Al via “Goletta Verde nel Lazio”, quinta edizione della campagna regionale di Legambiente Lazio

27 Settembre 2011 0 Di redazione

Dall’Ufficio stampa Legambiente Lazio riceviamo e pubblichiamo:

Al via dalle sponde di Ostia la “Goletta Verde nel Lazio”, la campagna regionale di Legambiente Lazio, realizzata con il contributo dell’Assessorato all’Ambiente e Sviluppo Sostenibile della Regione. “Pennelli” anti-erosione, parchi, spiagge libere, qualità dell’acqua, divieti di balneazione e rischi idrogeologici, waterfront e fumi delle navi: saranno molteplici i temi al centro della quinta edizione della Goletta, a bordo della quale tante e variegate attività vedranno coinvolte soprattutto le scuole -dalle analisi chimiche delle acque all’osservazione di flora e fauna marino-costiere, da lezioni sui cetacei a principi di sostenibilità delle energie alternative-.

“Ripartiamo nel Lazio con una nuova campagna regionale della Goletta Verde, per continuare ad occuparci del nostro mare anche al di fuori dalla stagione balneare, quando troppi se ne dimenticano –ha detto la direttrice di Legambiente Lazio, Cristiana Avenali–. Non bisogna mai abbassare la guardia, i 360 chilometri di costa della nostra regione vanno tutelati dall’abusivismo e da progetti faraonici, diffondendo tra i cittadini sensibilità e amore verso l’ambiente marino, è l’unica strada per dare un futuro al nostro mare. Per questo, lanciamo un allarme sui cosiddetti pennelli antierosione, vere e proprie barriere che impediscono i movimenti naturali della sabbia, creando più danni che benefici, come si è già verificato per decenni in altre regioni italiane ed è certificato da diversi studi universitari. Chiediamo alla Regione Lazio di bloccare i progetti e aprire un serio confronto, per cercare soluzioni alternative di minore impatto.”

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Dopo lo stop ai lavori ad Anzio, dove proprio Legambiente ha denunciato la mancanza della valutazione di impatto ambientale, preoccupano i nuovi progetti che dovrebbero essere condotti su tutta la costa laziale, per una spesa approvata di ben 26 milioni di euro, per barriere di cemento praticamente ovunque da Minturno a Fondi, Latina, Formia, Terracina, Pomezia, Ladispoli, Nettuno e la stessa Ostia, tutte località dove la linea di costa sulle spiagge, arretra a vista d’occhio, sia per il mancato apporto di sabbia dai mari sempre più ingabbiati da nuovi porti che per un evidente cambiamento climatico già in atto. I “pennelli” e le “dighe soffolte”, denunciano gli studi sul tema, comportano uno squilibrio di livelli sabbiosi tra la zona protetta verso riva e la zona non protetta verso il largo, impediscono il necessario ricambio idrico creando una serie di “piscine” di acqua di mare stagnante, non permettono l’accessibilità nautica a piccoli natanti e mezzi di soccorso, limitano la visuale verso il mare aperto.

Nella tappa di lancio, l’attenzione di Legambiente si è concentrata anche sul mare della Capitale. Sarebbe di un milione di nuovi metri cubi di cemento, il saldo del progetto di waterfront per Ostia presentato ai giornalisti nel luglio scorso dal Sindaco Alemanno, con una miriade di progetti dai nomi altisonanti quanto vuoti, mascherati da interventi pseudo ambientali.
La ricetta è sempre quella: prendere le aree libere disponibili, in questo caso quelle verdi della seconda fascia oltre il mare, e riempirle con centri commerciali, case, impianti vari. E così la passeggiata razionalista, in realtà nasconde case e servizi, la città dell’acqua impianti sportivi, la città dei giochi e della scienza funzioni ricreative, commerciali, ricettive, residenziali; la città del benessere, ancora ricettività, attività commerciali e residenze; gli stagni di Ostia, un nuovo insediamento residenziale e commerciale; il polo della nautica alla foce del Tevere, con la creazione di un polo produttivo nautico e il parco della foce; nell’area centrale nuove attività direzionali, commerciali, residenziali, ricettive e congressuali; persino a Ostia antica, strutture ricettive e commerciali. Tra questi ci sarebbero 20 piste da bowling, una nuova darsena al canale dei Pescatori, il raddoppio del Porto, persino un’ipotesi per la creazione di un impianto che generi onde artificiali all’altezza dei Cancelli di Castel Porziano per attirare gli amanti del surf per la modica spesa di 100 milioni di Euro, ma tra i massimi simboli una enorme discoteca, a forma di nave, per 4 mila persone con annessi 2.500 metri quadri di locali commerciali.

