Operazione “Ellenika” a L’Aquila, maxi blitz antidroga 71 arresti

21 Ottobre 2013 0 Di redazione

Il Procuratore Distrettuale Antimafia di L’Aquila, Fausto Cardella, ed il sostituto Procuratore Antonietta Picardi, a conclusione di una articolata e complessa attività di indagine delegata al Raggruppamento Operativo Speciale dell’Arma dei Carabinieri, hanno ottenuto dal Giudice per le indagini preliminari, dott. Giuseppe Romano Gargarella 71 ordinanze di custodia cautelare1.
I reati contestati sono “associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e trasferimento fraudolento di beni”. Nelle prime ore della mattinata odierna, è stata data esecuzione dai Carabinieri del ROS e dei Comandi Provinciali territorialmente competenti.
La Direzione Nazionale Antimafia ha seguito costantemente le complesse attività investigative per la rilevanza delle stesse ed i profili spiccatamente transnazionali delle organizzazioni criminali indagate, accertati nell’ambito della fitta attività rogatoriale sulla cui base è stata instaurata una proficua cooperazione giudiziaria con numerosi Paesi di area balcanica interessati dalla filiera del narcotraffico.
Gli arresti sono stati eseguiti in Abruzzo, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Puglia e Sicilia nonché in Albania e Kosovo grazie al supporto assicurato dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, ove 7 indagati sono stati raggiunti da provvedimenti di arresto a fini estradizionali.
Altri 7 indagati sono stati localizzati in Bosnia dove la normativa vigente non consente di procedere all’estradizione; garzie al coordinamento investigativo garantito da quella Autorità saranno raggiunti da una richiesta di perseguimento penale e sottoposti a fermo e perquisizione da parte della Polizia locale.
Le indagini, avviate nel marzo 2009 a seguito dell’arresto di un corriere italiano intercettato dall’Arma di Udine con mezzo chilogrammo di eroina, sono state condotte dal ROS sotto la prima direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Trieste che individuava una ramificata struttura di matrice bosniaca- kosovara, dedita al traffico di ingenti quantitativi di eroina dall’Albania in Italia, tramite il Kosovo e la Bosnia.
In tale fase di indagine si accertava la responsabilità di questo primo gruppo criminale nell’importazione, attraverso la Bosnia, la Croazia e la Slovenia di circa 240 kg. di eroina, destinata a diversi gruppi acquirenti, italiani e albanesi, radicati in Abruzzo, Lombardia, Emilia – Romagna, Puglia, Friuli Venezia Giulia e Liguria.
La prosecuzione delle attività sul fronte sia interno che internazionale consentiva, inoltre, di accertare l’operatività di tre distinte associazioni criminali:
un gruppo fornitore facente capo ai narcotrafficanti DOKLE Indrit e KRASNIQI Izet, costituito principalmente da soggetti di nazionalità albanese, articolato su due cellule, rispettivamente radicate in Albania, tra Durazzo e Tirana, ed in Kosovo, a Prizren, con proiezioni in diverse città italiane, tra le quali Pescara, La Spezia, Milano, Bergamo, Padova, Udine, Asti, Mantova, Firenze, Roma, Ravenna, Imola, Bologna, Taranto, Bari e Lecce;
un gruppo capeggiato da ILIJAZAGIC Adnan dedito al trasferimento dei carichi di eroina ed al reclutamento dei relativi corrieri, con basi in Bosnia, a Velika Kladusa, e con proiezioni in tutta Europa;
un gruppo orbitante intorno alla famiglia di GARGIVOLO Enzo che aveva ed ha la capacità di gestire ingenti flussi di eroina, attivo in Pescara e nelle province limitrofe.
Il sodalizio albanese era in grado di approvvigionarsi di eroina afghana direttamente dai fornitori turchi, introducendo poi il narcotico in diversi Paesi europei, oltre che in Italia, ove alcuni connazionali erano incaricati di supervisionare alle periodiche spedizioni, assicurando il collegamento con esponenti di spicco di gruppi criminali locali, per la successiva commercializzazione sui ricchi mercati italiani; in particolare nell’area pescarese è stato individuato il principale snodo per lo smercio dell’eroina introdotta sul territorio nazionale.
Le indagini accertavano, inoltre, come da Prizren (Kosovo), luogo privilegiato di stoccaggio dell’eroina proveniente dalla Turchia, il narcotrafficante KRASNIQI Izet costituisse un importante elemento di raccordo tra le componenti albanesi e quelle bosniache.
Grazie all’esame incrociato degli elementi complessivamente raccolti sul campo e degli approfondimenti investigativi sviluppati tramite una serrata attività tecnica e di sorveglianza transfrontaliera si delineavano le responsabilità delle singole organizzazioni con riferimento a numerose importazioni di droga, di cui 200 chilogrammi circa di eroina venivano sequestrata in Italia ed all’estero da varie Forze di Polizia nell’ambito di autonomi procedimenti.
Grazie al costante supporto della DCSA, le indagini sviluppate dal ROS sul fronte internazionale, in cooperazione con le Polizie di Albania, Bosnia, Croazia e Slovenia, permettevano anche di individuare a Kamnik (SLO) una componente bosniaca responsabile, oltre che del reclutamento dei corrieri, della fornitura di alcune pistole semiautomatiche e kalashnikov in favore di un gruppo acquirente in Italia.
