Omicidio Rea, c’era del sangue nella siringa conficcatale nel petto. Si indaga a 360 gradi

26 Aprile 2011 0 Di redazione

C’era del sangue nella siringa trovata conficcata nel petto di Melania Carmela Rea, la 29enne scomparsa nel parco di colle San Marco ad Ascoli. All’interno del cilindro, gli investigatori hanno trovato tracce di una sostanza rossastra di cui ancora non si conoscono gli esiti delle analisi che possa dire a chi appartenga quel sangue. Non è escluso, però che possa trattarsi di un ritorno del sangue della vittima, ma se così fosse, conterrebbe certamente tracce dell’eventuale altra sostanza iniettata. In attesa di risultanze delle analisi, i carabinieri non escludono ancora nessuna pista. Continuano i sopralluoghi, il via vai di persone in caserma, la ricerca di nuovi testimoni e, soprattutto, il gran lavoro di scrematura tra le notizie ritenute plausibilmente vere da quelle non confutate dai fatti. “Fino a quando non troveremo l’assassino continueremo a giocare su più tavoli” dichiara il colonnello Alessandro Patrizio, l’ufficiale comandate provinciale dei carabinieri di Ascoli. “Non ci sono elementi che fanno ipotizzare che a compiere l’omicidio possa essere una donna, tantomeno vi sono elementi che portano a pensare che a commetterlo possa essere stato inequivocabilmente un uomo”. Stesso discorso vale per il numero di persone che hanno partecipato all’assassinio. Per quanto riguarda invece il luogo del ritrovamento pare sia un punto fisso il fatto che la donna sia morta nel bosco del teramano, e che lì avrebbe tentato anche una estrema resistenza, quel che è altrettanto certo, però, è che l’aggressione della donna è cominciata altrove. “Dal parco di San Marco, – continua il colonnello Patrizio – è facile ipotizzare che qualcuno l’abbia portata altrove con un mezzo, un’auto ma non è detto che possa trattarsi anche di un ciclomotore”. Pare si escluda la pista del rapimento con la forza: “Potrebeb anche essere accaduto che la donna avesse incontrato lì un conoscente che gli avrebbe offerto un passaggio per tornare più velocemente dal marito, oppure uno sconosciuto che l’avrebbe attirata nell’auto con l’inganno, magari facendole credere di aver bisogno di un soccorso”. Pare però che gli investigatori siano portati a scartare l’ipotesi dell’appuntamento con qualcuno, troppi rischi che il marito avesse potuto decide di seguirla. Insomma è proprio vero: si indaga a 360 gradi.
Er. Amedei