Scoperti dai finanzieri 4 lavoratori in nero, di cui 3 denunciati per truffa e falso

9 Settembre 2011 0 Di redazione

Nell’espletamento dei compiti di polizia economico-finanziaria demandati al Corpo, la Tenenza della Guardia di Finanza di Lanciano ha proceduto ad un controllo mirato al sommerso di lavoro nei confronti di una società operante nel settore delle lavanderie industriali del comprensorio di Lanciano.

In esito a tale intervento, nel corso del quale sono state intervistate più di trenta persone, sono stati scoperti ben 4 lavoratori “in nero”, cioè in difetto di regolare assunzione: un’impiegata amministrativa, due inservienti ed un autista incaricato della guida di un furgone utilizzato per la consegna ed il ritiro del materiale presso alcuni importanti stabilimenti di Melfi e della Val di Sangro.

Sono state accertate ritenute non operate sulle retribuzioni e ritenute non versate per un importo complessivo superiore a 1.500 euro, ed irrogata una sanzione amministrativa pari da un minimo di 34.200 euro ad un massimo di 136.800 euro.
È stata, quindi, inoltrata la segnalazione agli Uffici assistenziali e previdenziali competenti all’accertamento delle ulteriori violazioni.

Il fenomeno del lavoro sommerso rappresenta senza dubbio una forma di illegalità molto dannosa che incide negativamente su più fronti: da un lato consente alle aziende sleali di abbattere i costi di gestione, e di offrire quindi servizi e prodotti a prezzi altamente concorrenziali, dall’altro è molto spesso correlato ad altri fenomeni quali immigrazione clandestina e violenza e sfruttamento della manodopera.

Nella specifica attività di servizio il dato appare più grave ed eclatante se si considera che sono emersi anche illeciti di natura penale.
Sono stati, infatti, denunciati tre dei quattro lavoratori prima indicati. Una persona è stata segnalata all’A.G. per truffa in quanto ha percepito indebitamente una indennità di disoccupazione pari a circa 2500 euro, un’altra per tentata truffa a causa dell’omessa comunicazione della ripresa dell’attività lavorativa, che avrebbe comportato la corresponsione di un’indennità di mobilità. Infine l’autista per falso ideologico per aver dichiarato falsamente di non percepire compensi dal datore di lavoro.