Infiorata di Cervaro: dal tocco classico di via Fadoni all’esuberanza contemporanea della Pasolini

12 Giugno 2012 5 Di redazione

Il migliore in via Fadoni, a firma di Manuela Atrei; quello onirico della Pasolini, ideato da Giuseppe Zappoli, in corso della Repubblica, e poco lontano l’altro di Pietro Musilli, ad alto impatto simbolico. Sarebbe stato questo il podio che avremmo proposto qualora fossimo stati chiamati a giudicare quei dipinti “a fiori” intrisi di rimandi al passato.

Dai continui riferimenti all’iconografia medievale a qualcosa di ancora più antropologico: l’antico rimestare col pestello i petali nel mortaio per ricavarne i colori. Nell’infiorata che, ogni anno, a Cervaro, in occasione del Corpus Domini decora il paese e unisce i gruppi impegnati nella realizzazione dei tappeti, si intrecciano tecniche più o meno lontane nel tempo e tocchi di modernità in quel rito della collaborazione che è marchio dell’Italia dell’associazionismo.

Otto i tappeti che hanno richiamato, domenica scorsa, la gente nelle strade. “Si comincia a disegnare il giorno prima – spiega un ragazzo del posto – mentre i tappeti vengono realizzati il giorno della processione e si cerca di finire il più tardi possibile per far sì che i fiori mantengano fino alla processione”.

E’ così infatti che si procede, con un disegno sull’asfalto e con una “colorazione” fatta con i petali dei fiori sminuzzati. Una tecnica che, in qualche modo, ricorda quella dell’affresco. Dosi di acqua e colla vengono impiegate ad intervalli regolari per rinvigorire i pezzettini di fiore e per rendere più compatte le creazioni.

In via Curtis troviamo il Cristo ferito disegnato da Lorenzo Tomassi, mentre Antonio Gaglione, per i “Pellegrini di Canneto” ci regala un primo piano dove spicca la corona di spine e il rigagnolo di sangue che solca il volto sofferente di Gesù. Il Gruppo Sprumarese, invece, grazie al tratto di Ida Minchella ci mostra un momento in cui la sofferenza è lontana e il figlio di Dio diffonde i suoi insegnamenti rivolgendosi, molto probabilmente, agli apostoli. A piazza San Paolo, il disegno di Luciana Caira interpreta il tema della natività. Non poteva mancare, infine, il tappeto degli scout con gli elementi simbolici dell’acqua e del mulino. Mulino, non semplicemente disegnato, ma costruito in tre dimensioni a sovrastare l’altare dove il parroco si sarebbe poi recato.

Tornando al nostro ipotetico podio, per quanto riguarda il primo classificato, il Cristo e la Madonna sono separati da una colomba. Entrambi, a mezzo busto, sono ben definiti. Le linee guida del bozzetto originale non sono state tradite , e se qualche piccolo cambiamento c’è stato, esso non guasta. Diverse le gradazioni di colori, che implicano anche la fatica fatta per raccogliere i fiori delle diverse tonalità, e delicato l’accostamento delle tinte. Sul volto di Maria, riprodotta perfino l’ombra che la posizione del viso genera.

Passando all’opera della Pasolini, essa ha il sapore della contemporaneità, ed è l’unica a staccarsi nettamente dalle altre. L’unica oltretutto a permettere una lettura di rottura, in cui laboriosità e senso religioso diventano frutto di una creazione… cinematografica. Un’analisi tanto più vera quando si scopre che quel “A chi lavori e speri Gesù concede tutte le delizie” è citazione di Guido Gozzano. Di quel sonetto numero IV de “La via del rifugio” che termina con: “Mi specchio ancora nello specchio rotto,/ rivedo i finti frutti d’alabastro…/ Ma tu sei morto e non c’è più Gesù”.
Poco chiaro se il tutto sia in riferimento ad una perdita di valori, comunque validi, o l’allusione a qualcosa di finto che è sempre stato tale. In linea di massima, partendo dalla trasfigurazione del Cristo, ci sentiamo di propendere più per la prima versione.

In conclusione il nostro terzo classificato, frutto del lavoro di squadra della “Banda dello scostumato”, punta l’attenzione dello spettatore sul dolore del Cristo sanguinante. Sangue che, come sudore, finisce nel calice dell’officiante. Deciso il contrasto tra i colori scelti e simpatico il vezzo del logo raffigurante un sole imbronciato coperto da una dispettosa nuvola.

L’evento è stato organizzato, come di consueto, dall’associazione storica, culturale ed artistica “Infiorata di Cervaro”.

Sergio Procacci
Foto di Alessandro Valente