In particolare, la proficua collaborazione offerta dalle Autorità bosniache e croate consentiva, nel mese di agosto 2009, di pianificare un’operazione di consegna controllata internazionale con l’impiego di personale sottocopertura del R.O.S. e di una interposta persona inserita nell’organizzazione criminale, sequestrando, in San Benedetto del Tronto (AP), 13 kg di eroina e la somma di 20.000 euro in contanti, con l’arresto dei destinatari del narcotico.
Analogamente, l’efficace collaborazione instaurata con la Polizia albanese, nell’ambito di un’indagine collegata (operazione GJURA), consentiva, il 5 ottobre 2009, a Elbasan (Albania) l’arresto di 3 trafficanti locali ed il sequestro di 7 chilogrammi di eroina importati dalla Macedonia.
Il 14 e 15 magio 2010, in Tirana e Durazzo, nell’ambito di un altro procedimento albanese collegato (indagine ELLENIKA ALB), la polizia locale dava esecuzione ad un provvedimento restrittivo richiesto dalla Procura dei Reati Gravi di Tirana, nei confronti di 8 indagati. L’intervento repressivo consentiva di decapitare una tra le componenti più attive del c.d. gruppo DOKLE di Durazzo che, tra il 2008 ed il 2009, si era reso responsabile del traffico di oltre 170 kg di eroina verso il mercato italiano, e principalmente nelle province di Pescara, Udine, Padova, Milano, La Spezia, Bologna e Taranto.
Sul versante sloveno, il 2 ottobre 2010 a Celje (Slovenia), la Polizia Criminale di Postumia, in collaborazione con la Polizia di Frontiera di Celje, dava esecuzione alla richiesta di arresto a fini estradizionali inoltrata dall’A.G. di Trieste nei confronti del cittadino bosniaco KAPIC Nenad, responsabile del reclutamento e del controllo dei corrieri dell’eroina verso l’Italia. Contestualmente, la Polizia slovena concludeva un’operazione collegata (indagine DAKAPO), deferendo alla locale Autorità giudiziaria 3 connazionali ritenuti tra gli esponenti di maggior spicco del sodalizio locale responsabile del traffico di eroina indagato.
L’interesse e l’operatività dell’organizzazione nel settore del politraffico trovava, infine, riscontro nel sequestro di 500 kg di marijuana eseguito, il 22 aprile 2012 a Tricase (LE) dall’Arma locale, con l’arresto in flagranza di 2 trafficanti albanesi. Anche in questo caso, l’intervento poteva essere inquadrato nel più ampio contesto criminale sviscerato dalle indagini sviluppate in collaborazione con la Polizia albanese che, nell’ambito di uno dei procedimenti collegati, aveva intercettato l’intera fase di pianificazione della spedizione del narcotico.
La complessa ed articolata manovra investigativa è stata peraltro possibile grazie al prezioso supporto di analisi offerto da Europol che, attraverso il Progetto EMPACT Western Balkan Organised Crime, costantemente alimentato dal ROS, tramite la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, durante l’intera fase investigativa, ha individuato i punti di tangenza con le autonome indagini condotte in alcuni dei Paesi interessati dalla filiera.
Nell’agosto 2012 il procedimento penale veniva trasmesso per competenza territoriale alla Procura Distrettuale Antimafia di L’Aquila in quanto l’Abruzzo ripresentava e rappresenta il nodo nazionale di smercio dei vari flussi di eroina importati dai Balcani. Qui è stato accertato lo spessore criminale del Gruppo facente capo alla famiglia “Gargivolo” di Pescara che è stato capace, nel corso di otto anni, di importare e smerciare diverse centinaia di chilogrammi di eroina. Gli attuali arresti disarticolano le tre organizzazioni i cui componenti dovranno rispondere oltre che di traffico internazionale di ingente quantitativo di stupefacente anche della detenzione di armi da fuoco utilizzate per imporre la supremazia nei confronti dei concorrenti nell’illecito mercato.
Il supporto tecnico ed il collegamento con gli organismi investigativi esteri interessati è stato peraltro assicurato da Europol e dalla DCSA anche nella fase esecutiva dell’operazione. In tale ambito, è stato infatti possibile:
organizzare due meeting operativi, supportati dal predetto Ufficio europeo di polizia:
• il primo, svoltosi a Roma, presso la sede del Raggruppamento, in preparazione dell’esecuzione dei provvedimenti restrittivi da eseguire nei Paesi interessati2;
• il secondo, presso la Procura Distrettuale di L’Aquila, che ha coordinato l’attività investigativa, in prossimità dell’operazione;
predisporre una sala operativa presso Europol, che ha assicurato, nella fase esecutiva, il coordinamento delle attività nei diversi Paesi interessati, anche con l’impiego di un Ufficio Mobile nei luoghi d’interesse dell’operazione, per assicurare l’immediato collegamento e l’analisi dei dati raccolti.
In tale quadro, trova ancora una volta piena conferma l’importanza di una efficace cooperazione internazionale, sul piano sia giudiziario che di polizia, alla base non soltanto di un proficuo ed aderente scambio di informazioni nella fase investigativa, ma anche della possibilità di condividere gli elementi di prova raccolti nei diversi procedimenti instaurati nei Paesi interessati, integrando i rispettivi quadri probatori di riferimento e perseguendo anche gli indagati localizzati all’estero.
Gli investigatori si sono avvalsi delle più moderne tecnologie, oltre ad un dispendioso ma proficuo lavoro di osservazione e pedinamento. L’indagine, inoltre, ha visto il contributo di ben quattro collaboratori di giustizia, nonché dell’infiltrazione di un appartenente del ROS all’interno di una delle tre organizzazioni criminali.