A settanta anni dalla distruzione, nei resti abbandonati della Cassino prebellica abitano stranieri – LE FOTO

17 Maggio 2014 0 Di redazione

Il vero centro storico di Cassino, quello dimenticato da tutti dopo la ricostruzione della Città e della celebre Abbazia di Montecassino torna a vivere grazie agli stranieri. Si tratta delle macerie della città, resti di quello che prima delle bombe alleate, era l’abitato che circondava la chiesa di San Pietro in Castro sulle pendici di Colle Janulo. Ruderi come in ruderi era ridotta l’intera città e l’abbazia di Montecassino.

lLa chiesa di San Pietro in Castro e l'abitato sotto la rocca Janula prima della distruzione

Tutto il resto, però, venne abbattuto e ricostruito tranne quelli che, con il tempo poi, vennero fagocitati dalla vegetazione finendo avvolti da un fitto bosco. Oggi, quei ruderi sono abitati da stranieri che ne hanno fatto, chi dei covi per nascondersi e per sfuggire alle forze dell’ordine, chi, invece, una casa . Nei pressi dei resti della chiesa di San Pietro e delle sue pertinenze, infatti, quella che poi è stata ricostruita a circa un chilometro nel quartiere Colosseo, sono evidenti le tracce lasciate da chi ha trasformato quei luoghi in ricoveri di fortuna. Il piano calpestabile è salito di oltre un metro e lo si evince dalle porte rimaste sommerse fino agli archi. Stracci e scarpe appesi alle piante usate come attaccapanni e nei luoghi più riparati, anche letti improvvisati e resti di fili elettrici privati del rame.

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Per arrivarci bisogna lasciare via Pinchera e inerpicarsi per sentieri in una folta vegetazione, tutto a pochi passi dal centro urbano. E’ lì che trova rifugio chi evidentemente deve nascondersi. Più avanti, però, l’uso dei resti della vecchia Cassino è diversa.

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Un ungherese di 58 anni che si fa chiamare Peppe, ne ha ricavato una casa con tanto di scalinata che porta direttamente davanti a quella che sembra una veranda che sta davanti alla porta di ingresso della casa chiusa a chiave. Probabilmente è ciò che resta di una cisterna per la raccolta delle acque piovane, una stanza di circa tre metri per cinque. Arriviamo davanti a quella abitazione percorrendo un sentiero volutamente lasciato chiuso dalla vegetazione per proteggere la privacy, poi, il sentiero diventa facilmente percorribile grazie ai gradini scavati nel terreno, fino ad arrivare a questa struttura in muratura completamente avvolta dalla vegetazione.

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Peppe ci sorprende a curiosare davanti alla porta. Sta tornando dalla Caritas dove pranza e ha in mano una tanica d’acqua. Ci sentiamo in dovere chiediamo scusa per essere entrati nel suo “giardino” e lui ci risponde: “Nessun problema purché non sei venuto a rubarmi la casa”. Ci racconta dei problemi che ha avuto con altri stranieri che, dopo averla aggiustata e resa abitabile nonostante non vi è energia elettrica ne acqua, hanno tentato di occupargliela. “ Vivo qui da alcuni anni senza dare problemi. Meglio questo che vivere in una stazione”. Apre la porta con la chiave e ci invita ad entrare. “Quando piove dal comignolo entra acqua e ho dovuto mettere un telo di plastica”. A dire il vero il comignolo è la bocca della cisterna ma lui continua a pensare che l’intera struttura siano i resti di una casa.

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Dentro è pulito e ai muri ci sono attaccate le immagini sacre: la Madonna dell’Assunta e un crocifisso. Sul comodino al fianco al letto un cero e ancora più di lato un filo che attaccato in un angolo fa da armadio per gli abiti. Anche un orologio a muro.

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Fuori, sotto la veranda, il bagno, un sedia sfondata che, con un po’ di immaginazione se ne intuisce l’utilizzo. “E’ quello che mi serve per vivere. Non chiedo nulla a nessuno, e non do fastidio”. Ecco come si vive nell’unico ed originale centro storico di Cassino. Il vero museo naturale della citta rasa al suolo dalla guerra. Chi se ne volesse rendere conto di come era cassino 70 anni fa, si attrezzi con scarpe pesanti, un bastone per vincere la vegetazione e tanta prudenza. Ovviamente, lasciamo in tranquillo Peppe.

Ermanno Amedei