I Cerchi concentrici nei ricordi della gente, il professor Turrisi li aveva studiati nel 1960

15 Marzo 2012 0 Di redazione

Sull’argomento dei cerchi di pietre di San Vittore del Lazio il professor Francesco Saverio Turrisi è intervenuto ricordando la sua esperienza da giovane ricercatore e appassionato di archeologia.
Gentile redazione, – scrive – sono un anziano professore in pensione. Non conoscevo la vostra rivista. Debbo dire che, nonostante l’interessante varietà dei temi trattati in un ottica di pluralità di idee e contenuti, ho trovato particolarmente pregevoli quei pezzi che si occupano della cosiddetta “Archeologia misterosa”. E ve lo dice un vecchio insegnante di Storia.
Sono giunto alla “Fenix”, grazie all’articolo apparso sul sito www.ilpuntoamezzogionro.it, a cui scrivo la presente per conoscenza. A farmi gettare i dadi e decidere di leggervi e scrivervi è stato l’articolo, appunto, sui cosiddetti “Cerchi concentrici” del Monte Sambucaro a S. Vittore del Lazio.
Ebbene, dopo le doverose e sincere felicitazioni all’autore del pezzo, Giancarlo Pavat, che con garbo e schiettezza ha trattato un tema solo apparentemente facile (soprattutto la parte finale), giungo al dunque.
Sono davvero lieto che , finalmente, qualcuno si stia occupando dei “cerchi” del Sambucaro. Io vivo a Roma, anche se mi reco spesso da mia figlia a Bologna, ma sono di origini campane. Conosco benissimo quella zona. Negli anni ’60, ero giovane, appassionato di archeologia e attirato dai racconti di alcuni pastori a proposito delle costruzioni (citate nell’articolo) che sembrano nuraghe, mi imbattei nei “cerchi”. Ne rimasi colpito. Allora si parlava poco di “archeologia misteriosa” e chiesi notizie in giro ai pastori, all’epoca numerosi sulla montagna. Incredibilmente la risposta fu quasi sempre la stessa.
I “nuraghe” era stati loro a costruirli. Ricordo che mi fecero persino nomi e cognomi. ma dei “cerchi” non sapevano nulla. O meglio, ignoravano chi ne fossero gli artefici. Raccontarono che erano lì da sempre.
Tra l’altro, vedendo la fotografie da voi pubblicate , credo di ricordare che i “cerchi” fossero molto più alti o i solchi più profondi. Ma sono passati decenni da allora e forse ricordo male io.
Per un determinato periodo di tempo, proseguii (all’epoca avevo cominciato ad insegnare da precario a Caserta, quindi stavo in zona) a chiedere informazioni (sui libri non si trovava affatto qualcosa) finchè (ricordo perfettamente l’episodio pur a distanza di tanti anni perchè rimasi molto deluso) mi venne riferito da un professore proprio di Caserta il quale mi disse che si trattava di opere realizzate da pastori ed dai contadini della zona.
Da quel momento, ritenendo pertanto che non fossero così importanti, non mi interessai più a quei “cerchi”.
Ora comprendete perché venuto a conoscenza che il signor Nardelli ne aveva annunciato il rinvenimento sono letteralmente sobbalzato sulla mi poltrona di pensionato. Problemi alle gambe mi impedirebbero di salire di nuovo, a distanza di tantissimi anni, lassù. ma voglio dire una cosa. Non so se siano emersi nuovi elementi che casserebbero le affermazioni riferitemi all’epoca. Forse sbagliai a lasciare perdere. ma , comprendetemi, erano altri tempi. Avevo appena iniziato la mia carriera di insegnante ed intestardirmi su argomenti che i docenti più anziani ritenevano di nessuna valenza, non sarebbe stata una scelta intelligente. La mia famiglia era di semplici commercianti e mio padre aveva sudato per farmi studiare. Non volevo tradire la sua fiducia. Ora credo che forse le ricerche sarebbero state da fare. Eccome!
Continuatele voi. Forse quei “cerchi” sono molto più antichi e non li fecero i pastori. Oppure, li riutilizzarono, trovandoli però già in loco. Non sarebbe la prima volta. La Storia è letteralmente zeppa di casi di questo genere.
Spero di leggere presto aggiornamenti sulla questione.
Professor Francesco Saverio Turrisi
Roma.