Lettieri: Bertolaso risolverà la questione rifiuti. De Magistris: solo la giustizia ripulirà Napoli

20 Maggio 2011 2 Di redazione

Da R.E.B.A. (Registro Europeo Bombe Ecoligiche) Onlus riceviamo e pubblichiamo:
Confronto tra Lettieri e De Magistris davanti alle telecamere di Sky:
De Magistris: «Il voto del primo turno è un voto di protesta ma anche un voto di proposta».
Lettieri: «Il voto di protesta in sé non serve a nulla, i risultati rispecchiano la volontà dei napoletani di un voto diverso rispetto a quello degli ultimi anni». De Magistris lascia che sia il ”magistrato” che è innato in lui a ribattere sull’appoggio del Pd: «Non poteva non prendere atto del voto del primo turno. Ben venga il suo appoggio, Napoli non puo’ andare in mano a Cosentino». In una recente intervista l’ex pm così si era espresso: «Il concetto di massoneria è addirittura riduttivo. Le indagini mi sono state sottratte illegalmente – si riferisce, una inchiesta per tutte, a Why-Not -, siamo davanti ad una gestione occulta del potere. Non si tratta più del solo condizionamento di un singolo politico o funzionario. E’ una metastasi». Il candidato del centrodestra Gianni Lettieri,
invece, punta sull’emergenza spazzatura: «Dopo una settimana non ci saranno rifiuti per strada, anche grazie alle indicazioni e ai suggerimenti che mi ha dato Bertolaso. Bertolaso mi ha aiutato e collaborerà‘ ancora con me. Saro’ io a vincere il ballottaggio, perche’ i napoletani vogliono moderazione e non gli estremismi», ha concluso Lettieri.
In gioco ci sono tanti interessi, quelli occulti e quelli legati al bisogno crescente di imporre giustizia, democrazia e libertà dalla criminalità organizzata. Di certo Lettieri non si rende conto di consegnarsi alla certa sconfitta, tirando in ballo Bertolaso, figura contestata e raggiunta da indagini da parte della magistratura proprio in relazione a ll’emergenza rifiuti in Campania . Non bisogna ricordare troppo ai lettori cosa ha fatto per la Campania, Bertolaso: qui si pagano ancora le sue furbe macchinazioni. Senza contare che è in corso, nell’aula bunker di Poggioreale, il processo ad Impregilo, un processo chiuso, dove ai giornalisti viene vietato l’uso di qualunque strumento di registrazione, audio o visivo, anche dei telefonini e dove, imputati e testimoni, raccontano la colossale truffa dei rifiuti napoletani: dalla raccolta, allo smaltimento, ai documenti falsificati per la gestione di balle, inceneritore e messa insicurezza delle discariche. La criminalità organizzata non si nasconde più, anzi, si immortala in manifesti pre elettorali. Occorre specificare la volontà politica di Lettieri e quella di De Magistris: il primo è stato ingaggiando al sol fine di rimettere ordine nella guerra nata a monte degli appalti e degli stanziamenti che stanno per essere autorizzati e dove il secondo candidato intende intervenire con la mano della giustizia. Nuove discariche ed inceneritori, oltre agli appalti per la raccolta, smaltimento e la gestione delle cave, vecchie e nuove. Per ottenere soldi e appalti occorrono gli uomini ai posti di comando, cioè negli uffici preposti a rilasciare autorizzazioni e nelle aule consiliari dove garantire la vincita dell’appalto.
Inoltre, Lettieri e chi sopra di lui, lo sa bene, il tutto va privatizzato. La Campania, in mano ai Cosentino, Cesaro e Lettieri diverrebbe la prima regione di Italia totalmente S.P.A. Il quotidiano Terra ha ben sottolineato i giochi taciuti e gli intrighi di corte e lo ha fatto attraverso la bella penna di Francesco Iacotucci. Riportiamo il contenuto saliente dell’articolo: alla discussione elettorale sull’inceneritore di Napoli Est si è aggiunta la polemica sul bando da parte della società Asìa la quale contesta che non è stata coinvolta nel bando dell’inceneritore, da poco pubblicato. Il 13 febbraio scorso il sottosegretario Bertolaso siglava un accordo di programma con il Comune di Napoli, dove affidava ad Asìa la progettazione, la costruzione e la gestione dell’impianto. Alla luce di questo accordo il Cda di Asia costituì la Neam Spa (Napoli energia ambiente), società al 100% controllata dal Comune, la quale, dopo la realizzazione dell’inceneritore, avrebbe venduto sul mercato il 40% delle proprie azioni. All’epoca si stimò che i costi di realizzazione per un impianto da 400.000 tonnellate dovessero essere compresi tra i 230 e i 260 milioni. Il giornalista sottolinea al lettore un passaggio decisivo: nel bando pubblicato si parla di una cifra di base di 346 milioni di euro con un incremento di spesa non giustificato da nessuna variazione sulla costruzione. Altro fattore negativo legato all’estromissione di Asìa e del comune di Napoli dall’ affare inceneritore riguarda i ricavi: estromessa dalla gestione, Asìa, non avrà alcun contributo dalla vendita dell’energia elettrica, ricavi che andrebbero invece totalmente ai privati per 20 anni. Ricavi che non verrebbero reinvestiti per migliorare servizi pubblici ma, vanno visti, come veri e netti profitti
privati. Non soltanto il comune di Napoli non avrebbe ricavi dall’energia prodotta ma, si vedrebbe costretta a pagare una tariffa di conferimento maggiore di quella attualmente in vigore ad Acerra: da 50 euro a tonnellata a 93 euro. Questo dal quotidiano Terra. Bisogna dire che di queste 93 euro pagate per il conferimento, a tonnellata, circa 5 euro verrebbero utilizzate come ”compensazione ambientale”, prova del danno prodotto sull’ambiente e sui cittadini. Napoli
verrebbe svuotata nelle casse, martoriata nella terra e costretta a subire una privatizzazione costosa e fuori da regole e controlli cui danni, fisici, morali e in forma di denaro versato, ricadrebbero sui soli cittadini napoletani. Amici nelle aziende, nelle segreterie di partito, nelle giunte comunali, provinciali e in regione, anche, nei tribunali? Pochi giorni fa, il 6 aprile, il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania (Sezione Prima) si esprimeva in merito al ricorso
proposto da Asìa Napoli S.p.A e Ecodeco, contro Ente Parco del Vesuvio, Comune di Terzigno, Agenzia Regionale Protezione Ambiente (Arpa) Campania e S.A.P.N.A. (Sistema Ambiente Provincia di Napoli S.p.A. Fondata da Cesaro, presidente provincia di Napoli). Le società Asìa e Ecodeco chiedevano l’annullamento dell’ordinanza presidenziale prot. n. 531 del 23/12/2010, recante ingiunzione di ripristino dello stato dei luoghi e bonifica della discarica SARI a Terzigno.

