Quella volta che Karol Wojtyla visitò Aquino

29 Aprile 2011 0 Di redazione

Il 28 ottobre 1978, a pochi giorni dall’elezione a Papa del Cardinale Karol Wojtyla, sulla pagina diocesana di “Avvenire”, a firma di Tonino Grincia, oggi sindaco, venne pubblicato l’articolo che si vuole riportare in occasione della beatificazione di quell’uomo divenuto poi papa Giovanni Paolo II e che ricordava la venuta ad Aquino del cardinale Karol Wojtyla.
“La gioia con cui in tanti ad Aquino hanno accolto l’elezione a Sommo Pontefice del cardinale Karol Wojtyla è stata espressa poche ore dopo il sensazionale avvenimento da un caloroso e devoto telegramma inviato dal parroco don Colafrancesco nel quale si ricordava la visita ad Aquino dell’allora arcivescovo di Cracovia in occasione delle celebrazioni del settimo centenario della morte di San Tommaso d’Aquino.

Infatti, come hanno ricordato ampiamente tutti i mezzi di comunicazione di massa, Giovanni Paolo II è un profondo studioso della dottrina del Dottore Angelico tanto da essersi voluto laureare in filosofia presso la Pontificia Università romana che a lui è intitolata e che è retta dai padri domenicani. Sotto questa veste volle partecipare alle importanti celebrazioni di quattro anni fa, prendendo parte attivamente al Congresso internazionale tomistico che si teneva appunto all’Angelicum di Roma e che si sarebbe concluso poi a Napoli.

Aveva poi prontamente aderito al comitato d’onore delle celebrazioni che la diocesi di Aquino stava tenendo, comunicando nella stessa lettera di adesione la sua intenzione di visitare Aquino, come omaggio cui certamente sentiva di non poter esimersi in un momento così particolare, alla terra che aveva dato alla Chiesa una delle sue più risplendenti figure, tra l’altro maestro dei suoi anni giovanili.

Mantenne infatti poco dopo la promessa proprio in occasione del Congresso tomistico. Fu il 21 aprile di quel 1974 che il futuro Giovanni Paolo II venne ad Aquino insieme a quasi tutti gli altri partecipanti alla grande assise culturale. Qui nel pomeriggio davanti ad una grandissima folla accorsa anche dai centri vicini e assiepata nella piazza antistante la Cattedrale, rispose brevemente con la sua tonante ed affabile voce che oggi è diventata già così familiare a tutto il mondo, ringraziando dell’accoglienza e rispondendo agli indirizzi di saluto del vescovo e del sindaco. Tra l’altro si mostrò compiaciuto ed apprezzò molto il fatto che mons. Minchiatti avesse pronunciato il suo discorso in latino per farsi capire meglio dai tanti studiosi stranieri che non conoscevano la nostra lingua.

Tanti oggi ad Aquino sono infatti andati col pensiero a quel 21 aprile cercando di mettere a fuoco qualche immagine di quella lontana giornata. Tra questi c’è anche chi scrive e quelli che mi leggono mi perdoneranno se alcuni di questi ricordi sono espressi in prima persona.

Non mi è necessario mettere a fuoco immagini, perché quelle ore che trascorsi a fianco del cardinale Wojtyla le ricordo perfettamente e in questi quattro anni vi sono riandato spesso con la memoria, intuendo forse, chissà, qualcosa della sorte che sarebbe toccata a quell’uomo di lì a non molto tempo dopo.

Lo avevo conosciuto e visto per la prima volta alcuni giorni prima, proprio all’Angelicum in occasione del Congresso. Da solo, senza segretario né accompagnatori, fece il suo ingresso nell’atrio dell’ateneo. Lo conoscevo soltanto di nome, ma intuii subito che era lui, il cardinale polacco che giorni dopo sarebbe dovuto venire ad Aquino.

La sua figura imponente e forte, l’aspetto rassicurante e rasserenante, il viso colorito di chi si nutre “del profondo amore di passeggiare nei campi, nei boschi e sugli scoscesi pendii dei suoi monti Tatra”. Era vestito della sua semplice tonaca nera con la croce pettorale, con sulle spalle un lungo mantello nero, forse lo stesso che cronisti indiscreti avrebbero quattro anni dopo notato un po’ consunto nell’armadio della sua spoglia cella del palazzo arcivescovile di Cracovia.

