Studentessa 23enne in fin di vita a causa del morbillo

22 Giugno 2011 0 Di redazione

In fin di vita a causa del morbillo. E’ accaduto ad una 23enne di Lanciano, studentessa a Milano, colpita dalla malattia innocua per i bambini ma temibile quando colpisce gli adulti. Picchi di febbre e ricadute della temperatura non hanno fatto pensareai sanitari che l’hanno visitata al morbillo neanche quando il corpo si è cosparso di bollicine. Per questo, tornata in aereo a Pescara è stata ricoverata d’urgenza al Renzetti di Lanciano. Oggi è in rianimazione nell’ospedale di Chieti e le sue condizioni sono gravissime a causa di complicanze causate dal morbillo quale l’encefalite e una broncopolmonite. La Asl Chieti Lanciano Vasto, in una nota scrive: “In merito alle condizioni della ragazza di Lanciano colpita da encefalite morbillosa, si rende noto che la stessa era stata ricoverata una sola notte presso la Medicina dell’ospedale “Renzetti” di Lanciano con sospetta diagnosi di malattia infettiva. I medici avevano effettuato una serie di accertamenti diagnostici, tra cui esami ematici specifici, i cui esiti sarebbero stati noti nelle 48 ore successive, trattandosi di analisi che permettono l’identificazione di possibili virus attraverso la coltura cellulare, una tecnica che richiede tempi codificati. In attesa dei riscontri diagnostici, è stata comunque sottoposta alla terapia adatta ai sintomi manifestati. Nella mattinata successiva, prima ancora che fossero noti i risultati degli esami, sono sopraggiunti altri sintomi che hanno indotto i sanitari a disporre l’immediato trasferimento della paziente presso il reparto malattie infettive dell’ospedale di Pescara.
Al momento del ricovero la ragazza aveva riferito che da otto giorni era affetta da febbre alta e faringite, a cui aveva fatto seguito un’eruzione cutanea nei giorni successivi, che a Milano, dove si trovava per motivi di studio, era stata diagnosticata come possibile reazione allergica a un farmaco assunto.
“L’encefalite morbillosa è una malattia virale la cui gravità non è legata alla tempestività della diagnosi, né all’aggressività del virus stesso – chiarisce il prof. Eligio Pizzigallo, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’ospedale di Chieti – quanto piuttosto dalle condizioni dell’organismo attaccato, soprattutto di tipo genetico. Non è pertanto una diagnosi precoce a condizionare l’evoluzione della malattia, né una terapia somministrata altrettanto rapidamente, perché purtroppo si tratta di una patologia rispetto alla quale non abbiamo molti strumenti. Il decorso più o meno infausto, perciò, è legato alla reazione dell’organismo all’ingresso del virus, che coinvolge il sistema nervoso a volte con danni gravissimi”.