Secondo T. Jefferson i Governi dovrebbero aver paura dei popoli. Ma Letta, Napolitano, Kyenge e Grillo non lo sanno

12 Ottobre 2013 0 Di redazione

di Max Latempa

“I popoli non dovrebbero aver paura dei propri governi: sono i governi che dovrebbero aver paura dei popoli”. Se gli italiani applicassero alla lettera questa famosa frase di Thomas Jefferson non avremmo certo più problemi.

Invece, oggi più che mai, ci troviamo a dover subire le malefatte dei nostri politici già sapendo che ben presto altre ne arriveranno sul nostro capo.

La situazione in cui è precipitata l’Italia negli ultimi anni è certamente da imputare a chi ha governato il paese sbagliando tutto e di più, azzerando la ricchezza ed il benessere delle famiglie e delle imprese e facendoci diventare il parente povero dell’ Unione Europea.

Gli stessi partiti sono ancora in sella, gli stessi personaggi verranno di nuovo a chiederci il voto.

Nel frattempo continuano a far danni, incuranti del fatto che, quando la catastrofe sarà completata, qualcuno prima o poi dovrà pur venire a renderne conto con le buone o con le cattive.

Ill dramma è che questa sequela di errori politici non si ferma neanche di fronte ai disastri ed alle sciagure.

Prendiamo il Ministro Kyenge.

Alla gente è stato insegnato che le leggi, seppur ritenute ingiuste, vanno rispettate. A maggior ragione un Ministro della Repubblica dovrebbe promuovere il rispetto delle stesse.

Di fronte alla tragedia dei migranti di Lampedusa,invece, la Kyenge non ha perso occasione per ribadire che la Bossi-Fini è una legge ingiusta e che si farà di tutto per cambiarla, che bisogna depenalizzare il reato di clandestinità.

Ora, partendo dal fatto che, nonostante questa legge, la Kyenge è partita dal Congo come clandestina ed è diventata Ministro della Repubblica Italiana, ci si aspetta che un Ministro difenda la legge, non che la boicotti. Ci si aspetta che, essendo lei africana e ministro, costituisca un buon metodo di dialogo con i popoli dell’ Africa e che, a seguito di questa immane sciagura, potesse fare degli appelli sugli organi di stampa africani affinché chi si stesse apprestando a partire ci ripensasse, visto che rischia la vita e commette un reato, oltre poi alla penosa e costosa trafila del rimpatrio.

La Kyenge si è invece presentata in lacrime dicendo che si deve fare di più per i migranti, lasciando intendere che la porta deve essere lasciata aperta. Come se non sapesse che vi sono già 33 milioni di immigrati in Europa e che altre decine di milioni sarebbero pronti a venire immediatamente. Vogliamo travasare tutta l’Africa da noi?

Ecco infatti che subito dopo altre centinaia di disperati si mettono in viaggio sulle carrette del mare. Ecco che appena una settimana dopo la tragedia di Lampedusa altre vittime del mare vengono piante.

Caro Ministro se Lei non sa da che parte stare e non sa tenere un ruolo istituzionale, torni a fare quello che faceva prima. Nessuno sentirà la Sua mancanza.

Prendiamo poi Napolitano.

Aldilà del fatto che alla sua età bisognerebbe stare in pensione già da 20 anni, adesso si è messo a caldeggiare fortemente l’applicazione dell’ indulto e dell’amnistia.

Il messaggio del Capo dello Stato alla gente onesta è il seguente: le leggi ci sono ma dato che le carceri sono piene ed i delinquenti soffrono, la pena può anche non essere scontata. E tanti saluti alla legalità. Dato che il parlamento ha il suo buon numero di inquisiti, scommettiamo che il provvedimento si farà?

E tutti quegli italiani che subiranno reati da parte dei delinquenti usciti da galera da chi dovrebbero essere difesi? Infatti dopo l’ultimo indulto già dopo pochi mesi oltre la metà dei premiati era ritornato dietro alle sbarre per aver commesso nuovi reati.

Prendiamo poi Letta.

Mister Gaffe (leggere i precedenti articoli di questa rubrica sulle gaffes del premier), si è presentato a Longarone per commemorare i morti della tragedia del Vajont. Per il premier lo Stato “deve farsi carico delle tante contraddizioni che pesarono sulla tragedia del Vajont”, citando a sua volta il Presidente Napolitano, che aveva ricordato come il Vajont non fu una classica fatalità, ma la conseguenza di drammatiche colpe umane di cui non vanno taciute le responsabilità.

Cioè coloro che hanno in mano il bastone del potere e che possono usarlo come vogliono, vanno a dire a quella gente, che da 50 anni chiede giustizia e che ancora piange i propri duemila morti, che si deve fare di più. Chiamarla prese in giro è già elegante.

Prendiamo infine Grillo.

Il suo movimento ormai risponde a logiche indefinibili e rappresenta una mina vagante, soprattutto per chi lo ha votato. Partiti come paladini della gente e fedeli al mandato scaturito dai punti votati dai sostenitori su internet, i 5 stelle, oramai imborghesiti nel palazzo dorato, non perdono occasione per sconfessare i dettami dei sostenitori internauti.

E’ successo con la nomina del Presidente della Repubblica. Poi vi sono stati vari parlamentari che se ne sono andati per conto loro, rinnegando il concetto della restituzione della diaria. Adesso si sono affrettati in Senato ad accodarsi al Pd votando per l’eliminazione del reato di immigrazione clandestina, provvedimento che non è previsto nel programma stabilito on line dai grillini prima delle elezioni. Grillo ha aggiunto solo più casino a quel teatrino che già era la politica italiana.

Eppure, secondo Thomas Jefferson, non bisognerebbe avere paura di tutti questi personaggi.