Fonte (IdV): Un protocollo d’intesa fra Tribunale e Comune per assegnare ai lavori socialmente utili i fermati per guida in stato d’ebbrezza

4 Giugno 2012 0 Di Felice Pensabene

“Stiamo lavorando, magari attraverso un protocollo d’intesa tra Comune e Tribunale, per  far si che chi viene fermato in stato d’ebbrezza per scontare la pena prevista venga assegnato ai lavori socialmente utili.” La proposta viene dal capogruppo dell’Italia dei Valori, Igor Fonte, ed è perfettamente in linea con quanto previsto dalla normativa vigente. “Il Codice della strada – spiega Fonte – all’articolo 186, comma 9 bis e come modificato dalla legge 120 del 29 luglio 2010, prevede la possibilità di commutare la pena di guida in stato di ebbrezza in lavori socialmente utili. Più nello specifico la pena detentiva e pecuniaria può essere sostituita, anche con il decreto penale di condanna, se non vi è opposizione da parte dell’imputato, con quella del lavoro di pubblica utilità di cui all’articolo 54 del decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274, secondo le modalità ivi previste e consistente nella prestazione di un’attività‘ non retribuita a favore della collettività da svolgere, in via prioritaria, nel campo della sicurezza e dell’educazione stradale presso lo Stato, le regioni, le province, i comuni o presso enti o organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato, o presso i centri specializzati di lotta alle dipendenze” Un’idea, quella del capogruppo Idv che si pone delle finalità importanti anche in ambito sociale e che potrebbe offrire un servizio utile alla città. “Con la pena alternativa – continua Fonte –il trasgressore fornisce un lavoro di utilità in favore della collettività attraverso lo svolgimento di compiti di ordinaria manutenzione e pulizia del patrimonio comunale e del verde pubblico. Inoltre, la vigente normativa penale punisce molto severamente chi guida in stato d’ebbrezza tanto è vero che, oltre ad ammende che possono superare i trentamila euro, la legge prevede in certi casi anche la confisca dell’auto. Consentire ai trasgressori non recidivi di espiare la loro pena mettendosi al servizio della comunità è il miglior modo per assolvere alla funzione rieducativa propria della sanzione penale, soprattutto in questo periodo di grave crisi economica e sociale. Questa proposta, ovviamente, non vuole fungere da incentivo per un’opera repressiva da parte delle Forze dell’Ordine, ma semplicemente vuole offrire a chi  dovesse incorrere nella sanzione, la possibilità  di scontare la pena in maniera rieducativa e meno onerosa, attraverso un servizio di pubblica utilità con finalità sociaili importanti.”