Turismo accessibile a Cassino? Non servono progetti speciali, ma rispetto delle leggi

1 Aprile 2014 0 Di Felice Pensabene

Parlare di “Turismo accessibile” a Cassino enfatizzando un progetto premiato con ventimila euro dalla Regione Lazio è davvero fuori da ogni logica. Forse si dimentica che in tema di lotta per l’abbattimento delle barriere architettoniche nella nostra città esistono realtà che da anni si occupano del problema e si impegnano tutti i giorni per rendere la vita veramente accessibile alle persone con difficoltà motoria. L’associazione “Nei giardini che nessuno sa” nel gennaio del 2013 ha proposto al comune di Cassino una ‘Consulta per l’abbattimento delle barriere architettoniche’ e che, nonostante la sua approvazione da parte del Consiglio comunale il 23 gennaio dello scorso anno, non si sa per quali oscuri motivi, non sia stata ancora insediata. Oggi si torna a parlare di ‘turismo accessibile’ per il primo posto assegnato dalla Regione Lazio al progetto ‘Vivi Cassino’. A questo punto bisognerà fare un po’ di chiarezza sull’argomento. In tema di turismo accessibile, di cui troppo spesso si parla a sproposito, la nostra città è forse una delle peggiori non solo nel Lazio, ma probabilmente in Italia. Tanto per fare qualche esempio concreto vorrei ricordare che l’abbazia di Montecassino è inaccessibile alle persone con disabilità motoria, come denunciato dal sottoscritto già nel gennaio 2012 senza che fino ad oggi nulla sia cambiato. Ma l’elenco è molto lungo. Le rampe di accesso ai marciapiedi hanno la pendenza in totale violazione delle disposizioni legislative in vigore e sono realizzate in materiale pericoloso anche per i cittadini ‘normali’ soprattutto quando piove. I marciapiedi sono invasi da sedie, tavoli, poltrone e persino divani degli esercizi commerciali che ne impediscono la fruibilità non solo ai disabili con difficoltà motoria, ma a tutti i cittadini, senza contare il pessimo stato di manutenzione in cui versano. Occorre, inoltre, ricordare a chi si vanta con eccessiva enfasi, a mio avviso solo di facciata o semplicemente per lavarsi la coscienza, che l’intera area archeologica ed il museo archeologico nazionale “G. Carettoni”, nonostante la ristrutturazione del 2001, è inaccessibile ai disabili per le scale che impediscono l’accesso alle sale espositive. Se non dovesse bastare, a tutti coloro che si ergono a paladini del ‘turismo accessibile’, si può ricordare che la totalità dei negozi, vecchi, nuovi e ristrutturati dopo il 1989, presentano scalini che impediscono ai disabili di accedervi, che la stazione ferroviaria è priva degli ausili necessari per l’utilizzo dei treni da parte dei disabili, sia in partenza che in arrivo, che l’intera città è priva di percorsi attrezzati per non vedenti. Solo di recente, grazie all’insistenza dell’associazione “Nei giardini che nessuno sa” e alla sensibilità del consigliere Igor Fonte, l’accesso alla biblioteca comunale è stato dotato, dopo anni, di una rampa di accesso al marciapiedi. E della la totale inaccessibilità e fruibilità delle strutture sportive, prime fra tutte le piscine gestite negli alberghi cittadini, ne vogliamo parlare? Lo stadio “G. Salveti” solo per la costante e tenace attività dell’associazione “Nei giardini che nessuno sa” ha una postazione sicura per i disabili che intendano assistere agli incontri di calcio. Questi solo alcuni dei problemi, ma l’elenco potrebbe continuare. In conclusione bisognerebbe ricordare a questa amministrazione comunale, ma anche a quelle che l’hanno preceduta, che per un vero turismo accessibile sarebbe stato sufficiente applicare le disposizione di legge in vigore, sicuramente si sarebbero evitati disagi non solo ai disabili, ma avrebbero reso la città più vivibile a tutti. Del resto, è risaputo, chi non vive direttamente il problema (per sua fortuna!) non può comprenderlo.
F. Pensabene
Presidente dell’associazione “Nei giardini che nessuno sa”