Il giudice dice no a gratuito patrocinio. Spese legali con provento di delitti, l’avvocato: “Sono ricettatore?”

26 Settembre 2013 0 Di redazione

“Ma se accetto come pagamento per la difesa legale il provento di attività criminali non divento un ricettatore?” E’ la domanda che si pone l’avvocato Armando Caporicci del foro di Cassino interrogandosi sulla vicenda che oggi ha visto assolto il suo assistito dal reato di rapina per semi infermità mentale. “Avevo proposto, nell’interesse del Volpe, istanza di ammissione al gratuito patrocinio. D’altronde il Volpe
veramente privo di reddito a differenza di tanti casi della cronaca recente che lo sono solo formalmente, ma il Giudice non ha concesso il beneficio, considerato che il Volpe “commettendo reati” a suo giudizio aveva un
modo per pagarmi. A questo punto però mi chiedo, io dovrei essere pagato con il provento dei delitti di Volpe? E così non risponderei del reato di ricettazione per aver ricevuto il frutto di altro reato ben sapendolo tale?”. Ma il problema, in realtà, almeno in questo caso non esiste. Stefano Volpe, infatti, è noto per la commissione di reati necessari a sfamarsi. “Figuriamoci se possa avere della liquidità per farsi assistere in sede giudiziaria, e quindi conseguentemente mi ritrovo ad assisterlo da anni spesso gratuitamente. Ma mi chiedo: posto che condivido la decisione del Giudice di imporre la misura cautelare al Volpe che commette in assenza di capacità di intendere e volere fatti ingiusti, come posso qualificare come giuste le determinazioni che negano al Volpe il sacrosanto diritto a poter avere un difensore remunerato?”