Montecassino 1944 – Nel libro di Tasciotti, i tasselli di un puzzle mai ultimato

25 Maggio 2014 0 Di redazione

Le celebrazioni per il 70esimo anniversario dello sfondamento della linea Gustav sul fronte di Cassino, quello che più di altri vide la concentrazione della follia della guerra, si sono da qualche giorno esaurite. Ogni popolo che raccolse i propri morti sulle pendici del sacro Monte, sacrificati chi su un campo e chi sull’altro, ha scelto un giorno, diverso dalle date scelte dagli altri, per ricordare. Prima i polacchi, poi i Neo Zelandesi, quindi gli inglesi e infine i tedeschi. Presidenti, principi, ambasciatori hanno reso omaggio ai cimiteri militari ricordando, ognuno dal proprio “fronte”, l’evoluzione della guerra in quei mesi tragici, non solo per i soldati di mezzo mondo, ma soprattutto per la gente di Cassino. A 70 anni, però, c’è chi ha voluto mettere qualche tassello in più in quel puzzle lasciato in sospeso sul perché dell’immane distruzione scaturita dalla follia, dal tecnicismo e tatticismo della guerra. Un puzzle che, secondo molti, non ha senso comporre, secondo altri, invece, il senso ce l’ha. Eccome se ce l’ha. Nando Tasciotti, inviato speciale de Il Messaggero per quasi 25 anni, ha impiegato quasi 5 anni di lavoro per realizzare un libro, che in realtà è una ricerca capillare, precisa, di tutto quanto accadde nell’inverno del 1943/44, quando il 15 febbraio (1944), venne distrutta l’abbazia di Montecassino ad opera delle bombe alleate. I responsabili di quell’operazione, tatticamente già condannata dalla storia e dai suoi protagonisti (dato che servì solamente ad uccidere un numero ancora oggi imprecisato di sfollati civili e a permettere alle truppe tedesche di occupare le rovine del monastero che fino ad allora era rimasto inviolato) sono passati al setaccio in “Montecassino 1944 – Errori, menzogne e provocazioni”. Un volume scritto da un cronista alla vecchia maniera, che non ipotizza ma che si basa su carte e documenti.

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Ed è proprio la ricerca di carte e documenti che impressiona nel lavoro svolto da Tasciotti. Messaggi, dispacci, comunicazioni, una mole di informazioni raccolte negli archivi di stato dei Paesi coinvolti, danno l’idea delle scollature nella linea di comando alleata, non tutta propensa al bombardamento e dai motivi, anche politici, che spingevano alcuni a perseguirlo. Altri documenti esclusivi trovati da Tasciotti, invece, smentiscono le prese di posizione ufficiali di alcuni personaggi come Churchill e Roosevelt che si chiamarono fuori dalla responsabilità di quella decisione addossandola ai generali. I tedeschi non avevano trasformato l’abbazia in una roccaforte e questo era chiaro, ma neanche avevano rispettato la distanza dalla stessa previsto dagli accordi. Un potenziale di fuoco minimo, quello posto entro i 300 metri dall’Abbazia, che certamente non influiva con decisione nell’esito degli scontri. Dal canto loro, è facile ipotizzare, pagina dopo pagina, che il disegno di portare gli alleati a quell’attacco, arrivato più per frustrazione che per interesse tattico, sarebbe loro servito ai fini propagandistici nella speranza che il Vaticano condannasse apertamente l’operazione. Il Vaticano, quindi, e Papa Pio XII, tanto criticati nel loro immobilismo, sia contro i tedeschi per la deportazione degli ebrei, che contro gli Alleati per la distruzione del Monastero Benedettino, si trovarono a gestire una situazione che definire delicata è decisamente poco. Da salvare c’era l’intero Vaticano dato che, dopo lo sfondamento della Gustav, il fronte si sarebbe spostato proprio alle porte di Roma. Ecco l’altro pensiero che viene leggendo pagina dopo pagina: un sacrificio, quello di Montecassino, servito per salvare la città eterna. Un monito, quello della distruzione dell’abbazia, per mettere spalle al muro le due fazioni e ricordare loro che, quella barbarie non pesava solamente sulla coscienza di una delle due, ma su entrambe; su chi lanciava le bombe, ma anche su chi, con la propria linea difensiva, aveva accorpato il Sacro Monte di Cassino e che sembrava doversi ripetere anche per la città di Roma. Tatticismi militari e politici che fanno da contraltare, nel libro, alla disperazione e al dramma dei racconti dei sopravvissuti. Racconti sentiti mille volte dai nonni dei cassinati davanti ai focolari, ma che ancora oggi danno il senso della tragedia e della disperazione più viva. Di chi sono state le colpe della distruzione di Cassino e Montecassino? Sul libro di Tasciotti ci sono tutti gli elementi per farvi una vostra idea, ma anche per capire che di per se la colpa sta nella follia che scatena le guerre.
Ermanno Amedei