Pronto Soccorso di Pontecorvo, Scalia: “Una struttura abbandonata a se stessa”

16 Giugno 2012 0 Di redazione

Dall’Ufficio Stampa riceviamo e pubblichiamo:
“Mentre qualcuno si appresta ad inaugurare la riapertura di un reparto dopo la chiusura dell’ex Ospedale “Pasquale Del Prete”, a Pontecorvo il Pronto Soccorso è ormai ridotto ai minimi termini. Dal momento della ingiustificata chiusura del nosocomio pontecorvese, che ha arrecato un danno incalcolabile per la salute e l’economia di tutto il territorio circostante, il pronto soccorso e la postazione del 118, sarebbero dovute diventare l’unico baluardo a difesa della salute dei cittadini. Purtroppo la realtà è totalmente diversa, come testimoniano anche le ultime vicende di cui mi hanno informato. Pochi giorni fa, un cittadino accorso al PS di Pontecorvo per una grave emorragia in corso, ha dovuto attendere 45 minuti prima di essere trasportato all’ospedale di Cassino. Nonostante ci sia a pochi metri di distanza una postazione attiva del’ARES 118, il personale medico, secondo la prassi, ha chiamato la Croce Rossa di Frosinone per il trasporto, facendo attendere il paziente per oltre mezz’ora, tempo necessario all’ambulanza di raggiungere la città fluviale, più altri 15 minuti per il trasporto presso il Santa Scolastica. Non sarebbe più logico utilizzare le vetture piu’ vicine nelle situazioni di emergenza? Possibile che delle varie ambulanze del 118 presenti a Pontecorvo, non se ne possa utilizzare nemmeno una per i casi gravi? Se il paziente fosse uscito dal pronto soccorso ed avesse chiamato autonomamente il 118 sarebbe arrivato all’ospedale di Cassino con
mezz’ora di anticipo. E’ normale che, con un’emorragia in corso non si effettui nemmeno un emocromo durante una inaccettabile attesa di mezz’ora?
E’ evidente che qualcosa non funziona nella sanità del nostro territorio da quando il Piano Regionale della Polverini ha tagliato fondi e strutture senza criteri logici e senza tener conto delle vere esigenze dei cittadini. A Pontecorvo si evitino proclami trionfalistici per la riapertura di qualche posto letto, perché la chiusura dell’ospedale rappresenta la peggiore decisione della politica regionale degli ultimi decenni. Inoltre, a pochi metri di distanza, il Pronto Soccorso è ridotto ai minimi termini, i bagni non funzionano o sono privi di carta e sapone ed il personale sanitario è costretto a coprire turni massacranti senza avere i mezzi per un’assistenza completa dei pazienti”.