Vicenda swap, eseguita la sentenza del Tar del Lazio

12 Marzo 2012 1 Di redazione

Tre faldoni con oltre 500 pagine contenenti documenti riservati sulla vicenda scottante della finanza derivata costituita dagli Swap sono stati consegnati dal segretario comunale di Cassino e dagli assessori Enzo Salera e Luigi Montanelli al delegato dell’agenzia americana Bloomberg News, Lorenzo Totaro, come da sentenza del Tar del Lazio emessa l’anno scorso. E’ l’atto finale della particolare transazione tra la banca J.P. Morgan e il Comune di Cassino con la chiusura anticipata del contratto viste le enormi perdite derivate dall’operazione finanziaria. La Bloomberg si era incuriosita della transazione speciale con le condizioni favorevoli al comune di Cassino ma anche perché la banca irlandese aveva posto la secretazione degli atti, fino al 2010, per non farli conoscere agli altri Comuni per evitare danni finanziari. Aveva perciò richiesti i documenti al comune di Cassino. L’ente, era sindaco Scittarelli, si era opposto ma Bloomberg si era rivolto al Tar ricevendo disco verde. Ieri mattina la consegna degli atti che non è stato facile per le richieste particolari dei legali di Bloomberg. Hanno voluto tutti gli atti dal 2003 al 2009 compreso le tabelle con i calcoli ma queste non sarebbero state trovate dai funzionari del Comune. Nei prossimi giorni gli esperti di finanza derivata dell’agenzia americana esamineranno la documentazione e se non sarà sufficiente potrebbero richiedere un supplemento. Nella delibera di giunta, approvata nei giorni scorsi, era stato specificato che Bloomberg poteva accedere “solo alle motivazioni previste nella transazione” e invece si è andati oltre. A far fare marcia indietro al comune di Cassino nel 2009 sulla vicenda contestata degli Swap fu l’intervento della Guardia di finanza. Infatti il Nucleo di polizia tributaria di Frosinone venne incaricato nell’ottobre del 2008 dalla Procura della Corte dei Conti per il Lazio di sviluppare un’ispezione ed accertamenti diretti in merito all’operazione swap sottoscritta nel 2003 dal Comune di Cassino con una banca londinese per una durata di 7 anni. Scopo dell’operazione era di acquisire un vantaggio economico sfruttando la differenza tra un tasso d’interesse variabile e quello fisso previsto per il mutuo che il Comune aveva in corso con la Cassa Depositi e Prestiti per un importo di 22 milioni di euro. Il contratto era così strutturato: l’Ente si impegnava a corrispondere interessi al tasso variabile della British Bankers Association, calcolati sul capitale di 22 milioni di euro; l’istituto di credito estero versava in contropartita un interesse al tasso fisso del 4,7%, pari a quello che l’Ente locale doveva corrispondere per i mutui contratti con la Cassa Depositi e Prestiti. In questo caso, fin dall’inizio era apprezzabile l’altissimo rischio connesso alla sottoscrizione del derivato, in quanto all’epoca dei fatti il livello del tasso variabile libor aveva raggiunto il valore più basso mai registrato in precedenza. L’evidente sfavore delle condizioni contrattuali veniva solo in parte compensato con circa 200 mila euro versato al Comune di Cassino all’atto della sottoscrizione, importo diventato irrilevante quando l’Ente ha dovuto sostenere dalla terza liquidazione semestrale in poi un esborso finanziario di circa 2 milioni di euro a causa del brusco e prevedibile rialzo del libor. A conclusione delle indagini i finanzieri riscontrarono l’assenza della delibera del consiglio comunale di autorizzazione alla stipula dell’operazione finanziaria ma anche l’assenza del requisito di convenienza economica, tenuto conto dell’elevata probabilità che il tasso libor non potesse che avere un trend in aumento, dopo aver raggiunto nel 2003 il minimo storico. Così nove amministratori e dirigenti comunali vennero segnalati alla Corte dei Conti per un danno erariale di 4,3 milioni di euro. Con la transazione il Comune avrebbe scalato un milione di euro da quella somma. Una relazione con le motivazioni della transazione venne inviata dagli uffici comunali anche alla Corte dei Conti al fine di scagionare amministratori e dirigenti travolti dai misteri della finanza derivata a loro sconosciuta.
Domenico Tortolano (Il Messaggero)