La ditta per la raccolta Asia, veniva raggiunta da un ordine di ripristino della discarica Sari in quanto, questa, riconosciuta inquinata nelle falde idriche e quindi nel suolo. Fatto sta che la Corte così si è espressa sul ricorso presentato dalla Asìa: « considerato che lo stesso Ministero dell’Ambiente è intervenuto, in relazione all’inquinamento delle acque di falda, a prescrivere l’adozione di idonei interventi di messa in sicurezza; Il Tribunale Amministrativo Regionale della
Campania (Sezione Prima) respinge la domanda cautelare». Cava Sari, riconosciuta inquinata dalla stessa Corte non chiuderà, quindi, come richiesto con urgenza e gravità dall’Ente Parco e cittadini in prima linea, non verrà nemmeno bonificata. Per quanto riguarda le misure adottate dal Ministero dell’Ambiente per ripristinare le falde acquifere e la stessa discarica, non se ne hanno notizia. La discarica è li dagli anni settanta: allargata, scavata, riempita di ogni tipologia di rifiuto da quello legale a quello illegale. Ricordiamo anche il sequestro di una parte della discarica di Chiaiano, Napoli, nell’ambito dell’inchiesta sulle infiltrazioni dei Casalesi nella realizzazione dell’impianto. I militari avevano anche perquisito alcuni laboratori di analisi ipotizzando la falsificazione dei test effettuati nella discarica, con relativa compromissione della sicurezza pubblica. La discarica è ancora li, satura e inquinata e chi ne sa più nulla? Secondo un altro protocollo firmato nel 2008 dal sottosegretario Guido Bertolaso e dal sindaco di Giugliano, Taverna del Re, doveva essere definitivamente chiusa, per avviare opere di bonifica del territorio dove da anni erano stoccate 6 milioni di ecoballe. Nel frattempo, nuove indagini e nuovi processi, stavolta a carico di quattordici tra docenti universitari, liberi professionisti e funzionari regionali, arrestati due anni fa nell’ambito dell’inchiesta sui collaudi agli impianti di Cdr (combustibile derivante dai rifiuti). Per tutti l’accusa di falso ideologico in atto pubblico. Il processo comincerà il 9 giugno prossimo davanti al giudice monocratico Giustina Caputo. Inoltre, in pochi mesi una montagna di immondizia è stata trasportata dalla Campania alla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea.
Per un giro di affari da sei milioni di euro. Ma dell’operazione nessuno sembra essere responsabile.
Mastella comunica di appoggiare Lettieri e, stando alle sue ultime dichiarazioni, lo farà assieme al terzo polo: «Un rapporto di collaborazione politica tra l’Udeur e le altre forze politiche di Centro.»
Mastella, ieri ha incontrato a Roma i leader Casini e Cesa, Fini e Rutelli. In vista del ballottaggio per l’elezione del sindaco di Napoli. I cittadini sapranno di certo come orientarsi, peseranno, nel ballottaggio, i voti dei ”colletti bianchi” chiamati ed invitati a difendere poltrone, aziende e interessi privati. Si hanno notizie di arresti nel napoletano, di appartenenti al clan del rione Torretta accusati di aver fomentato le proteste dei cittadini a seguito dell’imbarazzante
quantitativo di rifiuti in strada: la cittadinanza, tutta, invita gli inquirenti ad occupare il proprio tempo ricercando, nei palazzi del potere, i veri responsabili di questa infamia.