il discorso sulla bellezza, dicendo che dove il monachesimo è vivo, c’è la bellezza e solo quando si cerca Dio, ha aggiunto, è dato di vedere e gustare il bello. Ha preso la parola Don Aniello Crescenzi, docente e responsabile diocesano del Progetto Culturale, il quale ha porto il saluto del Padre Abate, forzatamente assente per motivi di salute, il suo “sincero e vivo apprezzamento per l’opera benemerita a servizio della cultura”, auspicando “numerose iniziative di questo tipo” e assicurando a tutti la propria vicinanza e il proprio affetto di padre e pastore “di questa eletta porzione del popolo di Dio”.

In occasione dell’Anno Europeo del Volontariato (2011), ha poi spiegato, del 10° Anniversario dell’Anno Internazionale dei volontari promosso dall’ONU e del 40° anniversario di Caritas Italiana, nell’ambito del Progetto Culturale diocesano, l’incontro con il prof. Stefano Zecchi è in linea con gli Orientamenti pastorali della Cei per il decennio appena iniziato “Educare alla vita buona del vangelo”. Educare i giovani alla Bellezza vera, autentica, ha affermato, significa educarli ad una vita buona, in una prospettiva già chiara agli antichi Greci, per i quali bellezza e bontà costituivano un unico ideale, quello della Kalokagathia. Ha poi ricordato l’ultima tappa del cammino percorso dal Progetto Culturale della Diocesi, il convengo svolto in abbazia un anno e mezzo fa “La fede, il chiostro, la scienza. Zichichi a Montecassino”, di cui ora sono stati pubblicati gli Atti, frutto dell’infaticabile opera di del Gruppo di ricerca “Vivitur ingenio” e in particolare del prof. Giuseppe Lena.

Dopo aver illustrato il volume ed i suoi contenuti, i cui proventi andranno interamente devoluti alla Caritas e alla Casa della Carità, e ringraziato quanti hanno contribuito alla sua pubblicazione, ha ceduto la parola al prof. Stefano Zecchi, Ordinario di Estetica all’Università Statale di Milano, che ha parlato sul tema “L’educazione dei giovani alla Bellezza. Il desiderio di Dio”. Il relatore ha esordito dicendo che la bellezza è un valore essenziale alla nostra contemporaneità. Portando esempi concreti ben comprensibili, ha dimostrato come la bellezza “racconta”, è capace di esprimere il senso del mondo e della vita, essa ha la capacità di costruire visioni, progetti, utopie, proposte, mai in modo distruttivo, nichilista, negativo. Ma nella modernità la bellezza scivola via: il bello oggi, ha affermato, è soggettivizzato, si dice: “Non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace”. Secondo il suo parere, due eventi hanno contribuito a ciò: la rivoluzione industriale, che ha posto come valore supremo il lavoro, mai prima considerato un valore, ed ha portato alla massificazione della cultura, e la pervasività del sapere scientifico, che ha assunto come categoria fondamentale il “nuovo” anziché il bello. La nostra modernità, secondo Zecchi, ha dato rilievo alla scientificità che è di per sé indifferente al bello e al brutto. Oggi nell’educazione è centrale la scienza, mentre in passato l’educazione era sempre stata estetica: per formare l’uomo il racconto della bellezza era il luogo della comprensione del mondo. Dove ritrovare, oggi, ha chiesto Zecchi, il valore della eticità che ha come fondamento la bellezza? Nell’educazione dei sentimenti, ha risposto, ed è il padre che educa i sentimenti: da lui, che “è” la storia, un figlio riesce a sapere cos’è il desiderio, il coraggio, la speranza, la lealtà. È questo il fondamento dell’educazione estetica. I sentimenti costruiscono l’identità, le emozioni bruciano, ha detto in conclusione, e ritornare a capire che cosa significa bellezza significa capire la storia. Rispondendo alla domanda di una studentessa, ha ripreso il concetto di nichilismo, “la malattia della nostra società” che porta alla negatività della vita, e provocatoriamente ha affermato che basta leggere cinque libri nella vita: l’Iliade, il Fedro di Platone, la Divina Commedia, il Faust e i Fratelli Karamazov.
A questo punto è entrato in sala l’artista Francesco Chieppa, autore della Mostra I colori dello Spirito tenuta presso la Sala S. Antonio a Cassino dal 26 al 29 marzo, protagonista per l’occasione, su sollecitazione dell’amico Roberto Capitanio, di una Performance Art Live: ha infatti realizzato dal vivo, nel chiostro dei Benefattori a Montecassino, un quadro nel suo stile espressionista due metri per due che, ha spiegato, rappresenta S. Benedetto biancovestito (il colore della purezza) e un angelo che gli indica il posto in cui deve fermarsi, Montecassino. Il ricavato della vendita all’asta del quadro andrà alla Parrocchia di San Pietro di Cassino per il rifacimento del tetto della chiesa. I presenti, uscendo nel chiostro, hanno avuto modo di osservare l’opera e commentarla con l’autore.