Paccagnella (Federcontribuenti): “Riduzione costi della politica, segnale da dare per evitare il default finanziario”

7 Novembre 2011 0 Di redazione

Dall’ufficio stampa Federcontribuenti riceviamo e pubblichiamo:

Non sfugge a nessuno, che uno degli elementi che concorrono ad inquinare l’attuale quadro economico, politico e sociale in cui si trova l’Italia, è che a fronte di una serie di misure “lacrime e sangue”, cui saranno sottoposti i cittadini per evitare il default del Paese, non vi è invece sostanzialmente traccia di nessuna azione di riduzione di quel che passa col nome di “costi della politica”. E’ evidente che questo non va bene ed è altrettanto chiaro che Governo e Parlamento, qualsiasi maggioranza abbiano in futuro, non possono continuare a chiedere sacrifici ai cittadini, senza minimamente toccare quel castello di privilegi e strutture inutili che pesano significativamente sulle casse dello Stato. Che la democrazia abbia i suoi costi è giusto, ma in Italia, sotto questo aspetto, abbiamo debordato oltre ogni limite di buon senso. E su questo argomento, che è centrale, fino ad oggi, da Roma, abbiamo sentito solo chiacchiere. C’è bisogno invece di azioni concrete, a maggior ragione adesso, alla vigilia di un ennesimo voto di fiducia su di un Governo e un Premier, la cui credibilità – ormai è sotto gli occhi di tutti – è così bassa che è meglio stenderci sopra un velo pietoso.

Ma a prescindere da quel che succederà, Federcontribuenti desidera ricordare una serie di misure non rinviabili che dovrebbero essere adottate da qualsiasi forza politica che si proponga per rimediare all’attuale pessima situazione, a partire naturalmente dalla riduzione del numero di parlamentari – portando la Camera a 300 deputati e il Senato a 100 senatori – la cui retribuzione dovrebbe essere abbassata del 60%, consentendo solo il rimborso delle spese di viaggio dal proprio collegio elettorale alla Capitale e solo i viaggi legati a missioni di rappresentanza istituzionale o per esigenze di mandato. I servizi di funzionamento dei gruppi Parlamentari dovranno essere effettuati esclusivamente con i fondi dei rimborsi elettorali, salvo il mantenimento a carico dello Stato degli assistenti parlamentari che dovranno essere pari al 5% della consistenza del Gruppo parlamentare. Accanto a questo, l’eliminazione di qualsiasi altro benefit e una retribuzione omnicomprensiva di qualsiasi precedente indennità di funzione e soprattutto l’abolizione dei vitalizi e l’equiparazione delle pensioni dei parlamentari alle norme previste dal pubblico impiego, sottoponendo la loro gestione all’INPDAP. Infine, prevedere la totale incompatibilità dell’incarico di parlamentare con qualsiasi altro incarico pubblico o elettivo.
Per quanto riguarda invece le strutture e i beni destinati alle loro funzioni è necessario agire sia verso un’azione di risparmio e trasparenza nella gestione degli immobili (riduzione entro un triennio delle spese loro collegate del 50%), sia verso un uso puramente per motivi istituzionali del parco auto blu, utilizzabili solo dai Presidenti di Repubblica, Camera, Senato, Consiglio, Corte Costituzionale e di Regione, dai Ministri e Viceministri e dai Sindaci delle Città metropolitane.

Ma oltre ad agire a livello centrale è necessaria anche un’azione a livello più periferico, a partire naturalmente dalle Regioni, le cui norme sugli stipendi per i Consiglieri Regionali dovranno essere equiparate a quelle nazionali, procedendo con le stesse percentuali di riduzioni. Stesso discorso per i benefit e le indennità di funzione. Per quanto riguarda il loro numero, adottare le percentuali di rappresentanza sulla base degli standard europei e prevedere un tetto massimo di sei assessori. Ma oltre a questo è necessario ripensare all’intero tessuto amministrativo dei territori, andando verso l’accorpamento dei Comuni che non raggiungono i 5 mila abitanti e hanno una contiguità fino a 5 km, oltre allo scioglimento di quei Comuni ricadenti nelle aree metropolitane, con la conseguente costituzione delle Città Metropolitane. L’abolizione delle Province, prevedendo al contempo il formarsi delle Unioni fra i Comuni al fine di mettere in Rete i loro servizi, lo scioglimento dei Consigli di quartiere e l’istituzione solo per le città con più di un milione di abitanti delle Municipalità. Infine, l’accorpamento delle società che fanno capo ai Comuni e la creazione di società uniche per aree territoriali di almeno un milione di abitanti.

Questa serie di misure sono a costo zero, dall’iter applicativo immediatamente eseguibile e creerebbero un notevole risparmio che andrebbe ad alleviare dalle spalle dei cittadini tutto il peso della crisi, senza minimamente intaccare il grado di democrazia nel nostro Paese. La loro adozione, sarebbe il vero segnale di responsabilità richiesta per uscire dalla crisi economica finanziaria che ha investito il Paese. Ed è un vero peccato che nella famosa lettera inviata dalla BCE al nostro governo, così pressante nel chiedere misure drastiche e socialmente devastanti al fine di abbattere il debito pubblico che attanaglia il nostro Paese, non ci sia invece nessun accenno a diminuire i costi della politica, attraverso provvedimenti come quelli da noi suggeriti.

Marco Paccagnella
Vicepresidente di Federcontribuenti