Camorra, gioco, scommesse ed estorsioni, 57 arresti tra Lazio, Campania, Sicilia ed Emilia

27 Giugno 2013 0 Di redazione

Nelle prime ore della mattinata, nell’ambito di una articolata indagine coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli — Direzione Distrettuale Antimafia, sviluppatasi su tutto il territorio nazionale ed in particolare nelle province di Caserta, Napoli, Frosinone, Modena, Reggio Emilia, Catania, è stata data esecuzione ad un’Ordinanza di Custodia Cautelare emessa dall’Ufficio G.I.P. presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di 57 persone (per 56 delle quali con custodia cautelare in carcere e per 1 con arresti domiciliari), gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di partecipazione e concorso esterno in associazione a delinquere di stampo camorristico, associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo dell’attività di gioco e scommesse, illecita concorrenza con violenza e minacce, truffa aggravata ai danni dello Stato, frode informatica, riciclaggio e reimpiego, intestazione fittizia di beni, estorsione, ed altri delitti aggravati dalle finalità mafiose. Nello stesso ambito, è stata altresì data esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo, ex artt. 321 co. 2 del c.p.p. e 12 sexies L. 35611992, di beni mobili ed immobili nella disponibilità di appartenenti all’organizzazione o intestati a prestanome e società di riferimento del Clan dei Casalesi, valutati ad una prima stima in circa 450 milioni di euro. L’operazione ha assunto il nome di “RISCHIATUTTO”. Le misure cautelari costituiscono l’esito di tre articolate indagini di P.G. – delegate al R.O.S. dei Carabinieri di Napoli, alla Squadra Mobile e al Nucleo Polizia Tributaria di Frosinone e al Gruppo della Guardia di Finanza di Aversa – aventi quale comune denominatore il capillare controllo operato, con il metodo mafioso, nel settore dei giochi pubblici dal “Clan dei Casalesi” ed i notevoli investimenti realizzati in questo comparto, con la compiacenza di imprenditori collusi del medesimo cartello camorristico. Le risultanze investigative delle tre attività, intersecandosi e completandosi a vicenda, hanno fornito un ampio quadro probatorio e rilevanti riscontri oggettivi alle dichiarazioni di numerosi Collaboratori di Giustizia. Gli odierni provvedimenti si inquadrano nell’azione di contrasto posta in essere, da tempo, da questo Ufficio, nei confronti di quello che rappresenta uno degli “affari” illeciti più redditizi della camorra campana – ovvero la gestione della distribuzione degli apparecchi da gioco e da intrattenimento, delle sale bingo, della raccolta delle scommesse su eventi sportivi e non, e del gioco d’azzardo “on line” — e che può definirsi una vera e propria piaga dei nostri tempi, nell’ambito di un settore che, facendo leva sulla propensione di tanti cittadini al gioco d’azzardo, consente, tra l’altro, di riciclare con estrema semplicità il denaro della camorra. La continua attività di contrasto ha già consentito, nel 2009, di disarticolare una delle principali holding criminali del settore, il cd. “Gruppo GRASSO”; non a caso, tra i destinatari delle misure cautelari oggi eseguite, vi sono ancora una volta GRASSO Renato, il fratello Tullio e ‘OVINE Mario che già figuravano tra i principali indagati delle precedenti inchieste. Sono state oggetto di sequestro le seguenti sale bingo: – il CENTER GAMES NORMANNO S.R.L., in Aversa (Ce); – la BINGO BOYS S.R.L. di Teverola (Ce); – la JACKPOTALTO S.R.L. sala bingo di Napoli, Parco San Paolo; la MONTECARLO S.R.L. sala bingo di Casoria (NA); la FIGLI DELLE STELLE 3 S.R.L. e la GALLETTO FORTUNATO S.R.L. titolari della sala bingo di Ferentino (FR).
