Piano Casa Regionale, PRC/FDS Cassino: “Favorisce la cementificazione selvaggia, l’appiattimento paesaggistico e violenza al territorio”

8 Gennaio 2012 0 Di redazione

Come partito vogliamo fare un po’ di chiarezza e puntualizzare le nostre posizioni politiche circa l’attuazione del Piano Casa Regionale. Premesso che Rifondazione Comunista e complessivamente la Federazione della Sinistra ha già espresso netta contrarietà al Piano Casa nella sua interezza perché “favorisce la cementificazione selvaggia, l’appiattimento paesaggistico e violenza al territorio”.
Il Piano Casa ha, secondo noi, elementi fortemente anticostituzionali, perché limita la pianificazione del territorio che, proprio costituzionalmente spetterebbe, invece, ai comuni. Proprio per affermare questo principio costituzionale, il comune, quindi ha l’obbligo morale e politico per definire almeno gli ambiti di applicazione del Piano Casa. Questo non deve essere visto come un freno all’economia ma, al contrario, uno strumento teso ad evitare uno scempio ambientale, salvaguardando il più possibile gli interessi storici, artistici, urbanistici, architettonici, limitando o escludendo gli interventi previsti dal Piano Casa.
Nella relazione redatta dallo studio dell’architetto De Lucia, in merito agli ambiti di limitazione o esclusione dell’applicazione del Piano Casa (legge regionale n. 10 del 2011 art. 2, c. 4), si evince, in maniera chiara, che le disposizioni legislative che rimangono in vigore per 3 anni (2012-2014) si applicano a tutti gli edifici realizzati legittimamente (anche quelle per i quali il titolo edilizio sia stato rilasciato in sanatorie, compreso il caso della formazione del silenzio-assenso) e a quelle non utilizzati ma che hanno ricevuto il titolo edilizio. Si possono infatti effettuare interventi di ampliamento, ristrutturazione, sostituzione edilizia con demolizione e ricostruzione in cambio di cubatura (dal 20 fino al 50%), ma pure per quelli «oggetto di richiesta di concessione in sanatoria» per i quali «sia stato rilasciato relativo titolo abilitativo» oppure sia stato «autocertificato». Una norma che mette sullo stesso piano chi rispetta la legge e chi preferisce chiudere un occhio, tanto un condono prima o poi arriva. Se questa contrarietà alla devastazione del territorio viene vista dal consigliere Di Mascio come marxismo, rispondiamo di essere fieri marxisti.
La contrarietà al piano casa della regione Lazio è stata espressa addirittura dallo stesso governo di centro-destra attraverso l’ex ministro dei beni culturali Giancarlo Galan e dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Quindi il governo regionale PDL-UDC è andato oltre le indicazioni dell’allora governo nazionale. Si ricorda che per arrivare a chiudere la questione fu messa in campo una finta dimissione di 10 assessori dell’amministrazione Polverini.
Si pensi che, a Cassino, circa il 50% del patrimonio edilizio rurale è stato oggetto di comode sanatorie sempre effettuati da governi di centro-destra. Occorre quindi intervenire seriamente perché non è più possibile assoggettare gli interessi e la qualità della vita della collettività in favore delle speculazioni edilizie-immobiliari. Bisogna rapportarsi con l’ambiente in generale in maniera diversa rispetto agli ultimi 30-40 anni di assoluta mancanza di sviluppo urbanistico rispondente alle vere esigenze della gente.
Come partito siamo contrari soprattutto alla possibilità di effettuare facili e pluri-frazionamenti agli immobili perché questo rappresenta solo possibili speculazioni edilizie, come parimenti siamo soprattutto contrari alla possibilità di cambiamento di destinazione d’uso perché come sopra è terreno fertile per le speculazioni immobiliari ed edilizie, come dimostra la vicenda dell’immobile del mercato coperto che aveva in origine una destinazione commerciale per poi passare ad uso abitativo. Per questo anche a Cassino occorre un intervento serio e soprattutto eco-socio-compatibile.
