“Facciamo il pacco alla camorra” un Convivium sulla legalità. Presentato il primo ristorante N.C.O. della Regione Lazio

29 Novembre 2011 1 Di Felice Pensabene

Sala Restagno del comune di Cassino delle grandi occasioni quella che ha visto ieri molti cittadini  presenti al Convivium sulla legalità promosso dalla Cooperativa sociale ‘I Naviganti Biancoconiglio’. All’evento  hanno partecipato l’assessore regionale alle Politiche sociali, Fabio Forte, il Questore di Frosinone, De Matteis, il Comandante provinciale dei Carabinieri, Col. Menga, il Comandante provinciale della Guardia di Finanza, col Piccinini, il vice questore Putortì, il giudice Ardituro P.M. nel processo ‘Spartacus’ ed il giornalista del TG1 Pino Scaccia. L’iniziativa aveva lo scopo di presentare per il secondo anno consecutivo il progetto “Facciamo un pacco alla camorra”.  Si chiama, infatti,  così l’iniziativa che parte da Casal di Principe e ha come obiettivo la vendita di un cesto natalizio con dentro tutti i prodotti coltivati nelle “Terre di don Peppe Diana”, quelle confiscate ai clan camorrisitici della zona. Il progetto, promosso dal “Comitato don Peppe Diana”, vede la partecipazione di cooperative sociali e associazioni di volontariato e come scopo ha quello di affermare un nuovo modello di economia sociale. Un modello che già dai primi passi ha dimostrato di poter mettere fuori mercato l’economia illegale del crimine organizzato. Nel pacco ci saranno ortaggi sott’olio (melanzane, peperoni, ecc.) coltivati col metodo dell’agricoltura biologica sulle terre tolte ai camorristi, insieme al miele, la cioccolata e altri prodotti realizzati grazie al lavoro di tantissime persone svantaggiate impiegate nei campi e nei laboratori. Il tutto sarà contenuto all’interno di una borsa da shopping “made in Castel Volturno”, prodotta dai soci, quasi tutti immigrati africani, della cooperativa sociale “Altri orizzonti by J. E. Masslo” che opera sul litorale domizio.  “Il pacco alla camorra – spiega Mirella Letizia della cooperativa Eureka di Casal di Principe – è un modo concreto di lavorare al riscatto di questo territorio. Le mortificazioni subite dai cittadini da parte della camorra, sono sotto gli occhi di tutti. Le nuove realtà che si stanno consolidando nella gestione di beni confiscati, sono il volano per uscire da questi anni di lucida violenza. Non è facile, perché ogni giorno ci scontriamo con difficoltà enormi”. E Letizia lo sa bene, perché nello scorso mese di luglio sono stati tagliati i tubi dell’impianto idrico in un pescheto a Casal di Principe gestito proprio dalla cooperativa per la quale lavora. “Le minacce non ci fanno paura – afferma Mirella – perché in qualche modo ce le aspettiamo e siamo preparati a fronteggiarle. Ma dobbiamo combattere anche con le istituzioni come l’Asl di Caserta che ci sospende i budget di cura per le persone svantaggiate che lavorano sui beni confiscati. E questo non ce lo saremmo mai aspettati. Le istituzioni dovrebbero essere vicine alle cooperative sociali e alle associazioni impegnate a fronteggiare la criminalità organizzata. Siamo stretti tra due fuochi, ma i cittadini dimostrano di apprezzare i nostri sforzi. Anche quelli di altre parti d’Italia che arrivano qui nei mesi estivi per fare i campi di lavoro e dare una mano concreta per trasformare positivamente questi territori”. Tra i sostenitori dell’iniziativa anche l’associazione di medici volontari “Jerry Masslo” dedicata ad un immigrato ucciso a Villa Literno nell’agosto del 1989. “E’ l’antimafia dei fatti che qui si manifesta con queste iniziative – dice il presidente dell’associazione Renato Natale, che è stato anche sindaco di Casal di Principe – acquistare il pacco alla camorra, o promuoverne la vendita è il modo migliore per contribuire allo sviluppo di una economia alternativa a quella camorristica. Un modo serio di costruire valori per una nuova comunità, che aiuta a trasformare questi territori da terra dei boss, alle terre di don Diana. Per anni la camorra ci ha fatto “il pacco” è arrivato il momento di ricambiare.”Due le confezioni che saranno in vendita: una piccola dal costo di 25 euro e una più grande, che costerà 45 euro. Il pacco si può ordinare anche via Internet attraverso il sito . Nel corso della manifestazione è stato preesentato anche il ristorante sociale NCO: Nuova Cucina Organizzata. “Chi non ama le donne, il vino e il canto è solo un matto non un santo” così recita lo slogan di NCO, Nuova Cucina Organizzata, trattoria-pizzeria della Cooperativa Agropoli-città dell’agro, composta anche da portatori di handicap.
“Dietro l’ironia e la semplicità del messaggio – spiega nel suo intervento Peppe Pagano – si nasconde un’incredibile sfida, anzi due. Quella di aprire al centro del paese un ristorante dove lavorino i matti, fino a poco prima chiusi nelle case o negli istituti e quella di combattere la camorra a colpi di forchetta e coltello”. “Il ristorante è nato – prosegue Peppe Pagano -  come attività non prevalente della Cooperativa Agropoli- città dell’Agro Aversano, di tipo B, nel 1999 da un gruppo volenteroso di giovani di San Cipriano D’Aversa e dai genitori di ragazzi disabili”. La Cooperativa Agropoli, oggi si occupa soprattutto di attività socio-sanitarie ed ha un centro polifunzionale a San Cipriano, costituito tre gruppi di convivenza di cinque-sei persone di cui uno vive al piano superiore della trattoria NCO. Della trentina di membri della cooperativa, tra soci e lavoratori, una buona parte è rappresentata da persone con handicap psichici o fisici”. L’incontro alla Sala Restagno è servito anche per presentare il progetto di un ristorante con marchio N.C.O. nella nostra città.
“A Cassino, la cooperativa sociale I Naviganti Onlus – ci spiega la presidente Simona Di Mambro, presenta ufficilamente il progetto del 2012 di apertura del primo ristorante con il marchio NCO della Regione Lazio. Sarà il primo ristorante ad utilizzare prodotti realizzati sui beni confiscati alla camorra nelle nostre terre e nei paesi limitrofi; sarà il primo luogo di incontro per tutte le realtà associative presenti sul territorio che si occupano di legalità e di recupero di persone svantaggiate. Tutto questo sarà realizzabile sia per condividere principi di legalità e contrastare la lotta alle mafie, sia come opportunità di lavoro per i ragazzi della casa famiglia Peter Pan gestita sempre dalla stessa cooperativa, ma anche per gli altri utenti ospiti delle varie realtà locali”. “Vorremmo, inoltre, prevedere una sala aperta – conclude Simona Di Mambro – dove poter svolgere attività socio-educative che mirano al recupero e alla conservazione delle capacità cognitivo-motorie di ogni utente, all’ampliamento dell’autonomia nelle varie aree, al miglioramento della qualità della vita – anche negli aspetti relazionali e di inserimento sociale – e sono organizzate in LABORATORI e PROGETTI. Le Attività e i Laboratori che verranno attivati nella “casa delle arti”- taluni con la consulenza e il supporto di un tecnico, cioè un professionista che affianca temporaneamente gli operatori – sono: attività Creativo-Espressive, giochi di Società, laboratori di arte circense di base e di giocoleria, laboratorio di fotografia, cine forum, laboratorio musicale”.
Felice Pensabene