L’attività investigativa dei Carabinieri del ROS di Napoli, che si concretizza con l’esecuzione di 51 Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere ed il sequestro di ingenti beni mobili ed immobili, costituisce la seconda ed ultima franche dell’attività investigativa “Normandia 2” condotta contro la compagine criminale allora capeggiata da SCHIAVONE Francesco detto Sandokan – condannato a lunga pena detentiva per associazione mafiosa, omicidio ed altro — e successivamente sotto l’egemonia del primogenito SCHIAVONE Nicola, anch’egli colpito dall’odierno provvedimento. La precedente indagine ha già documentato nel 2010 – con l’arresto di 16 indagati per associazione di tipo mafioso riciclaggio, turbativa d’asta, truffa, abuso di ufficio ed altri reati nonché il sequestro preventivo, ex artt. 321 co. 2 del C.P.P. e 12 sexies L. 356/1992, di beni mobili ed immobili – la complessa ed articolata attività criminale dell’organizzazione finalizzata soprattutto al controllo di appalti pubblici e privati. In quella occasione si procedette per l’individuazione delle imprese facenti parte del cartello di imprese che con il sistema delle cd. buste d’appoggio controllava l’assegnazione degli appalti pubblici in provincia di Caserta, con la collusione di funzionari e politici locali. Le risultanze investigative, avvalorate ulteriormente dagli esiti di altre distinte attività del ROS, già denominate “Albanova” ed “Overlord”, condotte soprattutto per l’accertamento dei numerosi investimenti immobiliari effettuati nelle province dell’Emilia Romagna, hanno permesso di individuare i flussi di reimpiego di capitali di origine illecita, soprattutto fuori dalla provincia di Caserta, documentando: • l’interesse dell’organizzazione criminale nella gestione di circoli privati ove erano installate anche slot machine modificate, nonché di siti per l’esercizio del gioco d’azzardo on-line. In particolare è stato accertato come NOVIELLO Antonio, responsabile della gestione delle sale da gioco e di alcuni investimenti in Emilia Romagna, era il gestore del circolo privato MATRIX sito in Castelfranco Emilia (MO), ove si praticava principalmente il gioco d’azzardo tramite apparecchiature omologate ed opportunamente modificate al fine di eludere i controlli. Per l’installazione delle apparecchiature e la loro modifica, gli indagati avevano coinvolto l’impresa modenese “G.A.R.I. S.r.l.”, il cui amministratore unico, PADOVANI Antonio, destinatario fra gli altri della misura restrittiva personale e reale, è risultato contiguo alla famiglia mafiosa capeggiata da Nitto SANTAPAOLA. Inoltre, attraverso postazioni telematiche installate per l’attività di “internet point”, sono stati realizzati collegamenti clandestini con siti per la gestione del gioco on—line (www.europagrancasino.com e www.dollarocasino.com) i cui server erano fisicamente dislocati in Romania e nella disponibilità di società costituite dagli stessi indagati. Sono stati documentati poi i rapporti tra il “Gruppo SCHIAVONE” e la società di scommesse “BETTING 2000”, titolare di concessione del Ministero delle Finanze e riconducibile ai fratelli GRASSO Renato e Tullio, imprenditori nel settore dei videogiochi, i quali si erano garantiti una condizione di monopolio per la fornitura di apparecchi elettronici nella maggior parte delle area campane, nonché il basso Lazio e la Capitale, finalizzati all’apertura di nuovi centri scommesse gestiti dal sodalizio, utilizzando le credenziali della citata società; • il reinvestimento di capitali illeciti in attività imprenditoriali ed acquisizioni di complessi immobiliari in Emilia Romagna attraverso SOLA Carmine e ARDENTE Antonio, personaggi perfettamente integrati nel contesto emiliano e particolarmente abili nella gestione di capitali riconducibili all’organizzazione; • il controllo e la gestione di un ingente commercio di autovetture, effettuato sfruttando le garanzie commerciali e bancarie di un numero considerevole di personaggi del settore. In tale contesto, le responsabilità trovano origine e fondamento in atti giudiziari e controlli relativi al sequestro antimafia della concessionaria “TRIDENT Motor Group” e del contestuale rinvio a giudizio di SCHIAVONE Nicola per aver reinvestito denaro, illecitamente accumulato, dall’organizzazione camorrista; • il commercio di orologi preziosi quale valida alternativa per riciclare proventi illeciti. Ciò attraverso la compiacenza di professionisti di settore, titolari di rivendite di preziosi in collegamento diretto con SCHIAVONE Nicola, in grado di garantirne l’approvvigionamento e la successiva re-immissione in commercio della merce.
