Sulle tracce di Caligola. Storie di grandi recuperi della Guardia di Finanza al lago di Nemi

22 Maggio 2014 0 Di redazione

Roma – Complesso del Vittoriano
Sala del Giubileo
Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali)
23 maggio – 22 giugno 2014

La mostra “Sulle tracce di Caligola. Storie di grandi recuperi della Guardia di Finanza al lago di Nemi”, ospitata al Complesso del Vittoriano dal 23 maggio al 22 giugno 2014, nasce dall’esigenza di conferire visibilità all’operato che la Guardia di Finanza pone in essere a salvaguardia dei beni dell’antichità a rischio di aggressione. L’evento, che nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è promosso dalla Guardia di Finanza (Nucleo Polizia Tributaria Roma – Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico) in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, e segue la fortunata mostra “Dal sepolcro al Museo. Storie di saccheggi e di recuperi. La Guardia di Finanza a tutela dell’arte”, tenutasi presso il Complesso del Vittoriano nell’estate del 2010, che ha fatto registrare oltre 50.000 visitatori. L’esposizione è a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, e si avvale dei contributi di Louis Godart, Consigliere per la Conservazione del Patrimonio Artistico del Presidente della Repubblica Italiana, Luigi Malnati, Direttore Generale per le Antichità – Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo, Elena Calandra, Soprintendente per i Beni Archeologici del Lazio, Giuseppina Ghini, Direttore Archeologo-Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio e Massimo Rossi, Comandante del Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico – Nucleo Polizia Tributaria Roma della Guardia di Finanza. L’organizzazione generale è di Comunicare Organizzando. L’esposizione al grande pubblico della colossale statua identificabile come Caligola in trono come Zeus, degli inizi del I secolo d.C., rocambolescamente recuperata a Fiumicino nel gennaio del 2011, mentre era in procinto di essere trafugata in territorio estero ed ora finalmente restituita alla fruizione museale al termine del laborioso e complesso restauro, vuole attirare l’attenzione sul fenomeno, in costante ascesa, del traffico di opere di interesse archeologico. Il patrimonio artistico italiano, incalcolabile fonte di ricchezza per il Paese, è esposto alla costante emorragia del mercato clandestino, perché i predatori dell’arte non si fermano di fronte a nessun ostacolo: scavano interi sepolcreti, saccheggiano contesti arcaici mai censiti, trafugano corredi funerari per far fronte alla domanda di chiunque voglia possedere in fruizione esclusiva un’opera che invece – per la specifica funzione etico-sociale che essa esprime – deve appartenere alla collettività, quale bene universale che rappresenta il cammino e la civiltà dell’Uomo, dell’Umanità. La statua La statua, in due frammenti, in marmo greco di Thasos, rappresenta una figura maschile giovanile, ammantata, seduta su un trono, di grandezza maggiore del vero, che analisi stilistiche e considerazioni sull’area di provenienza (il versante orientale del lago di Nemi) permettono di identificare con buona probabilità con l’imperatore Caligola. L’altezza del frammento inferiore è di m. 1,13, l’altezza della parte superiore di m. 1,00. Sovrapponendo i due pezzi si raggiunge un’altezza di m. 2,13 che, aggiungendo la testa mancante, raggiunge m. 2,50. La figura indossa calzari aperti e un mantello che ricopre le gambe per lasciare nudo il busto e ricadere sulla spalla sinistra. I calzari possono solo genericamente inserirsi nel tipo delle caligae speculatoriae o leggere, calzate dagli esploratori, che, secondo Svetonio Caligola amava indossare. Particolarmente interessante è la decorazione del trono, che presenta sul retro una spalliera terminante con un timpano triangolare poggiato su pilastrini con capitelli corinzi a foglie lisce, bracciolo cilindrico e gamba anteriore sinistra decorata con formelle diverse: dall’alto un doppio capitello eolico, una vittoria alata di profilo, che incede verso destra tenendo nella mano destra una brocca (urceus), una maschera femminile del tipo gorgone tra doppie volute, una figura femminile alata emergente da un motivo a onde, rielaborazione del motivo della “donna fiore”; inferiormente un secondo doppio capitello eolico. La statua e il trono dovevano essere policromi, forse con uso anche di dorature, il che rende la somiglianza con i troni di età macedone originariamente molto evidente. Il sedile è coperto da una stoffa spessa terminante con una frangia. La minore accuratezza della lavorazione del retro del trono si spiega con una collocazione della statua contro una parete o all’interno di una nicchia. La mostra Il sequestro della statua di Caligola in trono suscitò nel 2011 uno straordinario clamore mediatico, stante la singolarità dell’operazione, lo stato di rinvenimento della scultura (ridotta “a pezzi” dai profanatori del sito per agevolarne l’occultamento all’interno di un container diretto in Svizzera) e la coincidenza dei duemila anni trascorsi dalla nascita dell’Imperatore Caligola, che ricorreva di lì a poco. Dopo il sequestro, la scultura è stata affidata a un team di restauratori, che l’hanno ricomposta nella originaria foggia, riparando i danni provocati dall’attività di saccheggio dal sito originario, anche se gran parte del lato destro resta incompleta. Oltre alla monumentale scultura, che sarà il fulcro dell’evento, verrà esposto per la prima volta al pubblico un corpus di manufatti marmorei e bronzei recuperati dall’indotto clandestino e correlati alla figura di Caligola, in quanto provenienti dal territorio nemorense e in particolare dalle navi dell’imperatore, dalla sua villa sul lago di Nemi e dal santuario di Diana Aricina. In mostra, tra gli altri ritrovamenti, un Cratere marmoreo decorato con corsa di bighe della seconda metà del II secolo d.C., una statua marmorea di Apollo e una copia bronzea di cassetta con mano apotropaica (entrambe del II secolo d.C.) proveniente da una delle navi dell’Imperatore. La mostra sarà corredata da un apparato didattico e multimediale, con immagini storiche provenienti dagli archivi di Teche Rai, attrezzature sequestrate ai “tombaroli” e corner tematici sulla pluridecennale attività della Guardia di Finanza a tutela dell’arte. La Guardia di Finanza a tutela dell’Arte A presidio del patrimonio storico-archeologico, la Guardia di Finanza interviene attraverso una specifica articolazione del Nucleo Polizia Tributaria Roma, il Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico, deputato alla salvaguardia dei siti a rischio di manomissione e al monitoraggio del mercato antiquario nazionale (con estensione in territorio estero attraverso la mutua assistenza rogatoriale), di concerto con le derivazioni periferiche del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo e con le Autorità Giudiziarie procedenti (Procure della Repubblica e Avvocatura dello Stato). Nel solo biennio 2012-2013, il diuturno impegno profuso nel comparto operativo ha consentito il recupero e la restituzione alla fruizione pubblica di 11.258 manufatti di interesse archeologico; il sequestro di 136.873 opere contraffatte e la denuncia di 294 responsabili per violazione di natura penale correlate allo specifico compendio, che rappresentano – in termini percentuali – un incremento di circa 50 punti rispetto al biennio precedente.