“Il mare di Roma ha certamente bisogno di un progetto, ma Ostia non è Dubai, con le sue torri albergo, e nemmeno Santa Monica, con le sue mega onde per i surfisti. Stop al milione di metri cubi di nuovo inutile e dannoso cemento sulle aree verdi del lungomare, pensato da Alemanno nel chiuso delle stanze del Campidoglio senza i cittadini, sì alla liberazione del litorale da muri e cancelli -afferma Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. E’ chiaro il senso cementizio dell’intervento proposto, ben interpretato dall’Assessore Corsini che ha affermato con tranquillità di aver fatto uno ‘studio approfondito di carattere edilizio che ora dev’essere tradotto in un provvedimento di densificazione’ e in una ‘variante urbanistica’. E’ ridicolo e assurdo, il futuro del mare della Capitale non può ricalcare lo sviluppo del litorale adriatico di 40 anni fa. Bisogna invece eliminare i muraglioni degli stabilimenti balneari che hanno trasformato il centro di Ostia in un “lungomuro” e ridisegnare il lungomare per far riacquistare alla città il respiro verso l’acqua eliminando cabine e recinzioni, si deve puntare sulla valorizzazione delle aree archeologiche, delle dune di Capocotta, sulla Riserva del litorale e sull’unica area marina protetta vicina a Roma come le Secche di Tor Paterno.”

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Con la Goletta Verde Legambiente punta i riflettori su questi assurdi progetti, e nei prossimi giorni presenterà anche delle specifiche osservazioni, coinvolgendo i cittadini contro queste scelte. Non è, infatti, nemmeno facile scavare tra le pieghe dei progetti, visto che sono visibili esclusivamente in una stanza a Ostia e non sono consultabili in rete né sul sito internet del Comune né su quello del Municipio o del progetto Millennium, me nemmeno negli spazi della partecipazione del Dipartimento urbanistica.

Dopo la tappa di Ostia, il veliero “Catholica” toccherà nelle prossime quattro settimane le sponde di Fiumicino il 29 settembre e Civitavecchia il 2 ottobre, poi arriverà ad Anzio l’8 ottobre, a S.Felice del Circeo il 14 ottobre, a Gaeta il 16 ottobre e concluderà il suo viaggio nella splendida isola di Ventotene. Un mese di iniziative durante il quale cittadini, amministrazioni, imprese e scuole saranno coinvolti in blitz, incontri con le istituzioni, con dossier e proposte.

GOLETTA VERDE NEL LAZIO 2011

Progetti anti-erosione, l’invasione dei Pennelli

Gli inutili progetti anti-erosione nel Lazio e le contraddizioni del Waterfront di Ostia

