I carabinieri e le vicende belliche del Paese dal Novecento ad oggi, nel nuovo libro di Daniele Lembo

31 Luglio 2012 0 Di redazione

In un agevole Volumetto dal titolo “CARABINIERI – L’ARMA NELLE GUERRE ITALIANE DEL NOVECENTO” Daniele Lembo analizza uno degli aspetti meno conosciuti dell’Arma Benemerita.
Troppo spesso ci si limita, infatti, a considerare l’Arma dei Carabinieri unicamente come una forza di polizia. Se oggi l’Arma è la quarta Forza Armata, per secoli è stata la prima Arma dell’Esercito Italiano e, come tale, ha partecipato a tutte le guerre nazionali del novecento.
L’autore narra nel primo capitolo della nascita dei Carabinieri che furono istituiti con le Regie Patenti del 13 luglio 1814, queste si componevano di sedici articoli dei quali dieci dedicati alla costituzione del Buon Governo e i restanti sei al Corpo dei Carabinieri.
II nuovo Corpo non ci avrebbe messo molto a divenire l’Arma Benemerita. Il 24 giugno 1864, il deputato Soldi relazionò al parlamento su un progetto di legge governativo finalizzato ad aumentare il bilancio del Ministero della Guerra. Tale progetto, oltre a prevedere un incremento dei fondi a disposizione, contemplava anche l’aumento dell’organico dell’Arma di 1.340 effettivi. In un passo della sua relazione, il deputato affermò: “ … Noi ne tenemmo proposito, secondo il vostro mandato, all’onorevole ministro della guerra; e ci fu grato convincerci che l’interesse che tutti prendono perché l’arma dei reali Carabinieri proceda di bene in meglio è in ragione appunto del pregio in cui essa è tenuta, e degli indefessi servigi che la rendono dovunque veramente benemerita del paese”. Fu così che nacque l’aggettivo che, meglio di qualunque altro, avrebbe rappresentato l’Arma nel cuore degli italiani.
Si passa poi agli inizi del Novecento e all’impiego dell’Arma nel conflitto Italo turco del 1911. Segue un capitolo dedicato alla prima Guerra Mondiale. Molti sanno dei assalti dei Carabinieri sul Podgora, sono molti di meno coloro i quali conoscono dell’impegno dell’Arma per la nascente aviazione Italiana. Inizialmente, i piloti, provenienti dall’Esercito e dalla Marina continuarono ad essere in forza ai Corpi di provenienza. Questo accadde anche per carabinieri che fornirono autentici Assi come quell’Ernesto Cabruna di cui Daniele Lembo tratta in un apposito capitolo.
Dalla fine del primo conflitto mondiale sarebbe passato pochissimo tempo e avremmo ritrovato i carabinieri impegnati nella guerra d’Etiopia, di Spagna e nelle Operazioni di sbarco in Albania.
Il 10 giugno 1940, l’omino dal balcone di Piazza Venezia avrebbe dichiarato che un’ora segnata dal destino era scoccata. L’Italia si ritrovava così in una nuova guerra mondiale. I Carabinieri sarebbero stati presenti su ogni fronte e non solo per svolgere funzioni di Polizia Miliare. In Africa Orientale Italiana avrebbero combattuto nel tentativo di non far cadere l’Impero, analoga cosa sarebbe avvenuta in Africa settentrionale.
Il 1° luglio 1941 fu inviato in Africa Settentrionale il Battaglione Reali Carabinieri Paracadutisti. Ufficialmente, il reparto era stato costituito esattamente un anno prima quando, il 13 luglio del ‘40 erano arrivati alla scuola paracadutisti di Tarquinia 392 appartenenti all’Arma dei Reali Carabinieri. Furono inquadrati 1° Btg. Carabinieri paracadutisti che, comandato del maggiore Bruto Bixio Bersanetti, era articolato in tre Compagnie. Ebbene il reparto paracadutisti dell’Arma, come altri reparti analoghi italiani, fu impiegato in A.S.I. come comune fanteria d’assalto. Come la folgore ad El Alamein, i Paracadutisti dell’Arma non furono mai lanciati con il paracadute in operazioni di guerra ma combatterono come tutti gli altri fanti. Un”usanza tutta italiana che, come avrebbe detto qualcuno, soleva “usare l’acqua di colonia per lavare i pavimenti”
Il nuovo libro di Lembo si chiude con un capitolo dal titolo “IL 1943 UN ANNO TERRIBILE “. Fu l’anno della resa senza condizioni malamente mascherata come armistizio. In un’Italia divisa in due sarebbero seguiti due anni terribili. La Repubblica Sociale Italiana statuì lo scioglimento dell’Arma che, assieme alla Milizia e alla Polizia Africa Italiana, doveva confluire nella neonata Guardia Nazionale Repubblicana. Le cose sarebbero andate in maniera molto travagliata e furono migliaia i Carabinieri deportati in Germania.