Sparatoria nella cava di Coreno, le incertezze e i punti fissi di un fatto di sangue ancora da chiarire

7 Novembre 2014 0 Di redazione

La vicenda della sparatoria nella cava di Coreno Ausonio conserva ancora tanti lati oscuri. Il fatto certo, quello più drammatico, è la morte di due padri di famiglia, i fratelli Amilcare e Giuseppino (detto Pino) Mattei

image

image

 

rispettivamente di 41 e 51 anni, proprietari della cava all’interno della quale si sono svolti i fatti. Ad uccidere Pino un solo colpo al petto, tre ad Amilcare. Giuseppe Di Bello, (in una foto da giovane)

 
image
 

loro confinante, è stato trovato agonizzante vicino ai loro corpi, trivellato da sei colpi di pistola. Adesso è all’Umberto Primo di Roma, in gravissime condizioni, ma in stato di arresto con l’accusa di duplice omicidio e porto illegale di arma da fuoco. Sul posto dello scontro a fuoco sono state trovate tre pistole, le due calibro 9 regolarmente detenute dai fratelli Mattei e una calibro 7,65 che gli investigato sostengono fosse del ferito ma illegalmente detenuta. Questa mattina prima delle 6.30, un operaio della cava ha lanciato l’allarme ritrovando i due cadaveri e l’uomo ferito nella zona estrattiva dell’impianto.

image

Nella zona anche un lungo tubo di plastica che poteva essere usato per pompare carburante dai serbatoi. Quando si sarebbero consumati i fatti resta difficile da stabilirlo. Ancora più difficile stabilire il perchè. Gli investigatori non si sbilanciano, anzi, si stringono in uno stretto riserbo facendo trapelare solo due piste da battere: il furto e una lite per questioni di confine. Tra le due famiglie da anni ci sono dissapori per diritti di passaggio sulle terre confinanti, ma appare improbabile che la discussione possa essere nata in nottata. E già, perchè i fratelli Mattei sarebbero usciti di casa a Castelforte poco prima della mezzanotte.

image

Pare infatti che da tempo avevano il problema del furto di gasolio dai serbatoi dei caterpillar della loro cava. Avevano quindi installato una “trappola di immagini” nei pressi di uno dei mezzi d’opera del cantiere. Il sistema consiste in una macchina fotografica ad infrarossi dotato di un sensore di movimento. Quando qualcosa gli passa davanti, scatta una foto e la invia ad un telefonino. Pare che una foto, poco prima che i fratelli uscissero di casa, fosse arrivata sul telefonino di Pino. Da quel momento, poi, sono stati ritrovati morti all’alba di questa mattina. Le famiglie avrebbero però provato a chiamarli nel corso della nottata ma già all’una e mezza uno dei telefoni squillava ma senza che nessuno rispondesse, l’altro invece, risultava non raggiungibile. Qualcosa, forse era già accaduto ma ai familiari quella situazione, è sembrata normale dato che i due, per fronteggiare i furti, spesso rimanevano a presidiare la cava o a dormire negli uffici.

image
Probabilmente, invece, la sparatoria era già avvenuta. Alto il numero dei colpi esplosi, solo Amilcare avrebbe scaricato un caricatore e esploso altri colpi del secondo caricatore. Contro chi? Solo Di Bello? L’ipotesi, ma resta solo un’ipotesi, è che i fratelli Mattei abbiano sorpreso il loro avversario a rubare gasolio dalle cisterne dei mezzi, ma se così fosse, c,era il tubo di plastica ma dove erano le taniche per contenere la refurtiva. Forte il sospetto che vi fossero dei complici ma su questo aspetto i carabinieri che investigano sul caso sarebbero stati perentori nel sostenere che non ci sarebbero elementi per sostenere che sulla scena del crimine vi fossero altre persone oltre alle vittime e al ferito. Però, nel corso dell’indagine che ha portato ad ascoltare molte persone, sarebbero state effettuate anche indagini di polizia scientifica sui due fratelli e il padre dell’uomo ferito. Molto dirà l’esame autoptico sui corpi dei fratelli Mattei previsto per domani mattina a Cassino. Intanto l’accusa di duplice omicidio mossa al Di Bello dalla Procura di Cassino escluderebbe la legittima difesa, come a dimostrare che l’indagine abbia dato elementi per sostenere che l’aggressore sia stato lo stesso Di Bello.
Ermanno Amedei
Foto
Alberto Ceccon
Giuseppe Miele
Antonio Nardelli