Scacco al clan camorristico “Deangelisiano”, sequestrati beni per 100 milioni

15 Marzo 2011 0 Di redazione

Il cassinate un vero forziere della Camorra. Lo dimostra l’ennesimo sequestro che questa mattina ha compiuto la Direzione Investigativa Antimafia (Dia) di Napoli tra Castrocielo, Cassino, Aquino, Frosinone, Formia, Gaeta, Roma e l’Aquila. Beni per 100 milioni di euro messi insieme da quello che gli investigatori dell’antimafia sostengono essere un nuovo ramo della camorra campana operante nel basso Lazio: quello dei Deangelisiani, diretta emanazione dei Casalesi.
Già agli onori della cronaca per fatti di Camorra

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A dire il vero, la loro attività è stata messa sotto scacco già qualche annoi fa quando da Napoli partirono 73 avvisi di garanzia per associazione mafiosa, tra cui 40 indagati oggetto anche di misura cautelare. Di quel gruppo, 33 erano del cassinate e la figura di primo piano, in quel caso come anche in quello di stamattina, era Gennaro De Angelis 67 anni originario di Casal Di Principe, ma dal ’70 residente nel Basso Lazio dove, secondo gli investigatori della Dia, aveva esportato il mestiere del Camorrista.
Intimidivano e accaparravano il mercato dell’auto

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Lui, Insieme a Aladino Saidi, 33 anni di Sora, Aveva costituito un gruppo capace, con l’intimidazione, di ottenere la leadership sul mercato dell’auto usata in buona parte del Basso Lazio. Il tutto, poi, contorniato da un sapiente modo di truffare lo stato aggirando l’Iva da acquisti fatti all’estero. Con l’ordinanza di oggi, il De Angelis viene definito, invece, addirittura un capo regime dei Casalesi, alla testa di un suo gruppo denominato “deangelisiano”. I sequestri, questa mattina, quindi, sono scattati per De Angelis ma anche per Aladino Saidi, 33enne di Sora e Antonio Di Gabriele, 65enne di Crispano. Per loro provvedimento che dispone anche la sorveglianza speciale di p.s. con obbligo di soggiorno per anni tre adottato dal Tribunale di Frosinone – Sezione Misure di Prevenzione a seguito di una articolata proposta di applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale formulata dal Direttore della D.I.A., Generale dei Carabinieri Antonio Girone sostenuto nel dibattimento di prevenzione dal P.M. presso la Procura di Frosinone, Tonino Di Bona.
L’operazione ha consentito di sottrarre al sodalizio criminale, contiguo al “clan dei casalesi”, un patrimonio del valore stimato in oltre 100 milioni di Euro, costituito da beni localizzati a Castrocielo, Cassino, Aquino, Frosinone, Formia, Gaeta, Roma e l’Aquila e consistenti in: 17 società, 2 ditte individuali, 31 fabbricati, 14 terreni, 16 autovetture, 118 rapporti finanziari.
Così la Dia definisce in un comunicato stampa i tre indagati:
“DE ANGELIS Gennaro, stanziatosi nel basso Lazio all’inizio degli anni ’70, ha rappresentato, per lungo tempo, un punto di riferimento del “clan dei casalesi” fino a diventarne “caporegime”, dapprima nell’organizzazione di Antonio Bardellino e, successivamente alla scissione, nel gruppo camorristico capeggiato da Francesco Schiavone “Sandokan” con il quale è imparentato. Secondo quanto emerso dalle attività della D.I.A., il DE ANGELIS, avvalendosi della forza intimidatrice derivante dalla sua appartenenza al citato sodalizio, aveva formato un proprio ed indipendente gruppo criminale di tipo mafioso, definito “Deangelisiano”, realizzando, nella propria ”zona” d’influenza la commissione sistematica di numerosi reati, come estorsioni, truffe, riciclaggio, ricettazione e, soprattutto, importazione da altri Paesi dell’Unione Europea di autovetture, in regime di evasione d’IVA.
Per un periodo ha svolto anche la funzione di “procacciatore” e “fornitore di armi” al clan dei casalesi durante la storica guerra intestina che ha visto contrapposti i casalesi di “Sandokan” ai “bardelliniani”. Ha partecipato alle attività estorsive nella zona di influenza attraverso l’indicazione al clan, quali obiettivi contro cui destinare le richieste estorsive, delle attività economiche più fiorenti nel territorio sud pontino.
Per le capacità imprenditoriali e di intermediazione bancaria, il DE ANGELIS si era accreditato, in seno al clan, come “incaricato” dal boss “Sandokan” ad operare investimenti in Italia ed all’estero dei capitali illecitamente accumulati dall’organizzazione criminale;
SAIDI Aladino è ritenuto organico al sodalizio camorristico deangelisiano. Socio di Gennaro DE ANGELIS sotto un profilo finanziario ed economico, si impegnava, in particolare, nella articolazione della frode all’Erario. Allo stesso sono state contestate diverse imputazioni per trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante prevista per i reati connessi ad attività mafiose e per associazione a delinquere finalizzata alle truffe ed altri reati contro il patrimonio;
DI GABRIELE Antonio, è ritenuto un uomo di fiducia e prestanome del DE ANGELIS, con precedenti per reati di natura associativa, trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante prevista per i reati connessi ad attività mafiose, fittizie intestazioni di beni, nonché reati contro la persona, il patrimonio, in materia di armi ed altro”.

Er. Amedei