Il litorale domizio non è più italiano, ci vadano i politici a scontare il carcere domiciliare

24 Luglio 2014 0 Di redazione

di Max Latempa

 

Per tutti quei politici che invece del carcere ottengono gli arresti domiciliari, sarebbe molto interessante applicare  una variante alla pena.
Domiciliari si, ma a Castelvolturno. Infatti è fin troppo agevole scontare la pena in una bella abitazione di lusso, magari con vista Colosseo, acquistata probabilmente abusando della propria funzione pubblica a danno della collettività.
Castelvolturno, sul litorale domizio, in provincia di Caserta, era una amena località balneare frequentata dalla media borghesia napoletana fino alla metà degli anni 80. Non era certo Acapulco, ma migliaia di famiglie avevano investito i propri risparmi per quella tanto sognata casetta al mare, per passare in tranquillità ed in famiglia le vacanze estive o quelle natalizie.
Il mare a 40 minuti da casa. Pinetamare, Castelvolturno, Pescopagano, Baia Azzurra. Migliaia di villette con giardino e tanti progetti futuri per investimenti a servizio dei
villeggianti.
Ma, a partire dalla metà degli anni ottanta, la zona ha visto un sempre maggior afflusso di cittadini extracomuitari, africani al 99%, che hanno colonizzato pian piano il litorale. Una presenza dovuta dapprima i lavoratori stagionali nei campi agricoli di Villa Literno, poi via via sempre più stanziale,  con lo sviluppo di attività illecite quali prostituzione e spaccio di droga. E così, senza che lo Stato si opponesse all’avanzata del degrado, migliaia di proprietari di casette al mare hanno via via lasciato il posto a frotte di extracomunitari irregolari che hanno trasformato Castelvolturno in una favela di stampo africano. Chi non ha affittato la propria casa agli extracomunitari se l’è vista di fatto espropriata, dato che, sfondare la porta ed occupare un alloggio temporaneamente non abitato, non sembra essere reato in questo paese.
Ormai chi possiede una casa da quelle parti ci ha fatto una croce sopra. L’investimento è perso e le case sono in rovina perché lasciate al loro destino. Un degrado urbano e sociale senza precedenti.  Oggi il territorio appare totalmente fuori controllo e le forze dell’ ordine sono impotenti davanti ad ogni tipo di reato. Addirittura neanche la camorra è riuscita a gestire la zona, visto che il boss Setola ha dovuto ricorrere alla strage del 2008, dove sei immigrati furono mitragliati, per tentare di
riportare sotto il proprio  controllo le operazioni di spaccio. Insomma è una zona senza regole, senza legge, senza speranza.
La settimana scorsa un vigilante privato ha sorpreso due immigrati nel trasportare una bombola. Alla richiesta se l’avessero rubata ne è nata una colluttazione ed un immigrato è stato ferito con un colpo di arma da fuoco. Subito dopo è scoppiata una rivolta con gruppi di immigrati inferociti che hanno dato alle fiamme l’autovettura e  la casa del vigilante, mettendo a serio rischio la vita dei familiari dello stesso. Sono seguiti giorni di proteste e barricate.
Abbiamo perso un pezzo di Italia, miliardi di euro di investimenti andati in fumo. Abbiamo perso la forza di far rispettare la legge.
Quei lestofanti dei nostri politici che ci hanno messo in questa situazione, siano essi ai domiciliari o ancora sugli scranni del parlamento, dovrebbero essere gentilmente accompagnati a Pescopagano per una vacanza coatta di qualche anno.