I MUTAMENTI CLIMATICI E L’EROSIONE COSTIERA
Aumento della temperatura sul pianeta, uguale a scioglimento dei ghiacci nelle calotte polari, uguale ad aumento del livello del mare, uguale erosione e scomparsa delle spiagge: è questa semplice ma efficace equazione che ci dice cosa sta succedendo agli arenili del Lazio che conoscevamo come ampi e spaziosi e ci ritroviamo ora come strette lingue di sabbia tra un muro di cemento (una casa, un porto o una strada che sia) e il mare che avanza.
Secondo il Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, il clima globale nel prossimo secolo sarà tra i due e i quattro gradi più caldo rispetto ad oggi, nel Medioevo attorno al XII secolo vi è stato un periodo caldo, il livello del mare era di circa 20 centimetri più alto di quello di oggi e nel XVIII secolo vi è stata la ‘piccola era glaciale’, quando il livello del mare era di circa 25 centimetri inferiore ad oggi. Se la temperatura media nel prossimo secolo dovesse essere tre gradi più elevata, le previsioni indicano che il livello del mare aumenterà tra gli 0,9 e gli 1,3 metri!
Questa ricerca deriva da una collaborazione internazionale tra i ricercatori del Niels Bohr Institute presso l’Università di Copenaghen e scienziati inglesi ed indica in sostanza che il livello del mare potrebbe salire nei prossimi 100 anni di un metro rispetto ad oggi, mediamente 1cm all’anno.
In questo quadro sono da individuare le cause primarie delle erosioni sulle nostre coste, e le soluzioni più incisive sono da ricercare quindi a livello globale nella riduzione di immissioni di Anidride Carbonica (CO2) in atmosfera.

Secondo un recente studio ISPRA, la situazione italiana al momento è la seguente:
· un quarto delle nostre coste basse, pari a 1.150 km è in erosione
· negli ultimi 50 anni, il 45% delle coste basse hanno subito cambiamenti superiori a 25 m, con un bilancio negativo di circa 5 milioni di mq di spiagge perse.

Più specificatamente nel Lazio sono in fase di forte erosione 63 km di costa, pari al 23% del totale (isole escluse).

COSA CREA LA SPIAGGIA E COSA LA DISTRUGGE
La scienza insegna che l’erosione, e quindi l’arretramento della linea di costa “è un fenomeno naturale”. Il mare, infatti, regolarmente determina spostamenti di sedimenti: e così come sottrae è in grado successivamente di ricomporre. In questo quadro di “movimento” naturale della costa, gli interventi dell’uomo per tamponare spesso non hanno un esito positivo.

Cosa ricrea le spiagge:
· la presenza di dune sulla costa, libere di muoversi e restituire materia “sabbia” alla costa;
· la possibilità per le correnti di muoversi liberamente potendo spostare le sabbie senza incontrare barriere in mare (cemento, frangiflutti …) che ne interrompano il corso;
· l’afflusso di nuova sabbia trasportata direttamente dai fiumi tra i detriti e gettata in mare dalle foci;
· la presenza della Posidonia oceanica, pianta acquatica endemica del mar mediterraneo che crea una barriera subacquea in grado di proteggere la spiaggia, formando banchi capaci di trattenere la sabbia durante le forti mareggiate invernali.

Cosa distrugge le spiagge
· la distruzione degli ambienti dunali costieri (sostituiti da ville, strade, hotel …. ) e quindi il mancato apporto naturale di nuovo materiale dall’entroterra;
· la costruzione di porti o opere rigide sulla costa e in mare che interrompono il flusso dei sedimenti, anche opere frangiflutti che spesso preservano i tratti interessati ma danneggiano quelli contigui;
· gli argini fluviali, le dighe e le canalizzazioni dei fiumi che bloccano l’apporto dall’entroterra di nuovi materiali sabbiosi a “rifornire” la costa;
· la distruzione del fondale dai banchi di Posidonia oceanica vista come un ostacolo alla corretta balneazione;
· le sollecitazioni artificiali al moto ondoso che creano maggiore asportazione di sabbia.

L’erosione costiera negli anni ha portato alla realizzazione di opere come canalizzazioni, consolidamento dei costoni e degli argini fluviali per paura di frane o inondazioni, oltre alle “canoniche” realizzazioni di moli, dighe, porti etc…. Ed è questo il messaggio importante: “l’erosione costiera è un fenomeno naturale con il quale dobbiamo fare i conti”.
Il fatto che il livello del mare si innalzi, ovviamente aumenta l’erosione costiera; un problema che potrebbe essere tamponato se le dune fossero libere di spostarsi e di restituire la materia. In Italia però le abbiamo quasi tutte distrutte costruendo sopra case e strade. Una soluzione quindi “è preservare le dune dove ci sono e ricostruirle dove siano libere di spostarsi senza ostacoli, purtroppo quando si parla di opere a difesa delle spiagge si pensa ad altro.

