Contributi all’editoria, mega truffa di oltre 45 milioni di euro

18 Luglio 2011 0 Di redazione

Il Nucleo di Polizia Tributaria di Frosinone scopre un ingente danno erariale per oltre 45 milioni di euro per indebita percezione di contributi all’Editoria .

Il colossale danno erariale, cagionato alla Presidenza del Consiglio – Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria -, è stato realizzato operando una vera e propria truffa nei confronti dell’autorità deputata al rilascio delle provvidenze,
Già da tempo lo specifico e delicato settore era all’attenzione della Guardia di Finanza e della Corte dei Conti.
Le Fiamme Gialle ciociare, dopo un’accurata indagine di natura contabile, hanno acquisito copiosa documentazione di notevole interesse, procedendo, altresì, all’audizione di numerose persone informate sui fatti tra cui tutti i Capi pro tempore del Dipartimento per l’Editoria di Palazzo Chigi.
L’esame della documentazione, confrontata con gli esiti delle dichiarazioni rilasciate, ha consentito di dimostrare come il marchingegno truffaldino posto in essere sia stato più che idoneo a defraudare le casse erariali, cagionando un danno alle stesse per più di 45 milioni di Euro.
Orbene, il sistema di truffa era basato sulla rappresentazione di una fittizia realtà societaria, posta in essere grazie all’ausilio di veri e propri “prestanome” che non sono a conoscenza nemmeno delle basilari norme di amministrazione societaria. Inoltre, il soggetto a cui erano di fatto riconducibili le cooperative editoriali, ha posto in essere anche dei veri e propri artifizi e raggiri che si sono sostanziati nel presentare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri delle attestazioni palesemente false, concernenti la sussistenza dei requisiti previsti dalla legge per accedere ed ottenere in tal modo i contributi de quibus.
Per realizzare la truffa sono state costituite delle cooperativa editoriali, articolate su due società, formalmente distinte, di cui, all’epoca dei fatti erano amministratori due ultra ottantenni, semplici prestanome anch’essi segnalati alla Corte dei Conti per conclamate connivenze. L’effettivo proprietario, sostanzialmente, ha fatto ricorso ai benefici della legge 250/90 con due società diverse mentre in realtà esse sarebbero, di fatto, un’unica impresa. Tutto ciò ha consentito, eludendo le norme, di incassare il doppio di quanto spettasse. A ciò si aggiunga cha la vigente normativa prevede la decadenza dai benefici in presenza di attestazioni non veritiere.
Quanto alla reale riconducibilità di fatto di entrambe le realtà editoriali al soggetto, i Finanzieri hanno rappresentato e documentato come egli, in qualità di dominus delle due compagini ed unico referente di tutti i soggetti formalmente investiti di cariche sociali, ha gestito concretamente l’operato delle due società editrici. Infatti è intervenuto personalmente nell’organizzazione delle varie redazioni; attribuito le singole competenze; ha scelto gli “amministratori” (teste di legno che erano di fatto svuotati di qualsiasi potere decisionale). Il proprietario di fatto delle cooperative editoriali ha, inoltre, stabilito le modalità d’impiego delle risorse finanziarie delle due società, scegliendo soggetti e condizioni contrattuali alle quali cedere i crediti derivanti dall’erogazione dei contributi pubblici; ha utilizzato le società editrici quali garanti ai fini dell’ottenimento di affidamenti bancari, a favore di altre società del gruppo. Ha inoltre imposto la linea editoriale dei quotidiani e conferito mandato ai responsabili di redazione per l’assunzione di nuovo personale, stabilendo ovviamente anche il trattamento economico di dipendenti e collaboratori ed in alcune occasioni effettuato in prima persona i relativi colloqui per l’assunzione stessa.
In un’occasione è addirittura intervenuto personalmente presso alti livelli istituzionali per difendere i propri interessi economici connessi all’attività editoriale delle due società sopra citate.
E’ stato inoltre accertato dopo un’attenta analisi della documentazione bancaria che il “dominus” ha personalmente operato, unitamente a propri congiunti, sui conti correnti ove erano stati versati i contributi erogati dal Dipartimento per l’Editoria.
La legge che regola la concessione di tali contributi (la nr.250) è entrata in vigore nel 1990 e disciplina le milionarie provvidenze concesse annualmente, in misura proporzionale a determinati valori di bilancio, alle imprese editrici di giornali quotidiani costituite come cooperative giornalistiche da almeno tre anni e limitatamente ad una sola testata dotata dei particolari requisiti imposti dalla norma.

La sussistenza di tali requisiti viene valutata dalle autorità competenti al pagamento dei contributi, nel caso di specie la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria.
Il meccanismo di concessione dei contributi di che trattasi, evidenzia tuttavia al suo interno alcuni aspetti che offrono il fianco a possibili sofisticazioni illecite in grado di trarre in inganno l’autorità competente e far si che, costituendo più realtà societarie puramente rappresentative, il contributo in parola subisca una vera e propria moltiplicazione.
Il lavoro certosino dei militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Frosinone, coordinati dal Comando Provinciale, ha permesso di deferire alla Corte dei Conti – Procura Regionale Lazio – i responsabili che, sostanzialmente, hanno percepito indebitamente i milionari contributi.
E’ stato segnalato, altresì, alla Magistratura contabile capitolina il c.d. danno “all’immagine” che consta, oltre dal notevole costo sostenuto relativamente all’esecuzione delle indagini espletate, anche dal grave nocumento creato all’immagine della Presidenza del Consiglio dei Ministri. In particolare, una lesione ingiusta e concreta di un interesse pubblico, che sarà patrimonialmente valutato dall’A.G. contabile.
La brillante azione di servizio portata a termine nello specifico comparto, testimonia ancora una volta che la Guardia di Finanza, quale Organo di Polizia economica-finanziaria, alle dirette dipendenze della Corte dei Conti, effettua mirati controlli per il contenimento della spesa pubblica nazionale a tutela del bilancio dello Stato e degli Enti locali.