Dalla Commissione Europea un “calcio in culo” alla piccola industria italiana e del continente. Bocciata la proposta sul Made In

1 Novembre 2012 2 Di redazione

di Max Latempa
Nei giorni scorsi la Commissione Europea ha definitivamente bocciato la richiesta del Parlamento Europeo di istituire un Regolamento per limitare le modalità dell’ uso della dicitura Made In.
Si tratta di una mazzata pazzesca per l’ industria tessile e manifatturiera italiana che vedeva nell’ intervento della Commissione l’ unico barlume di speranza per poter arrestare la catastrofe economica che ha attanagliato il settore negli ultimi anni a causa dell’ invasione di prodotti a basso costo che apportano la dicitura Made in Italy pur non essendo fabbricati interamente in Italia. Un danno gravissimo che è costato già migliaia di posti di lavoro e la chiusura di interi distretti, da nord a sud Italia.
Gli industriali ed artigiani italiani chiedevano solo che l’etichetta Made in Italy si potesse applicare esclusivamente alle merci interamente prodotte in Italia e non, come accade ora, su quelle prodotte all’ estero e magari solo confezionate qui da noi.
Una decisione che avrebbe dovuto scaturire prima di tutto dal buon senso ed avrebbe protetto i cittadini (imprenditori, operai e consumatori) dell’ Unione Europea da una vera e propria truffa che invece si sta perpetrando da anni sulle loro spalle.
La cosa assurda è che ci sono voluti ben sette anni di iter burocratico, tra presentazione al Parlamento Europeo, discussione, trasmissione della richiesta alla Commissione e risposta, per rimanere con un pugno di mosche in mano. E si badi bene, il regolamento avrebbe riguardato tutte le realtà dell’Unione Europea come il Made in France, in Germany e così via.
In una grigia mattinata di Bruxelles è stato John Clancy, portavoce del commissario europeo al commercio Karel De Gucht che ha comunicato, senza neanche dare molte spiegazioni,la decisione della Commissione UE di non portare avanti la proposta di regolamento sul Made In.
“La decisione della Commissione Europea di ritirare la proposta di Regolamento sul made in, mostra la lontananza dell’UE dai cittadini e dalle imprese – ha dichiarato Luca Marco Rinfreschi, Presidente Nazionale CNA Federmoda – Questa decisione mette in tutta evidenza la necessità di ripensare l’impianto istituzionale dell’Unione Europea, Come è possibile che la volontà della Commissione, che dal 2005 ha portato avanti questa istanza e la volontà del Parlamento Europeo che più volte si è espresso a favore, vengano disattese? – ha continuato Rinfreschi – Questa scelta da parte dell’Europa nega ai cittadini europei il diritto di avere informazioni sulla provenienza delle merci, così come viene negato il diritto delle imprese manifatturiere europee ad avere condizioni di reciprocità e trasparenza nella partecipazione alla sfida competitiva internazionale.”
“La lobby della grande distribuzione ha avuto il sopravvento rispetto al mondo della manifattura. Le analisi che ponevano alla base della ripresa economica il rilancio della manifattura non sono state tenute in considerazione, è evidente quindi che la volontà di trovare strumenti per una crescita diffusa del sistema economico europeo non è patrimonio condiviso dagli Stati membri:” – ha infine dichiarato il Presidente Nazionale CNA Federmoda.
Intanto i politici italiani hanno completamente sottovalutato il problema né nessuno di loro ha lottato per proteggere questo importante settore economico italiano che ormai è destinato allo sfascio.
Eppure sia l’ Unione Europea che i nostri politici dovrebbero lavorare per noi.
Roberto Belloli, uno degli imprenditori tessili che più si era battuto per ottenere questo Regolamento, ha scritto una lettera aperta, di cui riportiamo alcuni passi:
“Probabilmente all’uomo della strada tutto questo non arriverà mai, vista la connivenza tra i “poteri forti”, la politica e l’informazione , e quindi, quasi nessuno saprà che la causa della mancanza di posti di lavoro, dello sbriciolamento delle filiere produttive e della totale assenza di un’economia reale, dipende in gran parte,dall’incapacità di chi “pasticcia” in Europa di prendere delle decisioni , o meglio della passività nel farsi imporre delle decisioni, che siano essi alti o “bassi”commissari europei.
Quello che lascia perplessi e amareggiati non è la decisione di non portare avanti una proposta di regolamento, ormai mummificata e ribollita, passata attraverso un dedalo di commissioni, pareri legali e esami di conformità favorevoli e sfavorevoli, tra l’euforia e l’affanno di un esercito di europarlamentari impegnatissimi, ma la totale mancanza di volontà di una nazione (l’ Europa ) di proteggere il lavoro dei propri cittadini !! ……
Mi piacerebbe sapere cosa vi dite nella stanza dei bottoni , quando Barroso definisce obsoleto il made in , vorrei sapere come pensate di risolvere la crisi che ci sta sterminando, che lascia milioni di giovani senza lavoro, senza riportare in Europa le produzioni , adesso che anche la “santa produzione di automobili ” sta tirando le cuoia nonostante tutti gli aiuti europei e i soldi sperperati .
Gli altri paesi ( quelli bravi li chiamano BRICS ), sono molto attenti alle loro filiere produttive , le coccolano e le proteggono, perché sanno che sono l’unica possibilità per fare economia reale e sana , ma noi no! , noi in Europa siamo liberisti , Monti ha detto che il made in…:“si trattava di una boiata”, è un’affermazione discutibile e anche un pochino priva di stile , ma che comunque non risolve nulla.
Noi siamo ancora lì a farci delle “pippe” con le norme del WTO, mentre Cinesi, Indiani, Pakistani, Vietnamiti, e etnie varie ci sommergono di prodotti FUORI LEGGE, in dumping, il Brasile alza dazi al 70% , la Turchia del 40% , gli USA impongono l’etichettatura obbligatoria del prodotto e la tracciabilità , la Cina impone per l’importazione nel suo mercato dei controlli così restrittivi che le nostre aziende spesso si vedono rimbalzare la merce per un cavillo,in Europa arrivano scarpe tinte con il cromo esavalente , maglie con le ammine aromatiche, plastiche tossiche per i giocattoli, le composizioni fibrose non vengono minimamente rispettate e l’Europa sta a guardare !!?? “
Caro Signor Belloli, è così che abbiamo perso la nostra sovranità. Ma questo la gente non lo deve sapere.