Siamo preoccupati invece per diverse prese di posizione che invitano questa maggioranza ad essere più flessibili nell’applicazione del piano casa giustificando che gli interventi sono finalizzati alla crescita del paese. Vorremmo chiedere conto all’UDC visto che il piano casa è stato messo a punto dall’assessore all’Urbanistica Luciano Ciocchetti (UDC) di concerto con l’assessore alla Casa Teodoro Buontempo che, insieme all’aumento dei premi di cubatura per le attività artigiane (dal 10 al 20%) da la possibilità di sopraelevare -. Ventritré articoli che scardinano e rendono aggirabili, nel Lazio, tutti i piani regolatori dei Comuni: un complesso sistema di deroghe e varianti che sembrano confezionate apposta per fare business.
Come vorremmo chiedere a Palombo cosa ne pensa della sicurezza concepita nel piano casa a fronte di una precisa considerazione che Cassino risulta essere in gran parte zona sismica. Infatti, la vera grande novità è la nuova nozione di «miglioramento sismico». In pratica, nella vecchia versione del testo era necessario adeguare tutto l’edificio per costruirsi una stanza in più. Adesso basterà puntellare lo stabile. Cioè hanno perfino perfezionato una deroga sulla sicurezza rendendo più flessibile (troppo buoni) l’osservanza di regole minime. In sintesi, questo Piano casa istituzionalizza il fai da te edilizio e urbanistico.
Per questo abbiamo l’esigenza di rispondere anche al capogruppo dell’UDC Iris Volante che riferisce di arrivare perfino ad un referendum popolare pur di conquistare la compiuta affermazione e applicazione integrale del piano casa a Cassino. Intanto togliamo di mezzo l’ideologia perché come abbiamo già argomentato il piano casa di ideologia ne ha ben poca. Sono evidenti le impronte digitali di chi ha prodotta una simile legge. Ma andiamo nel concreto rispondendo in particolare sul cambio di destinazione d’uso: il rischio è che quei pochi imprenditori con spazi idonei tenteranno di trasformarli in abitazioni, con grave pericolo per l’economia e l’occupazione. Basta fare due calcoli. Un’attività industriale di media grandezza – 12 mila metri quadri – potrà triplicare la superficie esistente (che vale 4mila euro al metro quadrato): un capannone da 1 milione di euro ne varrà 144. Pensate che non sia meglio voltare pagina e buttarsi a capofitto nel mercato immobiliare? Questa, cara signora non è ideologia. Semmai ci spieghi di quale referendum parla, visto che per organizzare un referendum occorre molto tempo ed invece qui stiamo parlando di una scadenza riferita ad una possibile modulazione al piano casa con eventuale deliberazione del consiglio comunale da farsi entro il 31 gennaio 2012 (art.4 c. 8 l.r. n.10/11).
Abbiamo l’esigenza di intervenire in riferimento all’”housing sociale” (previsto nel piano casa), infatti, sarà possibile ampliare del 30% qualsiasi tipo di edificio a destinazione non residenziale (purché dismesso) a due condizioni: che il cambio di destinazione d’uso a residenziale riguardi «almeno il 75% della superficie utile lorda esistente» e che, «al fine di agevolare le richieste di alloggi in locazione, almeno il 30% della superficie oggetto di intervento sia destinata alla locazione ad un canone concordato. Ora è chiaro che noi rivendichiamo una politica organica sulla questione prevedendo una precisa normativa sulle destinazioni d’uso dei suoli che definisca con precisione e rigore quello che si può realizzare in un determinato comparto e con quali modalità e e rafforzare la trattativa sindacale territoriale per il canone concordato e certezza del diritto al sostegno all’affitto, anche attraverso finanziamenti regionali e comunali, per sostenere le famiglie che hanno difficoltà a corrispondere lo stesso canone concordato
Per questo è importante adeguarsi a ciò che è previsto nel programma di bene comune a partire dalla conferma della revoca della variante al Piano regolatore per addivenire ad un nuovo Piano che sia incardinato dal dovuto e adeguato intervento regolatorio della legge n.10/11 rispondente alle esigenze di tutela ambientale, urbanistica, storica, artistica del nostro territorio e proiettare finalmente Cassino nel futuro con un assetto urbanistico che la metta alla pari di città “più evolute”. Un nuovo piano regolatore che contenga all’interno vaste aree destinate all’edilizia popolare con ricerca di fondi per la previsione di alloggi di proprietà comunale, per soddisfare la grande richiesta di alloggi popolari da parte di cittadini. Si pensi che a Cassino, l’ ATER ha soddisfatto solo 12 richieste rispetto a una domanda di 600 unità. Anche in questo Petrarcone ci deve dire con chi e da che parte sta.