Mi feci avanti in quell’atrio dell’Angelicum e senza nessun timore riverenziale, perché in effetti non ne incuteva, mi presentai e gli dissi che ero un concittadino di quel San Tommaso che lui amava tanto. Sembrò essere contento di questa “incursione” e mi chiese affabile e spontaneo notizie sulle celebrazioni aquinati e se e in che modo ricordavamo e onoravamo il nostro grande concittadino. Dopo qualche minuto di conversazione mi salutò dandomi l’arrivederci ad Aquino. Il suo aspetto e la sua personalità mi entusiasmarono subito. Ricordo che pensai appena si fu allontanato: “Che bella figura di Papa sarebbe se mai si dovesse pensare ad un Papa non italiano”. La domenica successiva proveniente dall’abbazia di Fossanova dove aveva celebrato la messa, l’arcivescovo di Cracovia giunse ad Aquino a bordo di una vecchia opel grigia in compagnia di alcuni connazionali. Mi feci avanti per salutarli e cordialmente mi porse la mano. Precedeva una decina di pullman su cui avevano preso posto gli altri visitatori. Era ormai passato mezzogiorno e si fermarono solo alcuni minuti per poi proseguire per i diversi ristoranti della zona. Io (facevo parte dell’organizzazione del ricevimento) salii sul pullman di testa dove c’era il domenicano p. Lobato che aveva organizzato la visita e che conoscevo molto bene, e poco dopo mi ritrovai seduto ad un tavolo del “Residence Park Hotel” di Piedimonte San Germano, proprio di fronte al futuro Papa. Al suo fianco sedevano p. Lobato e l’allora generale dei domenicani, il p. Aniceto Fernandez. Ricordo che riprendemmo il discorso iniziato a Roma e io gli chiesi qualche notizia della Polonia. Parlammo poi della guerra passata in quei posti dove ci trovavamo e dei vari polacchi che vi risiedevano. Ad un certo momento gli feci notare che in suo onore, su un manifesto di benvenuto che avevamo fatto affiggere anche in quel locale, alcune frasi di benvenuto erano scritte anche in lingua polacca. Lui allora un po’ sorpreso e compiaciuto, si alzò da tavola e andò a leggerle sorridendo e traducendole.

Al termine del pranzo tutta la comitiva ripartì per Aquino dove ci furono i discorsi ufficiali di cui ho parlato prima, seguito da un suggestivo spettacolo folcloristico. Quindi tutti i congressisti compreso il cardinale si sparpagliarono in visita alla città. Essendosi poi creata un po’ di confusione nel “ritrovamento” di tutti i visitatori data anche la non perfetta organizzazione della “trasferta”, intuendo che la partenza chissà quando sarebbe avvenuta, l’arcivescovo di Cracovia accettò l’invito del signor Rogacien, un polacco da oltre trenta anni stabilito ad Aquino di recarsi per ristorarsi un po’ nella sua casa attigua ai ruderi del castello dei Conti di Aquino. Lì rimase per alcuni minuti e al suo ritorno vedendo che la partenza era ancora lontana, incominciò a passeggiare in lungo e in largo per tutta la piazza San Tommaso.

Erano ormai le 21,00 quando gli organizzatori riuscirono a risistemare i visitatori nei vari pullman e ripartire per Napoli.

Il cardinale Wojtyla, anche se tanto sportivo e tanto paziente, si sentiva stanco dopo una giornata così movimentata. Così tirando un sospiro di sollievo, e dopo aver ringraziato ancora una volta noi ed altri che erano andati a salutarlo, compreso il signor Sarnowski un altro polacco residente ad Aquino, ripartì alla volta di Napoli.

Partiva lasciando dietro di sé quell’immagine di montanaro schietto e pieno di fede viva; un montanaro con una “faccia pulita, serena, ma con negli occhi quella strana aria ironica” che in pochi giorni il mondo intero avrebbe imparato ad amare e che tanta nuova vitalità avrebbe portato nella Chiesa”.
In seguito l’autore di questo articolo, ebbe occasione di vedere varie volte Giovanni Paolo II, ma divenuto dodici anni dopo, Sindaco di Aquino, lo incontrò una volta anche ufficialmente il 30 settembre dell’anno 2000, in occasione del pellegrinaggio a Roma della diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo per l’anno giubilare.
Per ricordare quel particolare momento, il Sindaco Antonino Grincia fece dono a Giovanni Paolo II di una targa in bronzo, fusa per l’occasione, con l’immagine di San Tommaso e lo stemma della Città.