Senza lavoro ne famiglia, a 54 anni dorme in una Fiat Panda a Pontecorvo

17 Marzo 2013 0 Di redazione

A 54 anni, senza lavoro e senza famiglia vive da tre mesi nella sua Fiat Panda. Salvatore Gelfusa di Pontecorvo rappresenta quella che solitamente viene definita la nuova frontiera della povertà. Fino a qualche anno fa, quando aveva ancora una famiglia ed un lavoro, era una persona come tante altre. Poi è arrivata la separazione dalla moglie ma nonostante ciò, riusciva a sopravvivere e ad assicurare il mantenimento alla famiglia. Poii però, la crisi ha costretto l’azienda di movimentazione terra, per la quale lavorava come conducente di camion, a tagli occupazionali. Ha così perso il lavoro e, di conseguenza, anche la possibilità di pagarsi un affitto.
Ermanno Amedei dorme in auto
“La somma destinata al mantenimento della famiglia stabilito dal giudice, sottratta al sussidio per la disoccupazione mi lasciava poco per vivere e certamente non sufficiente per pagare un affitto”. E’ finito così per strada e spinto dalla disperazione ha occupato abusivamente un alloggio popolare. “Sono rimasto in quella casa Ater per 10 mesi senza acqua ne riscaldamento, in compenso, però, mi è arrivato da pagare il canone Rai”. Dopo 10 mesi, però, l’alloggio è stato liberato anche con l’ausilio della forza pubblica e Salvatore si è ritrovato nella sua Panda.
dorme in auto2 “Mi è capitato di dormire nel parcheggio del cimitero, in quello di un centro commerciale o altre volte ho trovato rifugio in un garage, lontano da occhi indiscreti. Qualche volta ho attirato l’attenzione delle forze dell’ordine. I carabinieri si avvicinavano alla mia macchina ‘camera da letto’ e mi chiedevano documenti. Adesso non lo fanno più. Ormai mi conoscono tutti. Quasi sempre, a svegliarmi la mattina è la luce del giorno. Per mangiare vado in una trattoria che fa prezzi stracciati oppure approfitto dell’invito di qualche amico”. Ma il futuro è tutt’altro che roseo. Quello che ha percepirto a marzo è l’ultimo sussidio di disoccupazione. “Francamente non so più in cosa sperare. Al Comune mi hanno assicurato che si sta cercando una soluzione insieme all’Ater, per trovare una casa; di lavoro non se ne parla e spero almeno che mi possa venir riconosciuta una pensione Inal per il mio stato di disabilità al lavoro dettato dalle condizioni della schiena”.
Ermanno Amedei