Il Ros di Napoli ha eseguito il sequestro preventivo di 218 veicoli, 2 imbarcazioni da diporto, 176 beni mobili fra ville, appartamenti, locali commerciali e terreni, 117 società e imprese individuali nonché numerosi conti correnti e prodotti finanziari. Le ulteriori risultanze scaturite dalle connesse attività, comunque riconducibili al contesto investigato hanno, inoltre documentato: • l’ escalation criminale ai vertici del clan di SCHIAVONE Nicola, figlio di Francesco “Sandokan”, che già dal 2004 aveva la direzione di un autonomo gruppo delinquenziale composto da fidati sodali, dimostrando progressivamente notevoli capacità di gestione e di organizzazione (con il benestare dell’allora latitante ‘OVINE Antonio, inteso “o ‘Ninno”), imponendosi quale elemento più rappresentativo dell’organizzazione casalese; • la complicità di un funzionario di banca che per un periodo ha ricoperto anche la carica di direttore pro tempore della filiale di Casal di Principe dell’ex Banco di Napoli, presso cui confluivano numerosi assegni provenienti dall’attività delle società “Auto F-1 s.a.s di CORVINO Giancarlo & C.” operanti nel settore del mercato automobilistico riconducibili a SCHIAVONE Nicola; • il sorgere di contrasti nei rapporti, fino ad allora di non belligeranza, tra le famiglie SCHIAVONE e BIDOGNETTI, scaturiti a seguito di una rissa per futili motivi, nella quale veniva coinvolto il figlio minore di SCHIAVONE Francesco, Ivanhoe, e ad alcuni successivi episodi di devastazione di locali pubblici – bar “PENELOPE” di Parete e “Caffè MATTEOTTI” di Casal di Principe – collegati alla medesima vicenda e riconducibili al patrimonio sommerso delle due famiglie. Sono state inoltre riscontrate le dichiarazioni rese da vari Collaboratori di Giustizia che con le loro propalazioni hanno confermato • le posizioni ricoperte, in seno all’organizzazione, da CACCIAPUOTI Bartolomeo, CIERVO Bernardo e DELLA CORTE Nicola, ritenuti gli elementi più rappresentativi e uomini di fiducia di SCHIAVONE Nicola; • quanto già emerso nell’attività investigativa in ordine al triplice omicidio di BUONANNO Francesco, PAPA Giovanni Battista e MINUTOLO Modestino, affiliati al Gruppo SCHIAVONE, commesso nel maggio 2009, quale epurazione interna decisa da SCHIAVONE Nicola.
Le indagini condotte, congiuntamente, dal Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza e dalla Squadra Mobile della Questura di Frosinone hanno invece avuto origine a seguito di fatti cruenti ed attentati compiuti, nel 2008, ai danni della sala bingo di Ferentino (FR) che hanno portato soggetti contigui alla criminalità organizzata ad assumere il controllo dell’impresa. Si è potuto così ricostruire, mediante intercettazioni telefoniche, accertamenti patrimoniali e bancari, servizi di appostamento e pedinamento ed esame di copiosa documentazione amministrativo-contabile una vastissima e rilevante attività di acquisizioni societarie, in diverse città italiane, da parte di soggetti che, a vario titolo, rappresentavano una convergenza di interessi tra diverse consorterie criminali di stampo mafioso e di stampo camorristico. In particolare, è stato possibile individuare alcuni faccendieri scaltri e spregiudicati, che hanno fatto da raccordo con il crimine organizzato, consentendo una costante e progressiva infiltrazione anche in aree territoriali apparentemente non interessate dal fenomeno mafioso. Rilevante in questo segmento di indagine il ruolo di LA VENTURA Vincenzo, capace di interfacciarsi fra la camorra e gli imprenditori del settore ed assumere il controllo di alcune sale bingo pur senza disporre apparentemente dei necessari capitali di partenza e di PADOVANI Antonio, riferimento nel settore della criminalità organizzata siciliana. Questo filone delle indagini patrimoniali ha consentito di individuare e sottoporre a sequestro beni dislocati nelle province di Frosinone, Roma, Latina, Caserta, Napoli, Lucca, Grosseto, Sassari, Catania e Firenze, distinti in 18 complessi aziendali, 153 immobili tra terreni e fabbricati, 86 quote di partecipazione in 41 società, 59 veicoli, 230 rapporti bancari per un valore stimabile in circa 200 milioni di euro.
