Il corpo di Samanta murato in casa dell’amico. La polizia arresta il 42enne all’aeroporto di Fiumicino

20 Giugno 2013 0 Di redazione

Si é da poco conclusa a Frosinone la conferenza stampa sul ritrovamento ieri del corpo di Samanta Fava, la 35 enne di Sora scomparsa nel 2012. Il corpo di Samanta era conservato in una intercapedine ricavata nella cantina della casa di Fontechiari nelle disponibilità del 42 enne arrestato, Tonino Cianfarani. A condurre gli agenti della questura al ritrovamento della salma sono stati una serie di incongruenze nel racconto fatto dall’uomo, muratore 42enne di Fontechiari, su come avrebbe gettato il corpo della donna nel fiume Liri dove é stata cercata a lungo.

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Gli agenti della questura di Frosinone lo hanno aspettato in aeroporto a Fiumicino. L’uomo era di ritorno da un cantiere in Sardegna e alla vista degli agenti ha capito e ha offerto i polsi. Aveva una relazione con la donna divorziata e madre di un bambino di 11 anni. A maggio aveva confessato di essere stato con la donna e che in macchina, questa, aveva avuto un malore. Spaventato l’aveva gettata nel fiume Liri. Le ricerche all’epoca, non hanno dato esito positivo. 

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“L’autopsia dirà se la donna é stata murata ancora viva. Riteniamo che la donna sia stata sistemata nel sacco di plastica in quella intercapedine dal giorno stesso della sua scomparsa il 3 aprile dello scorso anno” ha detto il questore di Frosinone Giuseppe de Matteis. “Spetterà all’autopsia stabilire le cause del decesso e se era già morta quando il suo corpo é stato murato” rimarcando la difficoltà delle indagini amplificate dal ritardo, circa 20 giorni, con cui é stata presentata la denuncia non permettendo, cosí, una serie di accertamenti che avrebbero facilitato la soluzione del caso. Le indagini, peró si sono strette fin da subito intorno al 42 enne fino a portarlo a confessare l’occultamento di cadavere. 

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“Non ci sono dubbi sul fatto che il corpo ritrovato sia quello di Samanta Fava” ha poi aggiunto il questore. “La salma era mummificata ma l’ex marito ha riconosciuto un tatuaggio sul corpo della donna che unitamente ad altri elementi ritrovati nel sacco di plastica non ci lasciano dubbi”. 

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“Quando abbiamo capito che la confessione del 42enne era attendibile solo parzialmente – ha detto il questore De Matteis – abbiamo deciso di svolgere indagini anche diverse dal semplice scandagliamento del fiume Liri. Un testimone raccontava nella fase di ricerca della persona scomparsa, di aver visto la donna l’ultima volta, recarsi verso Fontechiari, lo stesso punto in cui le celle telefoniche avevano agganciato il cellulare dell’indagato.

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Per questo ci siamo concentrati sulla sua abitazione e grazie ad Orso, un cane pastore tedesco addestrato alle ricerche molecolari dell’unitá cinofila, e ad un georadar della polizia scientifica, abbiamo ritrovato l’intercapedine con dentro il terribile segreto”.

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“Chi ha figli sa che una madre non si allontanerebbe mai volutamente dal proprio figlio di undici anni senza tentare un contatto, questo ci ha spinto a credere fin dal primo momento che quello di Samanta non era un allontanamento normale”. Lo ha detto in conferenza stampa una ispettrice di polizia che ha coordinato le indagini, prima sulla persona scomparsa, e poi sul caso di omicidio e occultamento. “Avevamo promesso al bambino che se qualcuno avesse fatto del male alla sua mamma, lo avremmo trovato. Abbiamo mantenuto la promessa”.