Autoblu, le scorte ai politici, un pilastro che regge ai tanti proclami. L’affondo del Silp Cgil

Autoblu, le scorte ai politici, un pilastro che regge ai tanti proclami. L’affondo del Silp Cgil

30 Aprile 2015 0 Di redazione

Il malcostume italiano per eccellenza, le scorte ai politici, sono come pilastri in cemento armato, che resistono ad ogni cambiamento, forse perché sono a vantaggio di chi dovrebbe sancire il cambiamento. Tutto questo a discapito della sicurezza dei cittadini a cui quegli uomini dovrebbero essere invece destinati. Il sindacato di polizia Silp Cgil lo dice a chiare note in un comunicato stampa che integralmente riceviamo e pubblichiamo.

“LE SCORTE DELLA POLITICA E LA POLITICA DELLE SCORTE”

“A poco più di un anno dall’insediamento del Governo Renzi, la tanto annunciata sobrietà sulle scorte assegnate ai politici, è rimasta solo uno dei tanti spot mediatici.

Le scorte come “status symbol” dei politici che avevano caratterizzato la prima Repubblica hanno resistito anche alla seconda e non sono scalfite “dall’Italia che cambia” del nuovo Premier Renzi.

Le cattive abitudini di questo Paese in tema di sicurezza, che lo rendono fanalino di coda dell’Europa, sono difficili da scardinare: sobrietà e trasparenza si pretendono per gli altri ma non si applicano alla classe politica.

Nell’ultimo anno i dispositivi di scorta dell’Ispettorato Viminale del Ministero dell’Interno sono cresciuti, tutto in barba alle preannunciate razionalizzazioni su sprechi e inefficienze. I tanto auspicati nuovi criteri per valutare le effettive esigenze di tutela delle personalità non sono stati individuati e i 250 uomini dell’Ispettorato Viminale, addetti alle scorte, sono attualmente tutti occupati nei 42 dispositivi, spesso in violazione ai parametri operativi di sicurezza professionale previsti dalla legge, esponendoli a gravi disagi professionali. Questo, spesso avviene solo per garantire un privilegio, che nulla ha che fare con la sicurezza di una personalità esposta a un rischio reale.

Anche la tanto sbandierata meritocrazia professionale fatica a trovare spazi in quel settore: i politici continuano a “scegliersi” il personale di scorta grazie ad un’amministrazione “condizionata” dal potente di turno. Neanche l’imbarazzante scandalo giudiziario dell’ex Ministro Scajola e delle intercettazioni telefoniche pubblicate dai media, ha portato l’auspicata rotazione dei servizi di scorta fra le diverse personalità, interrompendo “rapporti diretti” con gli uomini di potere che durano anche per anni, con il rischio di ingerenze che rischiano di far venire meno terzietà istituzionale e trasparenza.

Il sistema scorte dev’essere assolutamente riformato, nel numero, nei presupposti e nei meccanismi di assegnazione, per evitare le attuali scorciatoie che portano alcuni dipendenti, forti di “amicizie politiche”, a muoversi sul “Risiko” dei dispositivi, passando in poco tempo dalla scorta di un sottosegretario a quella del premier, magari con il passaggio finale nell’agenzia dei servizi di sicurezza nazionale.

La credibilità politica di una Nazione, l’effettiva intenzione di innovare e modernizzare Paese e istituzioni, risparmiando sulla spesa pubblica, passano per azioni concrete e non per vuoti slogan che si applicano solo agli altri. Per eliminare questi odiosi privilegi e creare meccanismi di rotazione e piena trasparenza contabile dell’attività straordinaria dei dispositivi di scorta, non servono nuove leggi o grandi riforme: è sufficiente una circolare interna. Dubitiamo però che il Ministro dell’Interno vorrà rendere trasparente e virtuoso un sistema che coinvolge direttamente la classe politica della nostra Italia”.