Scuola: Convitti di carta, ecco come in provincia di Frosinone hanno chiuso due Convitti

24 Settembre 2012 0 Di Felice Pensabene

Da Giovanni Parisi riceviamo e pubblichiamo.

Poco più di una dozzina di ragazzi, napoletani in maggioranza, in marcia a protestare nelle strade del paese, cadenzano il passo e mandano a quel paese il preside della loro scuola. Si fermano sotto le abitazioni dei lori docenti e fanno altrettanto. Accadeva mesi fa, durante lo scorso anno scolastico ad Arpino un piccolo paese di Terra di Lavoro. Ma perché questi ragazzi protestavano? Che cosa era
successo?
Stando alle testimonianze raccolte tra chi ha frequentato quella scuola – il Convitto Nazionale di Arpino – emerge un quadro desolante: mancanza di cibo, infrastrutture fatiscenti, attività extrascolastiche pari a zero, di ludiche neanche a parlarne, ragazzi tenuti al freddo. Per quell’azione di protesta furono pure chiamati i carabinieri: c’erano dei minorenni tra quelli che avevano abbandonato la struttura del Convitto dove erano stati affidati. Un atto dovuto la telefonata al 112. I carabinieri presero atto della situazione, ma niente più. Nessuno a chiedersi il perché di quella plateale protesta. Passa il tempo chiude la scuola, inizia una querelle burocraticoamministrativa tra dirigenza e l’ex Provveditorato e a settembre il Convitto non apre.
Sempre in provincia di Frosinone a Cassino, altro convitto che chiude. Qui i ragazzi non hanno fatto nessuna protesta eclatante, ma il convitto a settembre non ha aperto ed i ragazzi, in maggioranza napoletani, per continuare negli studi hanno dovuto affittare una casa.
Anagni, altro convitto, anche questo nazionale, come quello di Arpino. Qui il convitto non chiude ma nel piano di dimensionamento scolastico due licei annessi vengono accorpati ad un’altra scuola. Nasce un comitato che la scorsa primavera impugna il piano, ritenendo che la disarticolazione dei Licei fosse il primo passo per lo smantellamento del Convitto. Inoltre una lunga causa tra la Curia e il Convitto, per la proprietà contesa di alcuni locali, mina notevolmente la funzionalità delle attività
convittuali.
Insomma non se la passano tanto bene i convitti nella provincia di Frosinone. Anche a Fiuggi, dove c’è un altro convitto, la situazione non sembra tanto rosea. Ma cosa sta accadendo ai convitti della scuola pubblica italiana? Come è stato possibile che soltanto un anno prima in provincia di Frosinone sono stati assunti diversi educatori (i docenti post-scuola ndr) e l’anno successivo hanno chiuso la bellezza di due convitti? Forse sono stati sottovalutati diversi campanelli d’allarme come quelli che quei
ragazzi, con la loro plateale protesta, gridavano a denti stretti. E’ stato sottovalutato lo
spread, tra il numero di alunni iscritti ed il numero di alunni effettivamente frequentanti i convitti, che cresceva sempre più negli anni? Sulla carta per anni ed anni tutto andava bene, ma poi quando ci si è resi conto che gli alunni che stavano nei convitti erano quattro gatti, quando ci si è resi conto che le strutture dove erano ospitati erano fatiscenti e bisognose di finanziamenti è venuta fuori la cruda realtà ed i castelli di carta son venuti giù.