Taranto: i contribuenti non dovrebbero mai dover scegliere tra salute e lavoro

1 Agosto 2012 0 Di redazione

Dall’ufficio stampa Federcontribuenti riceviamo e pubblichiamo:
A Taranto si sta consumando una tragedia, da qualunque parte la si guardi, è in corso una ingiustizia. Per tutti gli abitanti, costretti a subire il disastro ambientale provocato dall’Ilva, un disastro dalle conseguenze gravissime sul piano della salute pubblica, dove la percentuale dei malati di cancro è altissima, soprattutto tra i giovani. Per i lavoratori, che rischiano di perdere il posto di lavoro e che hanno ugual diritto di difendere quanto gli permette di vivere. La Costituzione italiana da la stessa importanza sia alla salute pubblica sia al diritto al lavoro, non si può scegliere l’una o l’altro e nessuno dovrebbe trovarsi nella condizione di dover scegliere tra salute e lavoro. Le chiacchiere stanno a zero, in Italia manca il principio nobile della salvaguardia dell’ambiente, della salute pubblica e dell’impiego. Le nostre industrie sono fatiscenti, non solo l’Ilva, eppure godono, quando conviene, dell’innalzamento del tetto di emissioni e quanto altro perchè gli industriali hanno stretti riferimenti politici. Il solito conflitto di interesse insomma. Inoltre non dovrebbe essere il governo con i soldi pubblici a stanziare fondi per la bonifica ambientale cui costi dovrebbero ricadere totalmente su chi ha inquinato, devastato e messo in pericolo la salute pubblica: se si fosse dato seguito a quel disegno di Legge relativo al disastro ambientale, testo approvato dal consiglio dei ministri il 24 aprile 2007, che rendeva reato penale il disastro ambientale, avremmo potuto da tempo risolvere ogni ingiustizia legata all’ambiente, alla sicurezza sul lavoro e al diritto di vivere in un ambiente salubre. Fin quando questi reati non saranno configurati nel codice penale come è giusto che sia ogni risoluzione sarà solo una illusione. Inoltre, laddove gli industriali usassero il ricatto del lavoro per sfuggire alle loro responsabilità è auspicabile che il governo decreti in gran fretta una normativa che glielo impedisca, pena, multe milionarie. Almeno istituiremmo un fondo per i disoccupati.