Gioco d’azzardo, Maccaro (Exodus): “Videopoker peggiori della droga”

18 Ottobre 2013 0 Di redazione

Il gioco d’azzardo è un dipendenza peggiore della tossicodipendenza. Luigi Maccaro, 43 anni, responsabile della comunità Exodus di Cassino, presidente dell’agenzia Capitolina tossicodipendenze di Roma, ne è certo. Il dilagare delle slot machine o video poker, dei rivenditori di gratta e vinci, ma anche e soprattutto dei siti che permettono di fare scommesse on line, ha generato un vortice di dipendenza dal gioco d’azzardo che sta risucchiando le vite di coloro che ne vengono attratti. Nella comunità cassinate, il problema è affrontato già da diversi anni, da quando, cioè, i parenti delle vittime della dipendenza da gioco, non sapendo dove altro rivolgersi, hanno bussato alla porta di Exodus.

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E’ nato così un centro di ascolto che tenta di arginare gli effetti devastanti della nuova dipendenza. “E’ un fenomeno dalle dimensioni molto rilevanti e per fortuna anche i Sert hanno ampliato le loro competenze alle dipendenze comportamentali quali il gioco, appunto, ma anche internet e il sesso. Sicuramente l’impennata della problematica è iniziata negli anni ’90 quando sono state legalizzate le macchinette ‘mangiasoldi’ e tutti gli altri giochi. Da allora è stato un crescendo continuo. Un osservatorio sui rischi del gioco d’azzardo, ha rilevato che solamente nel 2011 sono stati giocati 79 miliardi di euro, in larga parte in slot machine, gratta e vinci, o sui siti di scommesse”. Una cifra enorme accumulata per lo più da disperati. Infatti l’identikit del giocatore incallito disegnato dallo stesso Maccaro ha la fisionomia sociale di un maschio, dalla scolarizzazione medio bassa, con problemi economici, che si avvicina al gioco con la speranza di una vincita e, quindi, di una facile soluzione dei suoi problemi. “Poi, però, il vortice lo risucchia e la conquista dei soldi con una vincita passa in secondo piano, dietro all’eccitazione della giocata stessa”. Inizialmente erano per lo più uomini ma negli ultimi anni qualcosa sta cambiando. “E’ aumentata in maniera esponenziale la presenza delle donne nella lista delle persone con dipendenza, non solo dal gioco, ma anche dalla droga e dall’alcool”. Il campanello d’allarme è il comportamento patologico del giocatore quando questi inizia ad anteporre la necessità di giocare, a tutto il resto.

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“La vita cambia completamente – spiega Maccaro (nella foto) –  si interrompono i rapporti sociali per quell’appuntamento quotidiano in mancanza del quale si sta male esattamente come i tossicodipendenti in mancanza della dose. Si spende tutto ciò che si guadagna e spesso neanche basta. Alcuni ricorrono ai prestiti finendo nelle mani degli strozzini. Altri si danno ai furti o ad altri reati pur di racimolare la somma per ‘farsi di gioco’. Quando capiscono di esserne troppo coinvolti, così come i tossicodipendenti, i giocatori si ripromettono di non farlo più, salvo poi cedere alla prima occasione e non smetterebbero neanche se facessero una grossa vincita; a quel punto, infatti, il problema non sono i soldi, ma il giocare”. Difficile curare una dipendenza di questo tipo, ancor più del tossicodipendente o dell’alcolista. “Queste due categorie, si convincono prima della loro condizione di sudditanza verso le sostanze che assumono. Il giocatore, invece, pensa che con la sola forza di volontà può riuscire a smettere ma questo non accade mai. Ci sono anche trattamenti farmacologici ma sono sperimentali. Noi preferiamo un approccio morbido con il dipendente da gioco, cercando di tessere una rete di protezione e correzione fatta di parenti amici e colleghi, poi, quando è pronto, serve una terapia psicologica alla quale associamo anche la creazione di nuove passioni che possano distoglierlo dal richiamo del gioco”.

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Di casi ad Exodus di Cassino ne sono capitati tanti. “Ricordo quello di un 30enne che ha venduto l’appartamento ereditato dai genitori ed ha accumulato altri debiti oltre, come spesso accade, a diventare anche alcolista. In un anno di programma di recupero ne è venuto fuori e adesso sta facendo il reinserimento in società. In un’altra circostanza è capitato di doverci occupare di una insegnante che, madre di figli disoccupati, sperava di risolvere i problemi dei suoi ragazzi con una vincita. Il risultato è stato devastante. Arrivava ad interrompere le lezioni per andare a giocare alle slot machine. Quando sosteniamo che aumenta il numero di donne dipendenti, ci riferiamo spesso alle mamme che tentano la fortuna per risolvere i problemi economici dei figli disoccupati e rimangono imprigionate dalla dipendenza”. Com’è possibile tutto questo? Da dove incominciare per trovare rimedi? “Lo Stato – continua Maccaro – fino ad ora ha dimostrato di voler guadagnare sulle disgrazie dei cittadini. Deve smettere di farlo e tornare ad una legislazione di proibizionismo. Questi problemi non c’erano quando il gioco d’azzardo era possibile solo nei pochi Casinò. Oggi, ogni bar o ricevitoria ha il suo angolo dedicato ai poveracci che si dissanguano alle slot, mentre internet è piena di siti di scommesse on line grazie ai quali è possibile rovinarsi senza uscire di casa. Il problema è sotto gli occhi di tutti, così come le soluzioni. Basta solo volerle adottare”.

Ermanno Amedei