I RIPASCIMENTI ED I “PENNELLI” DI OSTIA
La ricostruzione della spiaggia iniziata lo scorso giugno a Ostia, ha visto lo sviluppo di un ripascimento dell’arenile finanziato con 15,5 milioni di euro (11,5 della Regione e altri 4 del Campidoglio). Lavori con costi enormi che daranno piccoli risultati solo sul breve termine poiché nel contempo si progettano e realizzano nuovi porti, si cementificano gli argini fluviali impedendo il naturale apporto sabbioso alle foci e si creano nuove barriere rigide in acqua (pennelli, barriere soffolte, frangiflutti) che producono una enorme accelerazione delle correnti a discapito delle parti di litorale dove di barriere non ce ne sono.

I cosiddetti “pennelli” frangiflutti sono ammassi di blocchi a secco ancorati alla linea di spiaggia e perpendicolarmente la linea di costa; i progetti anti-erosione presentati lungo la costa del Lazio hanno inoltro l’aggiunta di barriere soffolte che collegano tra di loro i vertici dei pennelli creando uno sbarramento parallelo alla costa distante poche centinaia di metri dalla battigia.
Conseguenza di queste istallazioni è la creazione di una serie di “piscine” di acqua di mare stagnante come già si sta verificando nel comune di Anzio dove i lavori per i pennelli sono iniziati da mesi e le pessime conseguenze si sono viste tutta l’estate.

LA DANNOSA INEFFICACIA DEI “PENNELLI” SECONDO GLI STUDI SCIENTIFICI
In un recente studio del professor Lorenzo Papa, docente di Fisica dell’Oceano dell’Università degli studi di Genova, si definiscono i pennelli inutili e dannosi e si indica la soluzione opposta contro l’erosione, la rimozione di quelli già esistenti in un quadro di sgombero da barriere rigide in mare che concorrono in ogni caso alla scomparsa delle spiagge insieme alle cementificazioni di coste e sponde fluviali, naturali serbatoi di sabbia.
Intanto si studiano i progetti già in fase realizzativa, l’ingegnere idraulico Andrea Campagna sui “pennelli” di Anzio:

· Non assicurano il necessario ricambio idrico tra la zona protetta ed il largo. Ciò comporta che il già noto peggioramento della qualità delle acque riscontrabili nella costa specialmente nel periodo estivo a causa dell’aumento della popolazione residente nell’area, verrà amplificato dalla presenza di acque pressoché stagnanti all’interno delle celle di progetto. Inoltre tutto il materiale galleggiante (contenitori plastici, residui di cassette in polistirolo, ecc.) generalmente visibile sulla battigia dopo una mareggiata, spinto all’interno delle celle dal moto ondoso (frangente sulla diga soffolta) rimarrà intrappolato all’interno delle celle stesse.

· Non permettono l’accessibilità nautica della costa neanche a piccoli natanti ma soprattutto a mezzi di soccorso. Questo aspetto è particolarmente importante in questa costa dove l’accessibilità da terra è fortemente limitata dai ridotti accessi carrabili alla spiaggia.

· Non contemplano la limitazione della visuale verso il mare aperto. Difatti, la presenza delle barriere anche sommerse, in considerazione della ridotta profondità del coronamento, risulterà comunque visibili dalla spiaggia.

· La presenza della diga foranea soffolta, comporterà uno squilibrio di livelli tra la zona protetta verso riva e la zona non protetta verso il largo generando forti correnti in prossimità della diga stessa, inoltre la riduzione del modo ondoso incidente sulla spiaggia, riduce la percezione di rischio da parte dei bagnanti ignari delle correnti generate dalla presenza della diga soffolta nelle vicinanze della stessa.

