Massacro tra mura domestiche, sono 217 donne uccise dai mariti o compagni e il 15% aveva denunciato le molestie

14 Settembre 2012 0 Di redazione

psicoterapeuta propone alcune soluzioni al complesso problema dello stalking, partendo proprio dalla constatazione che di stalking si parla tanto, ma si conosce davvero ancora molto poco. Se lo stalking è un problema per il quale ancora oggi non è stata “coniata” una soluzione adeguata, è perché non si è posta sufficiente attenzione verso lo studio serio e approfondito della materia, unico presupposto che potrebbe costituire un prologo al corretto trattamento dello stalking e dello stalker. Socrate lo disse più di duemila anni fa, e ancora oggi suona tristemente attuale: l’ignoranza è l’origine di tutti i mali. Anche dello stalking.

Protocollo operativo: come funziona il percorso di risocializzazione

Il protocollo integrato preventivo – riparativo è caratterizzato dal ricorso a strumenti che promuovono la riparazione degli “effetti perversi” della relazione conflittuale come la cessazione della comunicazione, forme di aggressività e violenza. La partecipazione della vittima offre la reale opportunità di riacquistare un elemento di controllo sulla propria vita, sul proprio senso di sicurezza e sulle proprie emozioni.
Il modello, che si pone a favore delle vittime per offrire una riparazione concreta del danno derivante da un reato, ricerca modelli sanzionatori alternativi a quelli propriamente afflittivi, tenta di promuovere la risocializzazione del reo offrendo a quest’ultimo una reale possibilità di reintegrarsi nella comunità; la valenza riparativa e responsabilizzante può alleviare il senso di colpa o di ansia che altrimenti potrebbero condurre alla commissione di un nuovo reato.
Il protocollo permette un reale riconoscimento della vittima che può riguadagnare il controllo sulla propria vita e sulle proprie emozioni, superando gradualmente il rancore ma anche di sfiducia verso l’autorità che avrebbe dovuto tutelarla.
La premessa dell’acquisizione, da parte del reo, della consapevolezza dei contenuti lesivi della propria condotta è costituito dal riconoscimento della vittima che cessa di apparire come un oggetto impersonale per attuarsi a pieno titolo come persona, con il suo vissuto di sofferenza, di insicurezza, di umiliazione. Il protocollo preventivo – riparativo è orientato sia all’appagamento dei bisogni ed alla promozione del senso di sicurezza delle presunte vittime, sia alla responsabilizzazione ed alla presa in carico del presunto autore. Si realizza così il superamento del concetto di reato come mera violazione di una norma giuridica e l’accoglimento, invece, di una visione relazionale-sociale del fatto criminoso, che legga l’offesa come porzione di una più complessa relazione conflittuale.
L’obiettivo sostanziale di questo approccio è la ricomposizione della frattura nella comunicazione interpersonale tra «presunto autore» e «presunta vittima» (tra le persone che condividono la peculiare espressione relazionale che è il conflitto) provocata dalla commissione del reato o dalle sue conseguenze. Questo approccio, figlio della Giustizia Riparativa, intende superare la logica della punizione partendo da una lettura relazionale del crimine, recepito come un conflitto che provoca la rottura di aspettative socialmente condivise.
Il protocollo si distingue sostanzialmente dagli altri, in quanto non persegue soluzioni unilaterali, in quanto «si prende cura» anziché «punire», ed è orientato all’appagamento dei bisogni delle presunte vittime, del presunto autore e della comunità dove viene vissuta l’esperienza di vittimizzazione.
L’alternativa tracciata dal protocollo prevede che al binomio reato-pena si contrapponga il binomio conflitto-riparazione, compiendo una ri-codificazione significativa del crimine, intesa come relazionale. Il reato ritorna come conflitto alle parti; il carattere punitivo della pena lascia il posto ad una prospettiva di riparazione del danno e di ripristino comunicativo tra «presunta vittima» e «presunto autore» del reato, attivando un processo di ricostruzione degli spazi di interazione. Spazi che presso l’Osservatorio Nazionale Stalking, l’Osservatorio Sicurezza e il recente Osservatorio Nazionale Violenza Psicologica sono gestiti dal gruppo di lavoro multidisciplinare di volontari esperti che offrono consulenze e percorsi gratuiti individuali, di coppia e familiari, con presa in carico preventiva essenzialmente nei casi di separazioni e gravidanze, applicando strumenti e strategie della psicologia del distacco © 2008 AIPC.
I dati sono assolutamente incoraggianti, dal 2009 il protocollo è stato applicato ad un campione di circa 300 persone, tra singoli, coppie e nuclei familiari, e ha permesso di prevenire atti violenti e persecutori, omicidi e suicidi. Il protocollo in oltre il 70% è risultato efficace ed efficiente, in oltre il 50% ha prevenuto comportamenti recidivi che sono frequentissimi nei casi di violenza psicologica e stalking.

RIFIUTO TOSSICO. STALKER E TRATTAMENTO: PRIGIONE O TERAPIA?

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