Antonio Fazio premiato con la Fiaccola d’Oro

4 Marzo 2012 0 Di redazione

“I miei concittadini pensano che l’euro sia il Paradiso. Ma l’euro non è il Paradiso… l’euro sarà…” “Sarà un purgatorio Hans”. Era un colloquio informale a tavola, a fine anni Novanta, tra i presidenti delle Banche Centrali Europee. Il primo interlocutore era Hans Tietmeyer, allora presidente della Bundesbank. Il secondo, Antonio Fazio, allora presidente di Bankitalia.

Sabato 3 marzo, Antonio Fazio è stato premiato ad Aquino con la Fiaccola d’Oro del Circolo San Tommaso d’Aquino. Ha parlato di “Crisi, sviluppo e bene comune”. Ha ripercorso la politica monetaria europea dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Dagli accordi di Bretton Woods, che avevano definito il cambio del dollaro in oro, alla decisione di Nixon di fermare la convertibilità, perché circolava più moneta che oro, al liberismo che ne è conseguito, dove sono le banche a creare la moneta. Da lì nascono le crisi speculative che hanno colpito il mondo oggi.

Eppure, quando c’era un tasso di cambi variabile e “aggiustabile” dagli Stati – ricorda Fazio – la crescita economica dell’Italia andava bene e anche quella Europea. Oggi lo scenario è cambiato. E allora cosa fare? Guardare indietro al Trattato di Roma, che costituì l’Europa. “Nel Trattato di Roma – ricorda Fazio – l’enfasi è sullo sviluppo, in quello di Maastricht l’enfasi è sul mercato. Nel trattato di Roma c’è il richiamo forte alla sussidiarietà (introdotta nella Quadragesimo Anno di Pio XI). E basta ricordare che la Comunità Europea doveva aiutare gli Stati a rimanere nel sistema Economico Europeo. Oggi l’Unione Europea mette le multe. Forse sarebbe il caso di tornare a guardare il trattato di Roma, e allo spirito di quelli illustri ‘fondatori’ dell’Europa Unita”.

Spiega il governatore che il livello di civiltà si misura al livello di occupazione. Se non si investa nello sviluppo cresce la disoccupazione; e se cresce la disoccupazione diminuisce il consumo; e se diminuisce il consumo chiudono delle imprese; e se chiudono delle imprese cresce la disoccupazione”.

Prima della lectio magistralis di Fazio – anticipata dalla laudatio di Manlio Sodi, presidente del Pontificio Istituto di Teologia, che ne ha ricordato le solide basi tomiste – sono stati premiati i vincitori del concorso internazionale Veritas et Amor: per la sezione arte (destinata ad un’opera d’arte destinata a Tommaso d’Aquino) ha vinto Giulia Zincone, con la scultura “Natura”. Per la sezione cultura, è stato premiato Ignacio A. Silva, dell’università di Oxford, per un lavoro su Divine Action in Nature. Thomas Aquinas and the Contemporary Debate. “Fazio – ha affermato il presidente del Circolo San Tommaso Onlus Tommaso Di Ruzza – non ha mai nascosto attenzione zelo verso il pensiero di San Tommaso anche nell’esercizio di una carica istituzionale come è quella di governatore della Banca d’Italia”.

Ha concluso la serata Marcelo Sànchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia delle scienze, che ha ricordato che tutta la Dottrina Sociale gira intorno ai concetti che ha messo in gioco Tommaso: il bene comune, la persona umana e il concetto di giustizia. Per Tommaso, la giustizia è il primo atteggiamento della coscienza sociale. In fondo, la giustizia non è un’invenzione dei socialisti o marxisti o i teologi della liberazione, come anche altri concetti di origine cristiana che poi si sono secolarizzati. Per esempio, quando parliamo di sussidiarietà, dobbiamo ricordarci che è un concetto che ha formulato Pio XI che ha avuto successo nella costituzione tedesca e che, in ultima analisi, viene da Tommaso come parte della giustizia. Così come la solidarietà: la definizione che ne dà Giovanni Paolo II è tipicamente tomista”. Importantissimo per Sànchez anche il discorso della grazia, “che non è un accidente come gli accidenti naturali, ma un nuovo atto di essere, una nuova creazione. Così, fra i ricreati in Cristo, si stabilisce una rete di coloro che hanno la grazia, una rete di flusso e riflusso della grazia che potenzia tutte le attività umane e le apre allo sviluppo del Regno di Dio, come diceva Giovanni Paolo II alla fine della sua Enciclica sul lavoro. Eppure, fino ad adesso, che io sappia, non c’è mai stato uno studio serio su quella che San Tommaso chiama la grazia capitale di Cristo, nonostante Tommaso ci regali testi fortissimi, testi in cui è ben spiegato che la pienezza della grazia di Cristo è la fonte di ogni grazia, di cui tutti i santi partecipano, come la pienezza dell’essere di Dio è la fonte mare infinito dell’essere, nel quale siamo, viviamo e ci muoviamo”.

Foto Alberto Ceccon