E NEL RESTO DEL LAZIO ANCORA PENNELLI
I lavori di ripascimento, che dovrebbero essere condotti su tutta la costa laziale, hanno avuto il via libera della Regione nello scorso giugno, per una spesa complessiva di 26 milioni di euro. Cantieri aperti oltre i casi citati anche a Nettuno, Latina, Formia, Minturno, Fondi, Terracina, Pomezia, Ladispoli, tutte località dove la linea di costa sulle spiagge, arretra a vista d’occhio. Tutte località dove si vuol provare la soluzione con pennelli e barriera soffolta che, come già dimostrato, non saranno la soluzione all’erosione.

Ci ritroveremo negli anni a venire centinaia di pennelli e una enorme barriera soffolta lungo la linea della nostra costa? Sembra essere questa la pericolosa strada intrapresa, indispensabile è quindi cambiare direzione e studiare soluzioni che ci permettano di fare il bagno in una acqua di mare e non palustre, di poter surfare o navigare lungo la costa senza timore di “inciampare” in una qualche barriera subacquea, di poter continuare ad ammirare la linea dell’orizzonte e gli splendidi tramonti sul nostro mare.


IL WATERFRONT DI OSTIA: 1 MILIONE DI METRI CUBI DI NUOVO CEMENTO
Interventi ambientali, pedonalizzazioni, ecc per mascherare un milione di metri cubi di nuovo cemento. In sintesi potrebbe essere questo il saldo del nuovo progetto di waterfront per il mare della Capitale. Una miriade di mirabolanti idee e progetti, presentati ai giornalisti nello scorso luglio dal Sindaco Alemanno, e dal 16 settembre in visione ai cittadini, ma solamente presso una stanza del Municipio sul litorale. Tutto, o quasi, in aree o vincolate, o demaniali o a patrimonio dello Stato.

Dietro nomi altosonanti quanto vuoti si nasconde la cementificazione di molteplici aree libere, verdi, della seconda fascia oltre il mare: la passeggiata razionalista, in realtà nuovi servizi pubblici e privati per il tempo libero e case; la città dell’acqua, ossia gli impianti sportivi dei Mondiali di nuoto e altri servizi per la nautica; la città dei giochi e della scienza, ossia funzioni ricreative, commerciali, ricettive, residenziali; la città del benessere, con ricettività, shopping, fitness e benessere con attività commerciali e residenze; il parco acquatico, dove sono tutte da capire le attrezzature di interesse comune; persino nell’area centrale si inseriscono nuove attività direzionali, commerciali, residenziali, ricettive e congressuali; il polo della nautica alla foce del Tevere, con la creazione di un polo produttivo nautico e il parco della foce; Ostia antica, anche qui con strutture ricettive e commerciali; gli stagni di Ostia, con nuovo insediamento residenziale e commerciale.

Non è nemmeno facile scavare tra le pieghe dei progetti, visto che oltre alla già citata stanza, non esiste alcun sito pubblico dove consultare le carte, né tanto meno sono consultabili in rete, visto che non esiste nulla relativo ai progetti del waterfront sul sito internet del Comune o del Municipio, o del progetto Millennium, me nemmeno negli spazi della partecipazione del Dipartimento urbanistica. In questi primi giorni di consultazione, sono già emerse cose incredibili, che rimandano ad una idea del litorale romano che potrebbe ricalcare quella di 40 anni fa sul litorale adriatico. Il massimo simbolo sarebbe una enorme discoteca, a forma di nave, da 4 mila persone con annessi 2.500 metri quadri di locali commerciali.

Parte delle bizzare iniziative previste nelle cinque isole pensate durante le giunte di centro sinistra al largo di Ostia, sono state spostate sul lungomare: beauty farm, centri commerciali e ristoranti, alberghi, la mega discoteca ma anche 20 piste da bowling, nuova darsena sul canale dei Pescatori, il raddoppio del Porto, centri sportivi, un impianto per il surf di livello europeo e naturalmente molta edilizia privata.

