Si sostituiva agli intestatari dei conto correnti per tentare di prosciugarli. Arrestato e condannato operaio frentano

29 Febbraio 2012 0 Di redazione

Aveva trovato degli stratagemmi per mettere le mani sui conto correnti bancari non suoi. Ma la sua faccia era ben nota a Lanciano e, per questo, ha tentato il colpo “fuori piazza” ad Atessa, ma a Giuseppe Ciminil la trasferta è andata male ed è stato arrestato dai carabinieri. Il fatto è accaduto lunedì mattina nella banca di Credito Cooperativo di Atessa dove i militari lo hanno sorpreso a spacciarsi per un’altra persona chiedendo al cassiere di effettuare un prelievo sul conto, ovviamente, del cliente che stava impersonando. Inevitabile per lui l’arresto per tentata truffa e false generalità, reati che ieri mattina, dinnanzi al giudice delle udienze preliminari del tribunale di Lanciano, gli sono costati una condanna patteggiata a dieci mesi di reclusione, pena sospesa. Il 47enne di Rocca San Giovanni, operaio della Val Di Sangro iscritto nelle liste della mobilità, da tempo tenta lo stesso colpo in diversi istituti di credito riuscendo, solo in alcune occasioni, a intascare poche centinaia di euro. La mossa è semplice, si presenta allo sportello della banca che prende di mira e “montando” la sua faccia più credibile, chiede al cassiere di poter effettuare un prelievo a nome di qualcuno che sa avere il conto corrente in quell’istituto; “purtroppo ho dimenticato i documenti”. In altre circostanze, invece, ha tentato di far leva sull’omonimia. Sistemi che, dato il livello di attenzione nelle banche è di difficilissima attuabilità, ecco perché era stato già beccato in un’altra circostanza e condannato ad altri tre mesi di carcere. Quasi una malattia, la sua, che lunedì lo ha spinto fuori dal comune di lancino nella speranza di imbattersi in un cassiere che non lo conoscesse. Purtroppo per lui, le cose gli sono andate male e, dopo l’arresto di lunedì, ieri mattina dinnanzi al Gip, il suo avvocato Maria Grazia Piccinini che ha prodotto, tra l’altro , certificazioni inerenti ad alcune sue patologie, non ha avuto vita facile nel difenderlo e il patteggiamento a dieci mesi di carcere è stata una pena mite, almeno per un recidivo.