Commerciante di intimo a Sora, sospettato di essere nel gruppo che organizzava attentati al Papa

Commerciante di intimo a Sora, sospettato di essere nel gruppo che organizzava attentati al Papa

25 Aprile 2015 0 Di redazione

Fa il commerciante ambulante a Sora me è sospettato di essere un fiancheggiatore di una cellula terroristica di Al Qaeda. Zaheer Ul Haq, è pakistano, ha 51 anni, sposato e padre di un figlio. Vive a Sora da circa 15 anni e ha una bancarella di intimo al mercato del giovedì. La Digos di Sassari sostiene che sia lui uno dei finanziatori della cellla terroristica che da Olbia, nel 2009, finanziò e progetto l’attentato al mercato di Peshawar in Pakistan e che causò la morte di 100 persone. L’obiettivo della cellula composta da 18 persone, ramificate in sette provincie tra cui quella ciociara era destabilizzare la politica filo occidentale del Pakistan ma anche organizzare attentati in Italia. Nel 2010, secondo il vice questore aggiunto Mario Carta (nella foto) Capo della Digos di Sassari, i soldi arrivati da Sora, sarebbero serviti anche per un progetto più ambizioso, addirittura un attentato a Roma, probabilmente al Vaticano. “Non c’ è certezza che nel mirino della cellula terroristica che abbiamo sgominato vi fosse il Papa – dichiara il capo della Digos di sassari – sappiamo però che indicavano come loro obiettivo da colpire a Roma qualcuno che chiamavano “baba” una sorta di capo”. Il convincimento che nel 2010 fosse in corso di realizzazione di un progetto terroristico nella Capitale nasce dalle intercettazioni telefoniche che fanno riferimento ad un kamikaze . “Ci sono intercettazioni e posizioni di soggetti che lasciano ben chiaro il convincimento che una persona destinata al martirio fosse arrivata in Italia. Questo aspetto ci indusse a agire con immediatezza per prevenire con perquisizioni preventive e far loro sentire il fiato sul collo. Sempre nelle intercettazioni abbiamo ascoltato che tra loro si dicevano: ‘Sanno che la Jihad parte da Olbia’. Nelle conversazioni successive si capiva che qualcosa doveva essere fatto e che non era stato più possibile fare”. I soldi che arrivavano da Sora non erano certamente quelli che Zaheer Ul Haq, guadagnava dalla bancarella, ma gli investigatori sostengono che il “sorano” avesse un business occulto, quello dell’immigrazione clandestina. La sua figura nella cellula terroristica, infatti, non era certamente quella di mettere le bombe, ma di trovare spoldi, e secondo gli investigatori di Carta, il 51enne procurava permessi di soggiorno a connazionali e ad afgani grazie a fittizi contratti di lavoro di titolari di aziende compiacenti. Un affare che procurava dai 6 ai 7 mila euro a permesso. Soldi che in buona parte finivano per finanziare stragi.

Erm. Amedei