L’Assessore Corsini, ha peraltro bene interpretato il senso cementizio del progetto, quando afferma “abbiamo fatto uno studio approfondito di carattere edilizio che ora dev’essere tradotto in un provvedimento di densificazione. Dobbiamo adottare una variante urbanistica. La porteremo in giunta entro agosto o subito dopo l’estate.” Della delibera non abbiamo notizia, ma l’intenzione è più che chiara.

Se è certamente vero che il ‘mare di Roma’ ha bisogno di un futuro, è altrettanto vero che quello delineato non può essere quello da perseguire. Ostia non è Dubai, con le sue torri albergo, ma nemmeno Santa Monica, con le sue mega onde per i surfisti.
Di progetti

assurdi non ne mancano, e tutti con costi esorbitanti: c’è persino un’ipotesi per la creazione di un impianto che generi onde artificiali all’altezza dei Cancelli di Castel Porziano, in modo da far diventare Ostia meta anche degli amanti del surf. Un’opera che avrebbe un costo di circa 100 milioni, in parte oggetto di finanziamento europeo. Naturalmente, sul fronte delle infrastrutture, tornerebbe di moda la metro leggera fino a Pratica di Mare.

Altro che liberazione del litorale dal cemento già esistente dei muraglioni degli stabilimenti balneari, altro che ridisegno del lungomare per far riacquistare il respiro verso l’acqua eliminando cabine e recinzioni, altro che valorizzazione delle aree archeologiche, delle dune di Capocotta, dell’unica area marina protetta vicina a Roma come le Secche di Tor Paterno. E poi, che senso ha il progetto del waterfront senza nessuna concertazione? Peraltro ad appena 18 mesi dalla fine del mandato dell’attuale amministrazione.

… OSTIA DI SPRECO IN SPRECO, IL POLO NATATORIO
Uno sperpero di denaro pubblico a pochi passi da dove si è già sprecato tanto per la realizzazione del polo natatorio nato in occasione dei Mondiali di Nuoto del 2009; piscine più che olimpioniche, visto il metro e mezzo di troppo di lunghezza “denunciato” dagli atleti inglesi in allenamento per i mondiali, costate somme enormi inquadrate nei 27 milioni di euro per tre impianti di allenamento i altrettante zone della capitale e ad oggi ancora lì senza essere state utili per l’evento sportivo e senza essere utilizzate in maniera adeguata. I 50m di lunghezza scoraggiano l’utilizzo di questi impianti oltretutto progettati solo per il nuoto e non per altri sport; utilizzati dal 2010 con corsi della FIN (Federazione Italiana Nuoto) per una capienza media di 400 iscritti, gli impianti ne accolgono solo 280; strutture inutili, sbagliate e sovradimensionate che vanno ad aggiungersi agli sprechi in atto ad Ostia.

LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE LAZIO
La nostra costa non ha bisogno di altri errori che provino a porre rimedio agli errori del passato, aggravando una situazione al limite del collasso per l’esistenza stessa del litorale con conseguenze sull’ambiente naturale ma anche su tutte le attività antropiche che vi si sviluppano. Legambiente Lazio chiede:
· la CHIUSURA DEI CANTIERI DEI “PENNELLI” in corso d’opera con la immediata liberazione totale del litorale dalle terribili strade di pietre e terra che oggi lo devastano;
· che venga dato parere NEGATIVO presso gli uffici preposti della Regione Lazio alle V.I.A. (Valutazioni di Impatto Ambientale) di ognuno dei progetti
· lo STOP AL WATERFRONT DI OSTIA E A TUTTO IL NUOVO CEMENTO SULLA COSTA e sui corsi d’acqua interni; niente nuove abitazioni, centri commerciali, porti, stabilimenti … tutto può concorrere alla definitiva “chiusura” per mancanza di sabbia di tutte le nostre spiagge.
· l’applicazione del PIANO di UTILIZZAZIONE degli ARENILI che prevede l’abbattimento e la liberazione del litorale, una riqualificazione generale di Ostia che ad oggi risulta essere spesso abbandonata a se stessa e interventi tempestivi ed efficaci contro il problema dell’erosione