Regionali 2013, Fardelli a 360° sulla sanità: “Basta tagli lineari, bisogna ottimizzare”

7 Febbraio 2013 0 Di redazione

Il tema fondamentale della campagfna elettorale per la Regione Lazio, a buon motivo, sembra essere la sanità. L’argomento tocca da vicino tutti ed è il servizio primario che ne soffre di più del malgoverno. Marino Fardelli sembra avere idee chiare sull’argomento.
Sanità e cittadini perché sono sempre più distanti?
Rispondo a questa domanda in veste di cittadino che usufruisce dei servizi sanitari, ma anche come candidato alla Regione Lazio che in queste settimane sta raccogliendo, più di sempre, le istanze dei cittadini. Occorre un nuovo modello sanitario per ricostruire il rapporto di fiducia con i cittadini oggi sempre più distanti dalla sanità pubblica. Trasparenza, partecipazione, rigore nella gestione e meritocrazia fanno parte del nuovo codice etico che è espressione del nostro candidato Presidente alla Regione Lazio Giulia Bongiorno. In questo modo potremo davvero puntare ad una sanità che torni a tutelare il diritto alla salute di ogni cittadino. Comprendo le difficoltà riorganizzative e gli impedimenti burocratici da affrontare, ma se vogliamo veramente cambiare, bisogna fare scelte mirate.
In questo periodo è facile parlare di buona sanità?
Quel che la politica non osa dire è che l’alternativa ai tagli sono le tasche dei laziali, tant’è vero che solo i tributi locali e l’addizionale Irpef hanno consentito di trovare i 792 milioni che mancavano all’appello per chiudere il 2011. Il coraggio di cambiare è innanzitutto dire e fare, risolvere e mettere mano alle cose scomode che nessuna osa! Il Commissario per la Sanità nel Lazio Enrico Bondi ha stipulato un piano di rientro finalizzato a migliorare l’efficienza del settore, perseguendo 3 obiettivi: l’ottimizzazione dell’assistenza dei pazienti; il miglioramento e la riqualificazione della riabilitazione domiciliare e territoriale; un impiego più efficiente di risorse umane, tecnologiche e strutturali.
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Quindi come vorrebbe mettere in atto la cosa?
Per invertire la rotta bisogna coinvolgere i medici di base per potenziare ciò che viene prima degli ospedali: in questo senso la proposta delle Case della Salute può essere altamente innovativa e potrà garantire una rete di presenza sanitaria sui territori. L’assistenza domiciliare coinvolge e porta alla collaborazione medico, infermiere, oss, assistenti sociali e fisioterapisti; di questa scala chi ne trae maggior benefici sotto ogni aspetto è l’utente in primis e l’economia. Si risparmia il ricovero, costo giornaliero quasi di mille euro, si crea lavoro per le figure sopra citate e soprattutto il paziente continua a godere della propria abitazione ma con tutti i servizi assistenziali. L’orientamento politico in Regione in questi ultimi due anni è stata quella di tagliare posti letto per risparmiare denaro. Per questo ora c’è molto da fare non per chiudere eccellenze ma per trasformarle e valorizzarle in modo tale da garantire a tutti il diritto alla salute. Trasformare in struttura di assistenza per diversamente abili le strutture chiuse, risolverebbe un problema non da poco. Sapete quante famiglie vivono questa condizione pensando al domani quando non potranno più dare assistenza ai loro cari!
Come alleggerire il carico di lavoro presso gli ospedali soprattutto al Pronto Soccorso?fardelli34
I tagli dei posti letto e le chiusure dei nosocomi non sono buone idee, visto il costo?
Ottimizzare! Il problema della sanità nel Lazio non è tagliare i posti letto, ma intervenire nel merito, valorizzando la qualità e costruendo un modello sanitario che non c’è. Questa è l’ennesima conferma che c’è molto da fare non per chiudere, ma per trasformare e valorizzare quelle preziosità che fanno bene al diritto alla salute e farebbero benissimo a mettere al centro la qualità della spesa pubblica, non la quantità. Con l’ossessione o la cattiva scelta dei tagli lineari si producono disastri. Non si può pensare che una donna che non riesce ad avere un servizio nel Lazio vada in Lombardia pagando 4.000 euro per la stessa cosa che potrebbe fare qui. Quando la Regione deve pagare per ogni paziente che va in un’altra per curarsi, centinaia di migliaia di euro, conviene farlo assistere nel Lazio.
Per concludere ?
Dobbiamo riaprire il confronto sui piani di rientro; combattere truffe e sprechi, con la centrale unica degli acquisti; monitorare il raggiungimento degli obiettivi delle figure apicali. Centralizzare la spesa significa che il costo di una prestazione di primo intervento deve essere uguale in ogni provincia del Lazio e non posto che vai prezzo che trovi. Una prestazione, ad esempio, di primo soccorso, deve avere lo stesso costo in tutta la regione.Va superato il metodo dei tagli lineari, iniquo e inefficace, e bisogna riorganizzare la rete analizzando seriamente le esigenze dei territori.L’Articolo 32 della Costituzione recita- La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti- quindi la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Come giudica la chiusura delle cliniche private sul territorio?
Evidentemente chi procede verso questa direzione è poco informato sul servizio e l’utilità di queste nostre in provincia. Infatti, non sono convenzionate con il servizio nazionale, ma sono complementari. La qualità del loro servizio attrae pazienti delle regioni vicine e dunque vanno tutelate.
Creare un punto di primo soccorso, presso le farmacie soprattutto nei piccoli paesi! Questo in accordo con i medici di base per le piccole prestazioni e cure. Ma anche come luogo di prenotazione di visite specialistiche e analisi, come raccordo tra gli anziani e l’assistenza domiciliare e infine come sportello per ritirare i referti. In più, sarà possibile richiedervi il supporto di infermieri e fisioterapisti per l’effettuazione a domicilio di visite predisposte dal medico di famiglia.
Sarà il miglior modo di porsi come nuovo anello nella catena dei servizi sempre più efficienti a beneficio dei cittadini.