L’attività d’indagine dei finanzieri del Gruppo di Aversa, infine, ha tratto spunto dal monitoraggio degli imponenti lavori di allestimento di una importante sala giochi di Aversa, che conduceva gli investigatori a concentrare la loro attenzione su fratelli Mario e Luciano CANTONE, già emersi in precedenti indagini quali imprenditori che operavano nell’interesse dei fratelli Massimo e Giuseppe RUSSO, esponenti della fazione “SCHIAVONE” del “Clan dei Casalesi” . Le indagini tecniche, corroborate dagli accertamenti patrimoniali, consentivano di accertare che i fratelli CANTONE, avvalendosi di numerosi prestanome che venivano periodicamente avvicendati, erano gli effettivi proprietari di quote di partecipazione in diverse società – in alcune delle quali per l’intero capitale sociale – aventi sede nell’agro aversano e a Napoli, operanti nei settori del bingo e dell’intrattenimento. Nei confronti dei CANTONE e dei loro prestanome, sono stati sottoposti a sequestro 4 appartamenti del valore commerciale di circa 500.000,00 euro; 3 complessi aziendali (consistenti nella sala bingo e nella sala giochi più grandi dell’Agro aversano) del valore di circa 10 milioni di euro, 14 quote di partecipazione in 9 società, per un valore nominale pari a complessivi 90.000 euro. soggetti contigui alla criminalità organizzata ad assumere il controllo dell’impresa. Si è potuto così ricostruire, mediante intercettazioni telefoniche, accertamenti patrimoniali e bancari, servizi di appostamento e pedinamento ed esame di copiosa documentazione amministrativo-contabile una vastissima e rilevante attività di acquisizioni societarie, in diverse città italiane, da parte di soggetti che, a vario titolo, rappresentavano una convergenza di interessi tra diverse consorterie criminali di stampo mafioso e di stampo camorristico. In particolare, è stato possibile individuare alcuni faccendieri scaltri e spregiudicati, che hanno fatto da raccordo con il crimine organizzato, consentendo una costante e progressiva infiltrazione anche in aree territoriali apparentemente non interessate dal fenomeno mafioso. Rilevante in questo segmento di indagine il ruolo di LA VENTURA Vincenzo, capace di interfacciarsi fra la camorra e gli imprenditori del settore ed assumere il controllo di alcune sale bingo pur senza disporre apparentemente dei necessari capitali di partenza e di PADOVANI Antonio, riferimento nel settore della criminalità organizzata siciliana. Questo filone delle indagini patrimoniali ha consentito di individuare e sottoporre a sequestro beni dislocati nelle province di Frosinone, Roma, Latina, Caserta, Napoli, Lucca, Grosseto, Sassari, Catania e Firenze, distinti in 18 complessi aziendali, 153 immobili tra terreni e fabbricati, 86 quote di partecipazione in 41 società, 59 veicoli, 230 rapporti bancari per un valore stimabile in circa 200 milioni di euro.
L’attività d’indagine dei finanzieri del Gruppo di Aversa, infine, ha tratto spunto dal monitoraggio degli imponenti lavori di allestimento di una importante sala giochi di Aversa, che conduceva gli investigatori a concentrare la loro attenzione su fratelli Mario e Luciano CANTONE, già emersi in precedenti indagini quali imprenditori che operavano nell’interesse dei fratelli Massimo e Giuseppe RUSSO, esponenti della fazione “SCHIAVONE” del “Clan dei Casalesi” . Le indagini tecniche, corroborate dagli accertamenti patrimoniali, consentivano di accertare che i fratelli CANTONE, avvalendosi di numerosi prestanome che venivano periodicamente avvicendati, erano gli effettivi proprietari di quote di partecipazione in diverse società – in alcune delle quali per l’intero capitale sociale – aventi sede nell’agro aversano e a Napoli, operanti nei settori del bingo e dell’intrattenimento. Nei confronti dei CANTONE e dei loro prestanome, sono stati sottoposti a sequestro 4 appartamenti del valore commerciale di circa 500.000,00 euro; 3 complessi aziendali (consistenti nella sala bingo e nella sala giochi più grandi dell’Agro aversano) del valore di circa 10 milioni di euro, 14 quote di partecipazione in 9 società, per un valore nominale pari a complessivi 90.000 euro. Nella loro totalità, i beni costituenti il patrimonio illecito sottratto a quella propaggine del “Clan dei Casalesi” riconducibile al “Gruppo SCHIAVONE” a seguito delle attività investigative condotte dal ROS dei Carabinieri di Napoli, dalla Guardia di Finanza del Gruppo di Aversa e dal Nucleo di Polizia Tributaria e Squadra Mobile di Frosinone in esecuzione al decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Napoli, ai sensi del combinato disposto degli artt. 12 sexies Legge 356/92 e 321 c.p.p., sono così riepilogabili – 347 immobili tra terreni e fabbricati; 148 aziende; – 280 autovetture (tra cui una Ferrari 550 Maranello ed una Ferrari F 355); – 247 rapporti bancari; – quote societarie per un valore nominale pari a complessivi euro 1.036.488;