Si spacciavano per ufficiali dell’esercito, quattro indagati e sequestri in tutta Italia in operazione delle Digos

13 Novembre 2012 0 Di redazione

La Digos sequestra divise, distintivi, palette e diplomi di laurea ad una fantomatica associazione garibaldina.
Associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati di falso questa è la grave accusa che pende nei confronti degli appartenenti di una organizzazione deominata COSINT operante su tutto il territorio nazionale.
Le indagini, coordinate dal Procuratore Capo di Cassino Dott. Mercone e dai Sostituti Procuratori, è stata avviata circa un anno fa dal personale della Digos a seguito di un controllo effettuato su un veicolo in transito all’altezza di Cassino.
Il conducente, un cittadino egiziano infatti, esibì agli operatori di polizia come documento di identità un tesserino da generale di brigata sostenendo di appartenere alla Associazione Croce Rossa Garibaldina Forze Internazionali Volontarie di Soccorso e di Pace.
La foggia del documento presentato, del tutto simile a quello in uso alle forze di polizia italiane, ha da subito insospettito gli operatori di polizia che hanno avviato sul conducente attivissime indagini.
Nel corso dell’attività investigativa è stata delineata la posizione dell’egiziano nei cui confronti risultavano precedenti per truffa, ricettazione e falso.
L’uomo, appartenente alla Associazione sopraindicata insieme ad altri soci, produceva e rilasciava dietro pagamento di somme di denaro che partivano da mille euro, attestati di laurea, onorificenze, passaporti e vestiario rigorosamente falsi.
Lo stesso, in diverse occasioni, si è presentato in pubblico utilizzando la falsa divisa da Generale di Brigata con la quale si era introdotto più volte in campi profughi dell’area nordafricana e mediorientale per fini non meglio specificati e definiti dallo stesso “umanitari”.
Tutte le divise utilizzate riproducevano fedelmente quelle in uso agli ufficiali delle Forze Armate Italiane e la loro foggia era tale da riuscire ad ingannare facilmente gli ignari interlocutori.
Oltre all’egiziano risultano indagati tre italiani residenti nella provincia di Roma a vario titolo presenti nell’Associazione che più volte hanno collaborato con lo stesso nell’azione di propaganda e di promozione dell’organizzazione.
Dieci le sedi sottoposte a perquisizione domiciliare ubicate nelle zone di Roma e del Veneto che hanno consentito al personale della Digos di recuperare vari computer, tesserini, un’arma giocattolo, palette e documenti d’identità utilizzati per le finalità dell’Associazione.